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 2015  aprile 02 Giovedì calendario

Questa la legge Anticorruzione è un’arma in più per i magistrati. E le imprese ora protestano. I punti contestati sono la “valutazione” del falso e le intercettazioni in società non quotate

Un pacchetto di norme molto diverse tra loro, ecco che cos’è la legge Anticorruzione appena varata dal Senato. Si svaria da aumenti di pena a riconfigurazione di reati, a passaggi processuali innovativi quali il risarcimento obbligatorio per potere accedere al patteggiamento. Ma è il nuovo reato di falso in bilancio – sostanzialmente depenalizzato nel 2002 dall’allora governo Berlusconi – che può fare la differenza nelle indagini che verranno. «D’ora in poi va tolto l’alibi che mancano degli strumenti. Quello di oggi è un passo importantissimo», esulta il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
I magistrati da sempre insistono nel dire che senza reato di falso in bilancio, buona parte delle indagini sulla corruzione nascevano zoppe. Viene spesso fatto un esempio: il falso in bilancio è un reato-presupposto che permette la creazione di fondi neri, i quali fondi neri sono poi le provviste a cui attingere per pagare mazzette. Se diventasse più difficile la formazione di fondi neri, anche la corruzione sarebbe automaticamente più difficile. O comunque lascerebbe tracce più evidenti.
E se negli ultimi tredici anni il reato fosse stato operante come era negli Anni Novanta? Difficile dire. Come la storia maggiore, anche la storia giudiziaria non si potrà fare mai con i se. Certo, è un dato di fatto che il processo Sme nei confronti di Silvio Berlusconi nel 2008 finì in nulla proprio grazie alla nuova norma di sei anni prima: il Cavaliere venne assolto con la significativa formula «il fatto non è più previsto dalla legge come reato».
Presto tutto cambierà. E c’è chi teme il contraccolpo. Ad opporsi fieramente alla reintroduzione del reato del falso in bilancio è stata Confindustria. Il suo presidente, Giorgio Squinzi, in un’intervista è stato assai esplicito: «Per quale motivo non si distingue tra errore e dolo? Vogliamo dare ai magistrati la licenza di uccidere le imprese?».
Uno dei punti più delicati è la cosiddetta “valutazione” del magazzino. Secondo il mondo delle imprese, sarebbe stato indispensabile conservare un margine di discrezionalità nella redazione dei bilanci. «Il bilancio – protestò a febbraio il direttore generale di Confindustria Macella Panucci – è un documento che ha contenuti valutativi. Non è composto solo di cifre e somme esatte... Non possiamo adottare un approccio per cui qualunque scostamento venga sanzionato penalmente».
La risposta a queste preoccupazioni è nella legge stessa. Sono due gli articoli del codice civile che vengono riscritti. «Nell’ipotesi di cui all’articolo 2621 – si legge nella relazione introduttiva – la struttura della fattispecie attiene alla falsa esposizione di fatti materiali rilevanti o alla omissione di fatti materiali rilevanti». Nell’ipotesi di cui all’art. 2622, invece, la formulazione «distingue l’esposizione di “fatti materiali” non rispondenti al vero rispetto alla omissione di “fatti materiali rilevanti”, poiché le società quotate nel mercato azionario richiedono una disciplina più rigorosa di formazione di bilancio».
Secondo i grillini, nella riforma c’è pochissimo. «Ci siamo astenuti – dicono i senatori Maurizio Buccarella e Enrico Cappelletti – dopo che sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti che prevedevano il massimo di pena a 6 anni e la possibilità di effettuare intercettazioni per indagini di falso in bilancio anche su società non quotate, cooperative e fondazioni politiche». All’opposto, Donatella Ferranti, Pd, replica che «il pacchetto normativo che stiamo mettendo a punto è incisivo e severo: oltre al reato di autoriciclaggio già in vigore, presto sarà archiviata la ex Cirielli sulla prescrizione, sarà nuovamente colpito il falso in bilancio e saranno rafforzate le pene dei delitti più gravi con diminuenti per chi collabora».