Libero, 1 aprile 2015
Riassunto per ricordarci perché dal 2005 a oggi non è mai stata varata una legge sulle intercettazioni. Da Berlusconi a D’Alema, a questo punto arrangiatevi
Riassunto. Nel 2005 ci fu una convergenza tra Berlusconi e i Ds per una legge sulle intercettazioni, ma nel 2006 i Ds bocciarono la proposta (Castelli) perché c’era la campagna elettorale. Dopo la diffusione delle intercettazioni su Antonveneta, poi, i Ds ricambiarono idea e nel 2007 ci fu la legge proposta da Clemente Mastella: fu votata da Ds, Margherita, Verdi e Rifondazione comunista, ma poi – tra polemiche arroventate – si arenò al Senato. Nel 2008, durante la campagna elettorale, Walter Veltroni promise di riesumare la proposta, ma poi ricambiò idea e, in giugno, si accodò alla posizione di Di Pietro e dell’Associazione nazionale magistrati, anche se nel programma Pd restava scritto che pubblicare intercettazioni durante le indagini andava espressamente proibito. Nel 2010 il governo Berlusconi cercò di blindare finalmente una legge, ma fioccarono manifestazioni (anche un’assemblea di direttori di giornale) e il provvedimento si sfarinò, con Massimo D’Alema che definì la norma “ostruzionistica per le indagini”. Nel 2013 i “saggi” nominati da Napolitano dissero che l’uso delle intercettazioni andava ridotto, ma il Pd, in Commissione giustizia, rispose che “il tema non è una priorità”. Ora D’Alema non è indagato come non lo era Maurizio Lupi, tuttavia “io non do gli appalti” specifica il Migliore. Il quale è stato sputtanato dalle intercettazioni come Maurizio Lupi, tuttavia “D’Alema non è ministro” specifica l’altro Migliore, il piddino Gennaro. Insomma, D’Alema: arrangiatevi.