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 2015  aprile 01 Mercoledì calendario

La moglie di Bossetti: «Yara non l’ha uccisa lui, quella sera era con me». Marita Comi: «Con le intercettazioni hanno provato a mettermi contro Massimo, in aula testimonierò per dire che è innocente»

Lo ha rimproverato a muso duro invitandolo a smettere di «dire balle». Ha fortemente dubitato del suo racconto e di certe sue «cazzate», e nei colloqui in carcere (registrati dagli investigatori) non ne ha fatto mistero: «Io devo dire solo la verità e la devi dire anche tu, capito?» (26 giugno 2014). Adesso Marita Comi scende in campo a difesa del marito, Massimo Bossetti: «Hanno provato a mettermi contro di lui con le intercettazioni, facendo sembrare che non mi fidi di Massimo, che non gli creda. Invece è l’esatto contrario. Continuo a essere convinta della sua innocenza ed è venuto il momento di dimostrarla. Per questo – sono le parole che Marita Comi affida a Claudio Salvagni, uno dei legali del marito – sarò anch’io in aula al processo e andrò fino in fondo in questa battaglia per fare emergere la verità. Massimo non ha ucciso Yara».
La moglie del carpentiere accusato di omicidio pluriaggravato (e calunnia) – la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio certa del fatto che sia stato lui a sequestrare, seviziare e lasciare morire tra le sterpaglie di Chignolo d’Isola la piccola Yara Gambirasio, 13 anni, scomparsa da Brembate Sopra la sera del 26 novembre 2010 – questa sera sarà ospite, per la seconda volta in esclusiva, a Matrix ( Canale 5). Una mossa mediatica decisa con il collegio difensivo di Bossetti (all’avvocato comasco Salvagni si è appena affiancato Paolo Camporini, presidente della Camera penale di Como). Marita Comi torna in televisione per raccontare la sua verità. E, anche, per provare a sciogliere i dubbi sorti dal contenuto di alcuni colloqui in carcere tra lei e il marito («smetti di dire balle, hai mentito su tutto anche sul tumore»: lei a lui; «dovevi darmi un alibi, ora butta via quei coltelli»: lui a lei).
«Non ho mai perso fiducia in Massimo. Se gli ho fatto certe domande e se l’ho invitato a dire sempre le cose come stanno, è solo per cercare di stimolarlo a fare emergere certi ricordi», tiene a precisare la donna, madre di tre bambini. «Il mio primo obbiettivo – lo ribadirà questa sera al microfono di Luca Telese – è e resta quello di proteggere i nostri figli. È anche per loro che voglio fare tutto il possibile perché venga accertata l’innocenza di mio marito». Sostiene Marita di non avere nulla da nascondere. «Hanno scavato nella mia vita, non ci sono misteri né altro». Nemmeno, spiegherà la moglie di Bossetti, almeno per quanto riguarda i suoi ricordi, su quel 26 novembre del 2010. «Come ho sempre detto mio marito tornava sempre a casa dopo il lavoro. Non andava da nessuna parte. Anche quella sera, dunque, ha mantenuto le sue abitudini».
I tempi della giustizia, sull’omicidio di Yara, accelerano. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio depositata nei giorni scorsi dalla Procura, tra meno di un mese Bossetti potrebbe comparire davanti al giudice per l’udienza preliminare di Bergamo. Primo passo verso il processo che potrebbe iniziare a ridosso dell’estate. Sul carpentiere, in carcere dal 16 giugno 2014, pendono due capi d’accusa: omicidio pluriaggravato e calunnia. Bossetti ha agito, secondo la Procura, con due aggravanti: ha «adoperato sevizie e aver agito con crudeltà» e ha «approfittato di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa».
Quanto alla calunnia l’indagato avrebbe tentato di scaricare (ingiustamente, secondo gli inquirenti) la colpa del delitto sul collega di lavoro Massimo Maggioni nel corso dell’interrogatorio dell’8 luglio. Per entrambe le accuse i difensori chiederanno il non luogo a procedere.