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 2015  aprile 01 Mercoledì calendario

Quei trenta kamikaze del Pd che tenteranno di impallinare l’Italicum. Nel Partito Democratico è ormai una questione di fiducia. Se Renzi la mette rischia di compromettere l’unità dei Dem

La tensione ha lasciato il posto agli interrogativi e a Montecitorio i «dem» della minoranza hanno facce frastornate. Che accadrà, dopo che Matteo Renzi ha blindato la legge elettorale? Davvero il premier vuole mettere la fiducia? E quanti saranno i «kamikaze» pronti a impallinare l’Italicum, se il premier deciderà di affrontare l’aula (e i voti segreti) senza legare le sue sorti alla legge?
«I kamikaze non saranno più di trenta» li ha contati il leader del Pd, dando per scontato il no di Bersani, Boccia, Fassina, Civati, D’Attorre e Rosy Bindi, la quale ritiene «incostituzionale porre la fiducia sulla legge elettorale» e non parteciperebbe al voto. Gli anti-renziani irriducibili si sono convinti che il premier li abbia messi nel mirino per addossargli la colpa di un voto di fiducia. Cuperlo lavora per un accordo, ben sapendo che tra i suoi c’è chi si prepara ad affossare l’Italicum. «Io? Kamikaze dichiarata – si autodenuncia Ileana Argentin —. Noi 29 di SinistraDem usciremo dall’aula ed è un peccato, perché bastava poco a migliorarlo. L’ottusità del non ascolto rischia di compromettere l’unità del Pd». Toni duri, che non tutti i cuperliani condividono. Alla vista dei giornalisti Andrea De Maria allunga il passo verso l’aula: «Vedremo, c’è tempo...». La Pollastrini invita a «riflettere ancora».
L’Italicum approderà l’8 aprile in commissione Affari costituzionali, dove la minoranza è maggioranza. Ma la battaglia sarà in aula. «Non ho niente da dire» alza le mani Bersani, al quale i fedelissimi rimproverano i toni di rottura dei giorni scorsi. Fassina conferma che non voterà l’Italicum nella versione attuale e prevede che «altri del Pd» sono pronti a farsi metaforicamente esplodere: «Quanti? Lo vedremo dopo la riunione del gruppo». Fassina si appella alla libertà di coscienza, eppure non prevede conseguenze sull’esecutivo: «Il governo non è in discussione». Giachetti la pensa all’opposto, «se l’Italicum salta è in gioco il governo». E se tutto dovesse precipitare, D’Attorre ritiene che sarebbe meglio andare al voto col proporzionale: «Piuttosto che consentire una cattiva riforma elettorale e una cattiva riforma costituzionale, meglio il Consultellum». Accenti di rottura, che Nico Stumpo non condivide: «La strada della mediazione è stretta, ma dobbiamo percorrerla. Bersani? Dividere le minoranze sarebbe un errore».
Il giorno dopo lo strappo dell’ala sinistra, che in direzione non ha votato la relazione del segretario, a Montecitorio l’incertezza è regina e gli aut aut lasciano il posto agli appelli. «Facciamo depositare la polvere per un po’ – prende tempo il presidente dei deputati, Speranza —. Dopo Pasqua riuniremo il gruppo e torneremo a parlare di legge elettorale». Sulla linea del capogruppo si attesta a sorpresa Davide Zoggia, già pasdaran bersaniano. «Fare il kamikaze non è difficile, ma io non intendo farlo. Voglio stare nel Pd e riconosco la leadership di Renzi. Spero non si arrivi alla necessità di mettere la fiducia e condivido gli appelli a evitare lo show down. Il premier si fidi di noi, diminuisca il numero dei nominati e la legge passerà anche al Senato, senza trappole». Detto da un bersaniano che ritiene l’Italicum «non votabile senza correzioni», è un chiaro segnale di apertura.
Solo il tempo scriverà il finale di partita. «Io tra i kamikaze? Vedremo – allarga le braccia il giovane Enzo Lattuca —. Intanto può scrivere che l’Italicum fa schifo». Il lettiano Guglielmo Vaccaro annuncerà oggi la sua uscita dal Pd e ieri si è fatto vedere alla conferenza stampa di Corrado Passera contro le «storture» della Costituzione. A presentare l’appello anti—Italicum c’era anche Pippo Civati: «I gufi kamikaze fanno anche un po’ sorridere, ma ci sono, certo. Chi sono? Gli esponenti della minoranza che hanno parlato in direzione». E lei, Civati? «Se Renzi mette la fiducia spacca il partito, una lacerazione che potrebbe coincidere con delle uscite dal Pd».