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 2015  marzo 31 Martedì calendario

Nessuno tocchi i Forestali. Non bastassero le aggressioni sistematiche quotidiane al patrimonio agro-ambientale-alimentare, ora ci si mette anche un malinteso senso di riorganizzazione della Pubblica Amministrazione a minacciare una delle residue istituzioni ancora funzionanti in questo martoriato Paese

Non bastassero le aggressioni sistematiche quotidiane al patrimonio agro-ambientale-alimentare, ora ci si mette anche un malinteso senso di riorganizzazione della Pubblica Amministrazione a minacciare una delle residue istituzioni ancora funzionanti in questo martoriato Paese. Ammesso che non si tratti di un ballon d’essai (l’ennesimo), il Corpo Forestale dello Stato sta per essere smembrato e «ridistribuito» per funzioni e territorio in altri corpi di polizia giudiziaria. Un tentativo che sfrutta il malcontento generalizzato contro la Pubblica Amministrazione e gli specifici paradossi che giocano sull’ambiguità del termine forestale. Chi non ricorda gli scandali delle assunzioni di migliaia di operai forestali stagionali in Calabria e Sicilia?
Oppure di quelli che venivano riconosciuti responsabili degli incendi che essi stessi appiccavano per non perdere il lavoro? Non si trattava del Corpo Forestale dello Stato, ma tant’è, il termine ha indotto reazioni di contrarietà che vengono sfruttate per smantellare, questo è quello che si propone al di là di tante parole, il Corpo.
Può darsi che ce ne sia bisogno, però proviamo per un attimo a immaginare cosa accadrebbe se la Forestale transitasse, per esempio, alla Polizia di Stato. Come sarebbe possibile gestire le oltre 150 riserve naturali statali attualmente governate, a costi irrisori, da 1300 operai forestali con norma specifica? L’isola di Montecristo, riserva integrale della biosfera e diploma ambientale europeo, si è salvata dalla speculazione solo grazie al presidio di due coraggiosi forestali che vivono isolati dal mondo per tutto l’anno. Che fine farebbero le 800 stazioni forestali esistenti? Chi conserverebbe le competenze specifiche e le professionalità scientifiche maturate nei centri di ricerca forestale per la biodiversità e per le foreste?
Ma il paradosso più stridente appare che i 6 corpi forestali delle regioni e province autonome resterebbero (proprio quelli che hanno ingenerato scandali) e sarebbe per di più possibile l’istituzione di 15 corpi forestali regionali aggiuntivi. Crescerebbe il caos, altro che semplificazione e riorganizzazione, e, fatto più grave, la tutela e la conservazione verrebbero meno. Abbiamo imparato bene che più l’ambiente viene delegato a livello locale, peggio viene tutelato, perché più pressanti sono gli interessi e c’è sempre il parente, l’amico o l’amico dell’amico che sono difficili da tenere a bada. Inoltre nessuna economia verrebbe realizzata, visto che oltre il 90% della spesa resterebbe comunque, in quanto attinente al trattamento economico del personale.
Ma ci sono argomenti ancora più importanti. Attualmente c’è praticamente un solo corpo di polizia che vigila sulla Terra dei Fuochi, ed è il Corpo Forestale dello Stato. E uno solo che tutela il patrimonio ambientale nazionale, per esempio nei parchi nazionali. Inoltre il lavoro di intelligence dei forestali nella prevenzione anti incendio è fondamentale: grazie a loro dopo anni di devastazioni e decine di morti, gli incendi sono diminuiti e, per esempio all’isola d’Elba, in qualche caso cessati (senza contare la collaborazione per gli spegnimenti). Se il patrimonio forestale del Paese è incrementato negli ultimi decenni questo lo si deve al Corpo Forestale dello Stato, che certo non è esente da critiche e che si gioverebbe di una riorganizzazione per dotarlo di più mezzi, però, e di più uomini, non per svilirlo a vantaggio di non si comprende bene quale miglioramento. Anzi, forse si capisce benissimo.