Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 01 Mercoledì calendario

Blackout e terrorismo, il martedì nero della Turchia. Alle 10.40 del mattino, in una Istanbul più grigia del solito, è mancata la luce (evento tutt’altro che insolito). Ma presto si è capito che stavolta qualcosa non andava. Per un giorno il Paese è rimasto col fiato sospeso

Sembrava un martedì qualunque per una Turchia ormai assuefatta a notizie scioccanti, ma una sequenza di eventi senza precedenti lo ha cambiato in un giorno nero anche per questo periodo difficile. Alle 10.40 del mattino, in una capitale più grigia del solito, è mancata la luce. Un evento tutt’altro che insolito: la rete elettrica non è riuscita a crescere come l’economia del recente boom, e blackout di pochi minuti sono frequenti.
Ma presto si è capito che stavolta qualcosa non andava: segnalazioni allarmate hanno inondato Twitter, riportando blackout in tutto il paese: 80 province su 81 sono rimaste senza energia (l’unica a essere rimasta indenne è la provincia sud-orientale di Van, che è rifornita di corrente elettrica direttamente dall’Iran).
I treni delle metropolitane di Ankara e Istanbul si sono fermati e i passeggeri sono risaliti in superficie tra scene di panico. Anche i treni della celebre «Marmaray», la metro del tunnel sotto al Bosforo, si sono bloccati e sono stati evacuati. Almeno 11 ricevitori di controllo del traffico aereo si sono fermati.
Gli avventurosi automobilisti turchi non si sono fatti impressionare dall’improvviso spegnimento dei semafori, ma la prospettiva dell’esodo quotidiano attraverso il Bosforo ha fatto temere un ingorgo biblico intorno ai ponti di Istanbul.
Senza spiegazioni
Per alcune ore il Paese è stato con il fiato sospeso, aspettando di capire la causa del blackout. Dapprima il premier Davutoglu poi il ministro dell’Energia Taner Yildiz non hanno scartato l’ipotesi di un attacco terroristico portato da hacker o persino di un golpe. Poi qualche spiegazione, tecnica più che altro, è arrivata. La Teias, l’azienda elettrica di Istanbul, ha spiegato che la causa del «buio», era la disconnessione delle linee con l’Europa. Poi il ministro dell’Energia, che un anno fa aveva incolpato un gatto per i blackout durante lo spoglio dei voti, ha accusato il picco di consumi del mattino dopo la scarsa richiesta notturna. L’Ordine degli Ingegneri Elettrici sosteneva che le compagnie private avrebbero rifiutato di vendere energia al costo di mercato non più conveniente, causando un effetto domino.
I negozianti del centro di Ankara hanno messo in funzione i generatori a gasolio, sempre pronti, continuando come al solito. I dolmus, i caotici minibus, hanno fatto affari d’oro, con la metro ferma e senza semafori.
Solo intorno alle 13 i primi quartieri di Istanbul sono tornati alla normalità, mentre l’attenzione si spostava all’assalto al tribunale di Istanbul. Ieri sera, le luci delle strade di Ankara erano spente e un tweet avvertiva «Strade buie, attenti ai ladri. Non parlo di politica!».