la Repubblica, 3 aprile 2015
Insonnia, se una notte in bianco ci rende egoisti. Uno studio dimostra che chi dorme poco è più tirchio e meno empatico con gli altri
Dimenticatevi Leonardo, capace di creare la Gioconda dormendo solo tre ore, Churchill, vittorioso in guerra nonostante anni di notti in bianco o Chuck Palahniuk che grazie alla perenne insonnia ha scritto un capolavoro come “Fight club”. Alla maggior parte dei comuni mortali dormire poco fa male, vivere in costante debito di sonno ancora peggio.
Uno studio dell’Università dell’Aquila, messo a punto in collaborazione con i ricercatori di Luiss, Sapienza e dell’ateneo di Genova, lo dimostra: stare in piedi una notte intera rende più egoisti, tirchi, meno empatici, più inclini al rischio se maschi, più conservatrici se donne. Le ore lontano dai sogni ci cambiano in peggio, rendono più aridi i rapporti visto che con i neuroni affaticati non riusciamo più comprendere emozioni, desideri e paure di chi ci sta davanti. Studi che fanno sperare: forse basterebbe farli dormire di più e l’incontentabile egoista, l’arido tirchio o la perenne incompresa con cui dividiamo casa o ufficio, si trasformerebbero per mira- colo.
«I miei studenti dopo ore insonni erano meno capaci del solito di individuare le giuste emozioni nelle immagini test mostrategli», spiega il professor Michele Ferrara del dipartimento di medicina dell’università dell’Aquila che li ha sottoposti a notti in bianco per studiare deficit e cambiamenti nelle capacità intellettuali e nella psiche. «Dal punto di vista mentale – continua – non dormire diminuisce la creatività, si ha un pensiero meno capace di trovare soluzioni originali ai problemi. Cala la capacità di passare da un compito all’altro senza compiere errori, rallentano i tempi di reazione. Si riducono le capacità logiche, di prendere decisioni e pianificare». Non solo. Notti in bianco e umor nero è il luogo comune confermato dai test. E la spiegazione scientifica ci riporta alle caverne. «C’è un principio di adattamento noto come: meglio sicuri che dispiaciuti, secondo il quale dal punto di vista evoluzionistico è più sicuro decidere che qualcosa sia un pericolo, anche se poi non lo è affatto, piuttosto che il contrario», aggiunge Ferrara. «La deprivazione di sonno viene vissuta come situazione di pericolo e sembra accrescere questa tendenza innata. Portandoci a pensare le cose più negative di quello che sono».
Sottoposti a prove di generosità, dividere una certa somma con altri prima a mente riposata e poi esausta, uomini e donne si sono comportati in maniera diversa. Le donne, abitualmente generose, private del riposo hanno tenuto più soldi per sé rispetto ai compagni di corso. E nel caso di scommesse hanno preferito rischiare meno mentre i maschi hanno fatto il contrario. «Gli uomini hanno maggiore resistenza agli effetti dalla mancanza di sonno ma la donna ha innata la tendenza alla protezione della prole. E visto che la mancanza di sonno viene vissuta come pericolo, lei accaparra e sceglie di puntare sul sicuro per garantire il futuro dei figli. Anche se ha 20 anni e nessun bambino».