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 2015  aprile 02 Giovedì calendario

Il lavoro non è ripartito e la battaglia contro la disoccupazione è ancora tutta da vincere. Nonostante le contraddizioni tra i dati Istat e le comunicazioni obbligatorie, si evince che i contratti si trasformano ma ancora non si creano nuovi posti. Resta il fatto che il 2015 sarà ancora un anno di assestamento. E su questo concordano quasi tutti

Il ministero del Lavoro, sulla base delle comunicazioni obbligatorie, nei primi due mesi dell’anno, al netto delle cessazioni, ha registrato 45mila contratti stabili in più rispetto a gennaio-febbraio 2014. Ma a febbraio, rispetto a gennaio, il numero di rapporti attivati si è comunque ridotto. Secondo l’Istat, poi, a febbraio, l’occupazione è calata di 44mila unità rispetto al mese precedente, e nella media mobile trimestrale, dicembre 2014-febbraio 2015, è rimasta sostanzialmente stabile. Le comunicazioni obbligatorie degli ultimi tre mesi del 2014 evidenziano un graduale rallentamento delle attivazioni dei contratti stabili che nel 2014 erano il 16% del totale delle assunzioni (circa il 70% sono contratti a termine).
Cosa ci dicono questi dati, in apparenza contraddittori? Che il lavoro non è ancora ripartito, e che la battaglia contro la disoccupazione è tutta da vincere. Un segnale lo si può cogliere dalle comunicazioni obbligatorie, considerando che a febbraio sono stati attivati 558.802 contratti di lavoro, contro gli 824.176 di gennaio (con una riduzione, quindi, di 265.374 attivazioni pari circa al 30%). A frenare sono pure i contratti a tempo indeterminato, scesi da 165.246 di gennaio a 138.402 di febbraio. Anche le cessazioni a febbraio si sono ridotte rispetto al mese precedente. A gennaio, poi, il saldo tra attivazioni e cessazioni è di 337.923 rapporti di lavoro. A febbraio rimane positivo, ma si riduce a 123.715. A diminuire, su base mensile, sono praticamente tutte le tipologie contrattuali: spicca la forte contrazione delle attivazioni dei contratti di collaborazione (21.180 contratti attivati in meno in un mese), a testimonianza della forte incertezza legata alla sorte di questa tipologia negoziale in attesa del varo definitivo del Dlgs di riordino dei contratti.
Il saldo positivo delle comunicazioni obbligatorie nei due mesi dell’anno se rapportato al dato negativo sull’occupazione evidenzia quindi che siamo in presenza, in larga parte, di trasformazioni di contratti a termine: un segnale positivo, ma non siamo di fronte alla creazione di nuovi posti di lavoro. Le comunicazioni obbligatorie, infatti, indicano le attivazioni di contratti da parte delle imprese(possono essere attivati anche più contratti per una stessa persona), hanno natura di flusso, sono grezzi, e vengono forniti su base trimestrale (questa volta il Governo ha voluto dare un’anticipazione mensile). I dati Istat invece fanno riferimento alle persone occupate e sono destagionalizzati.
Il quadro generale pertanto non permette facili entusiasmi. Anche perché tutti questi dati sono “provvisori” e soggetti a revisione nei prossimi mesi. E potrebbero quindi cambiare. Ne è un esempio il dato trimestrale delle comunicazioni obbligatorie 2014: nel rapporto pubblicato l’anno scorso si indicava un totale di 441mila attivazioni di contratti stabili. Sommando i dati mensili (gennaio, febbraio, marzo 2014) resi noti pochi giorni fa si arriva 409.150 (con un gap di oltre 35mila attivazioni).
Del resto, sul fatto che il 2015 sarà ancora un anno di assestamento concordano quasi tutti. Lo stesso Governo nella nota d’aggiornamento al Def ha stimato un tasso di disoccupazione 2015 al 12,6%. Bankitalia nell’ultimo bollettino mensile ha evidenziato tutte le fragilità dell’attuale mercato del lavoro, il centro di ricerche Ref ha indicato il tasso di disoccupazione medio annuo al 12,8 per cento. Anche quando scatterà la ripresa, in sostanza, bisognerà attendere del tempo prima di avere effetti positivi sul mercato del lavoro.