La Stampa, 31 marzo 2015
Rimborsopoli, in Valle d’Aosta tutti assolti. La decisione arriva inaspettata. Il giudice: «I ventiquattro consiglieri regionali non sapevano di commettere un illecito». Hanno pagato biglietti aerei (anche per i familiari), cene più o meno luculliane, divise da calciatori, rimborsi dei propri contributi previdenziali, feste e lotterie, oltre ad aver contribuito al sostegno dei giornali di partito
«Spese facili»? Certo, ma non costituiscono reato (come dire inconsapevoli) o non sono provate. Ventiquattro consiglieri regionali valdostani delle legislature dal 2009 al 2012 sono stati assolti dal giudice Maurizio D’Abrusco di Aosta. Hanno pagato biglietti aerei (anche per i familiari), cene più o meno luculliane, divise da calciatori, rimborsi dei propri contributi previdenziali, feste e lotterie, oltre ad aver contribuito al sostegno dei giornali di partito. Ma due anni di < Backindagine della Procura (si è avvalsa della guardia di Finanza) finiti in undicimila pagine non sono serviti perché le spese dei gruppi consiliari regionali fossero giudicate illegittime. Tutti assolti dai reati di peculato o finanziamento illecito ai partiti.
Biglietti e pensioni
Per il procuratore capo di Aosta, Marilinda Mineccia, che aveva chiesto oltre 30 anni complessivi di carcere e 607 mila euro di multe «situazioni che il giudice ha ritenuto o non reato o prive dell’elemento soggettivo». Su questo ruota l’interpretazione dei fatti, l’elemento soggettivo, cioè la consapevolezza degli imputati di commettere un’azione contro la legge. «Il giudice ha compreso che le spese sostenute dai consiglieri erano quasi tutte giustificate e comunque che non erano consapevoli di essersi appropriati di denaro pubblico», dice l’avvocato Enrico Grosso, difensore di Massimo Lattanzi, ex consigliere del Pdl. Il giudice scrive in sentenza che Lattanzi è assolto anche per il «pagamento del biglietto aereo del volo per Roma del 20 marzo 2010 in favore del coniuge, perché il fatto non sussiste». Episodio vero, ma manca appunto la consapevolezza di compiere l’illecito. Stessa motivazione per l’assoluzione dei consiglieri del Pd Carmela Fontana, Raimondo Donzel e Gianni Rigo che con il denaro pubblico versato al loro gruppo si sono «rimborsati i propri contributi previdenziali». Assolti anche i consiglieri dell’Union Valdôtaine e degli altri movimenti locali Alpe e Fédération autonomiste, imputati di aver girato denaro pubblico alle redazioni dei loro giornali. Cade anche l’imputazione per le spese personali, come quelle di 350 euro da un gioielliere perché «il fatto non sussiste».
Stralcio per tre consiglieri
Il processo avrà una coda il 15 aprile, quando davanti al giudice compariranno gli ultimi tre imputati che fanno parte del movimento Stella alpina. La loro posizione era stata stralciata e saranno giudicati da un altro giudice. Fra loro c’è anche il presidente del Consiglio Marco Viérin, dimissionario per favorire un rimpasto di maggioranza ma ancora al suo posto. C’è anche un antefatto, sempre legato alla Stella: l’ex consigliere Francesco Salzone che per gli stessi reati e davanti allo stesso giudice D’Abrusco ha patteggiato la scorsa estate un anno di reclusione dopo aver rimborsato 98 mila euro, cioè i soldi che secondo l’inchiesta della Finanza non erano giustificati. Così come non lo era – ma solo secondo l’accusa – la gran parte di quelli spesi dagli altri imputati.