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 2015  aprile 03 Venerdì calendario

L’Unione Europea è pronta a multare Google. L’Antitrust decide il 15 aprile. Mentre Facebook finisce nel mirino per violazioni della privacy

Gli uomini dell’Antitrust europeo non commentano e non è una sorpresa. Davanti alla notizia rimbalzata dall’America secondo cui la Commissione Ue sarebbe entrata nell’ultima fase dell’inchiesta per abuso di posizione dominante contro Google, i portavoce rispondono che «l’indagine è in corso e non c’è nulla da dire». Il Wall Street Journal ha scritto che il contenzioso sarebbe sul punto di maturare e una decisione, con possibile multa annessa, sarebbe prossima. «È la foto attuale del caso», conferma una fonte Ue. Il collegio, aggiunge, potrebbe esaminare il dossier in aprile: «Forse già nella riunione del 15, ma dipende come procederanno i contatti nei prossimi giorni».
La multinazionale di Mountain View rischia grosso. Tre anni fa Microsoft si è guadagnata una sanzione da 1,8 miliardi di dollari per non aver dato agli utenti di Windows una reale libertà di scelta sul browser per Internet. La presunta colpa che vede Google sotto inchiesta da 5 anni sarebbe in questo caso triplice: avrebbe utilizzato contenuti di aziende concorrenti e no spacciandoli per propri; avrebbe fatto apparire nelle ricerche le cose di casa rispetto alle altre; avrebbe tratto vantaggi sfruttando la sue posizione dominante. Gli interessati, naturalmente, negano. L’approssimarsi della fine, secondo le indiscrezioni, sarebbe segnalata dal fatto che la Commissione Ue avrebbe chiesto alle aziende che hanno denunciato Google il permesso di pubblicare le informazioni depositate, dati e prove che inizialmente avevano un carattere confidenziale. Secondo fonti industriali, alle società sarebbe stato domandato di rispondere «in qualche giorno», indice dell’urgenza con cui Bruxelles intenderebbe avanzare.
Google ha un contenzioso aperto anche sul diritto all’oblio che una sentenza della Corte Ue del maggio scorso vuole sia garantito a chi lo desidera. Lo scorso novembre l’Europarlamento ha approvato un parere non vincolante secondo cui i motori di ricerca dovrebbero essere separati dall’industria dei servizi, il che comporterebbe lo spezzatino di Mountain View. «Per la questione Antitrust – spiegano comunque a Bruxelles -, la Commissione cercherà un accomodamento, prima di agire in modo punitivo». A metà mese la questione potrebbe essere chiarita.
Nel frattempo, si scopre dal Financial Times che anche la Apple sarebbe finita sotto i riflettori dell’Ue che starebbe esaminando gli accordi di Cupertino con le case discografiche finalizzati alla diffusione dei brani sulla piattaforma iTunes: i colloqui avverrebbero nell’ambito dell’inchiesta dei servizi musicali in streaming.
Rischia pure Facebook, sospettata di violare la privacy degli utenti. Sei Paesi hanno lanciato un’inchiesta sulla regina dei social media, con Francia, Spagna e Italia che si sarebbero unite all’azione già avviata da Germania, Olanda e Belgio. Si vuole fare luce sulla gestione dei dati personali di oltre 300 milioni di utenti continentali che sarebbero intrecciati con quelli di Instagram e WhatsApp per affinare l’invio di pubblicità. Galeotto sarebbe il «like» che si decreta per le cose di proprio gusto. I garanti della Privacy pensano che possa non essere solo un click fine a se stesso.