la Repubblica, 2 aprile 2015
Cade l’ultimo muro fiscale: il Vaticano dice addio al segreto bancario. Firmato l’accordo con l’Italia, lo scambio di informazioni sarà retroattivo dal 2009. I titolari dei conti usufruiranno della voluntary disclosure
Cade l’ultimo muro fiscale e bancario. Dopo gli accordi con Svizzera, Monaco e Liechtenstein ieri il ministro per l’Economia Pier Carlo Padoan e il segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, monsignor Richard Gallagher, hanno firmato la prima «Convezione» tributaria tra i due Stati. L’intesa, frutto di un intenso lavoro diplomatico e favorita dal «nuovo corso» di Papa Bergoglio, è contenuta in un protocollo di 14 articoli. «Un ulteriore passo verso la trasparenza finanziaria», ha sottolineato la Santa Sede mentre Gallangher ha parlato di «sponde del Tevere più vicine». «Una spinta per la voluntary disclosure», ha osservato il ministro Padoan.
La parte più importante dell’intesa stabilisce che Italia e Vaticano si scambieranno informazioni e coopereranno «in linea con il processo di trasparenza nel campo delle relazioni finanziarie». In pratica i due paesi si uniformano agli standard Ocse di cooperazione sulla scia del processo avviato dal G20 di Londra seguito dall’accordo Fatca degli Usa e dall’intesa di Berlino del G5. Lo scambio di informazioni sarà retroattivo fino l’anno di imposta 2009 e dunque l’amministrazione fiscale italiana non potrà scandagliare i precedenti rapporti.
Dall’anno 2009 tuttavia il fisco italiano potrà ottenere informazioni bancarie, su flussi finanziari e conti in giacenza di cittadini italiani. Ma fronte di questa possibilità di indagine che si apre per l’Agenzia delle entrate, scatta anche la «voluntary disclosure». I cittadini e gli enti italiani che hanno disponibilità finanziarie non dichiarate presso il Vaticano potranno autodenunciarsi, mettersi al riparo dal penale, pagare le imposte ed avere sanzioni dimezzate.
Non ci sarà tuttavia per il Fisco italiano la possibilità di raddoppiare i tempi di accertamento nella eventuale presenza di evenienze penali.
«Spero di recuperare un po’ di denari anche dal Vaticano», aveva detto Renzi. Naturalmente nessuno è in grado di fare stime: recentemente sono stati cancellati circa 3.000 conti correnti sospetti presso lo Ior. Sul totale dei restanti 16 mila conti, che oggi possono essere intestati solo a dipendenti ed ecclesiastici, saranno soprattutto gli enti religiosi e le Case generalizie degli ordini, con sede in Italia e con rilevanti movimenti finanziari, a poter sfruttare le nuove disposizioni.
L’altro aspetto importante riguarda il pagamento delle tasse in Italia sulle rendite finanziarie che scatta dal 2014 (dunque con la prossima denuncia dei redditi): interesserà dipendenti, pensionati del Vaticano, enti religiosi e tutti coloro che ancora hanno posizioni investite in attività finanziarie presso lo Ior ma hanno la residenza in Italia. Potranno pagare le tasse attraverso una banca italiana che farà da sostituto d’imposta. Infine il nuovo «Patto» conferma le disposizioni del Trattato lateranense che prevedevano l’esenzione fiscale (rifiuti inclusi) per gli edifici in territorio italiano dotati di extraterritorialità.