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 2015  marzo 31 Martedì calendario

Con il nuovo editore Guido Veneziani, l’Unità dice addio a Gramsci: «Non si può portare avanti un rendiconto nostalgico di tempi che non esistono più. Io ho votato il M5S, e non mi pento. Ma oggi voterei Renzi». Il quotidiano dovrebbe tornare in edicola il 25 aprile. Di novità non ne svela neanche una. Dice solo che allo studio non c’è un progetto editoriale ma «un prodotto che andrà incontro al gusto delle persone» e che come direttore vorrebbe un uomo

Obiettivo 25 aprile. «Sarebbe bello, sarebbe fantastico. Per riuscirci ho provato a indossare la tuta di Capitan Power, ma non so se basterà». Resta aperta l’ipotesi, quella di riportare in edicola l’Unità nel giorno della Liberazione: a confermarlo è il nuovo proprietario, Guido Veneziani, torinese classe 1964, già editore di periodici come Top, Vero, Stop e Miracoli.
Non ha molto tempo a disposizione.
Infatti è molto complicato, ma ci stiamo lavorando a fondo.
Il nome del nuovo direttore?
Questo argomento mi diverte molto, magari esce domani dopo il Cda. Ma ho in mente qualcuno o qualcuna.
Renzi cosa le dice?
Mai parlato con lui, solo una volta, quattro minuti, all’ultima Leopolda. Però oggi ha rilasciato una dichiarazione bellissima.
Il premier a proposito dell’Unità ha detto di non volere un giornale «come strumento di propaganda»...
Esatto! E poi io non ho mai pubblicato prodotti caratterizzati, per questo penso a un giornale libero con nuove sezioni.
Sveliamo qualche novità.
Noi abbiamo un progetto editoriale, tutti i prodotti editoriali sono prodotti.
Tradotto?
Bisogna andare incontro al gusto delle persone.
Va bene, come?
Ci sarà la politica, l’economia, tutte le parti storiche, più altre innovative. Non voglio svelarle alla concorrenza, dietro c’è uno studio.
Molti studi di settore dicono che ancora sono tette e culi a incuriosire i lettori.
(Silenzio. Pausa) È vero. (Ancora silenzio)
Quindi donne nude sull’Unità?
Senta, vendono anche i personaggi nati e idealizzati dalle televisioni, i loro amori e tradimenti. Poi c’è modo e modo di pubblicare certe cose.
È vero che alle Politiche ha votato Grillo?
Sì. Però con me il 25 per cento degli italiani!
Si è pentito?
No, non mi pento quasi mai. Però non sono uno impegnato nelle vicende politiche. Il mio era un voto di protesta.
In gioventù cosa votava?
Mi ritengo... non immagino.
Cosa?
Non ci sono più i tempi della destra, della sinistra, dobbiamo superare certi concetti...
Sì, da giovane?
Di sinistra, poi è arrivato il lavoro e mi sono distratto.
Comunque nell’urna ha tradito Renzi.
Oggi no, oggi voterei per lui.
Come l’ha convinto?
Sta portando avanti un rinnovamento politico che incide sul sociale, e in maniera veloce. E noi lo sproneremo. Questo Paese ha bisogno di qualcuno che fa. E oggi lo voterebbe il 51 per cento degli italiani!
Pensa ancora che l’Unità è il giornale di Gramsci?
Se il giornale ha chiuso è perché non incontrava più il gusto della gente, non interessava cosa si scriveva: non si può portare avanti un rendiconto nostalgico di tempi che non esistono più. Però Gramsci ha scritto pagine importantissime e attuali, come molti altri politici dell’epoca. Comunque la stampa è in forte crisi.
E allora perché questa avventura?
A pensarci per primi sono stati i miei collaboratori, io diffidente. Poi è arrivato l’entusiasmo.
Giochiamo a “Indovina chi?”. Ci dica almeno se il nuovo direttore sarà un uomo o una donna...
Ah ah ah. Mi piace. La mia idea è quella di un uomo.
In che anno è nata l’Unità?
Ho pochissima memoria. (Silenzio prolungato. Sospiro). Bravo, non me lo ricordo.