Corriere della Sera, 1 aprile 2015
Con due firmette nel giro di due secondi Sandro Bondi e Manuela Repetti hanno lasciato Forza Italia. Se ne va un pezzo di storia ed è l’ennesima spia della guerra generazionale in corso dentro il partito. Giovani Toti: «Se fai una nuova casa le fondamenta restano, ma la vernice vecchia no»
«Posso chiedervi di pensarci ancora? Questo è un momento difficile per il partito, aspettate un attimo, il vostro gesto sarebbe equivocato…». Quando ieri si ritrova nel suo ufficio Sandro Bondi e Manuela Repetti, la prima cosa che fa Paolo Romani è chiedere loro se hanno già avvertito Silvio Berlusconi.
I due senatori, che si sono presentati dal capogruppo con altrettante lettere di dimissioni da Forza Italia, scuotono la testa. «Gli ho già parlato un mese fa, dopo la lettera al Corriere della Sera. E da allora le cose sono soltanto peggiorate», azzarda lei. Romani, a questo punto, tenta la carta della disperazione. E si rivolge a lui, che ha nel palmares anni e anni da coordinatore di FI prima e del Pdl poi. «Sandro, tu rappresenti un pezzo di storia del partito…». Ma non fa neanche a tempo a terminare la frase. Se possibile, Bondi è ancora più determinato della compagna. Due firmette e, nel giro di due secondi, un tratto di penna appone il sigillo finale su un pezzo della storia recente di Forza Italia.
Per Bondi, e non ne fa mistero, la giornata di ieri rappresenta la certificazione di quello che lui chiama «il mio addio alla politica», maturato dalla consapevolezza «che sto meglio da quando non la faccio più». Anche se, sugli scranni di Palazzo Madama, continuerà a sedere ancora. Quanto alla decisione di lasciare FI, su questa pesano l’emarginazione dalla catena di comando e i non facili rapporti tra la coppia e i berlusconiani della cerchia ristretta.
«Quanta cattiveria gratuita», s’è trovato a ripetere di recente il senatore toscano, che aveva conservato buoni rapporti giusto con Denis Verdini, anche lui finito distante dal cuore pulsante del berlusconismo. «Non dite che mi occupo ancora di politica», aveva poi spiegato a chi gli chiedeva conto dell’ipotesi di continuare a sostenere le riforme di Renzi (intenzione, questa, che ancora viene attribuita alla Repetti). E ancora, sempre a restare agli sfoghi fatti da Bondi con gli amici nelle ultime settimane, «non citate Manuela come mia compagna, perché è una parlamentare con le sue idee». Anche se, per restare ai fatti, i due hanno detto «addio» assieme. Nello stesso momento.
Il caso Bondi-Repetti è l’ennesima spia della guerra generazionale in corso dentro Forza Italia. «Se ne vanno? Auguri», scandisce Giovanni Toti, che sottolinea come «se fai una nuova casa le fondamenta restano, ma la vernice vecchia no». In quanto a incisività, non è da meno la dichiarazione di Mariarosaria Rossi, che conferma la strategia di rinnovamento che sarà fatta nelle prossime liste. «Tutto ciò che non è rinnovabile è destinato a finire. Ma rinnovare non significa escludere. Tutti coloro che hanno maturato un’esperienza di lungo corso nelle aule parlamentari possono continuare a dare il loro contributo anche fuori dal Parlamento».
Nella guerra senza quartiere rientra parzialmente il caso Romani, col capogruppo che – pur confermando il j’accuse di sabato – ricuce i rapporti con Arcore. Mentre Gianfranco Rotondi, passeggiando solitario in Senato, scuote la testa: «Io mi candiderò a premier e farò la mia archetta di Noè. Ma a questi di adesso sta riuscendo quello che non era riuscito ad altri. Acchiapparsi il simbolo di FI e fare fuori tutti». Inutile chiedergli «questi chi?». L’ex ministro risponde così: «Da buon democristiano, non sono abituato a personalizzare, diciamo».