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 2015  marzo 31 Martedì calendario

Lubitz voleva ammazzarsi da tempo. Il copilota dell’A320 era «in cura psichiatrica sin dall’inizio della carriera in quanto paziente a rischio di suicidio». Intanto la Germanwings si difende: «Non sapevamo nulla di questo suo grave stato di salute, secondo le leggi avrebbe dovuto informarci lui»

Pensava da anni al suicidio, ci pensava prima di cominciare la carriera di pilota civile: ecco le ultime, tremende rivelazioni sul passato e la personalità di Andreas Lubitz, lo “sposo della morte”, il copilota che ha lanciato l’Airbus 320 di Germanwings contro le montagne per togliersi la vita, uccidendo le 149 altre persone a bordo. L’agghiacciante notizia viene dagli inquirenti di Düsseldorf, e rende ancor più cupo il quadro generale.
Nelle stesse ore, come in una versione tragica di “Vite parallele”, si apprendeva che Patrick Sondheimer, l’eroico comandante del volo 4U9525 che cercò di fermare Lubitz e tentò invano con ogni mezzo di aprire la porta blindata della cabina, era un veterano dei prestigiosi e ben retribuiti voli a lungo raggio di Lufthansa, ma aveva chiesto di essere trasferito, cioè di fatto declassato, al medio raggio del marchio low cost Germanwings per avere in cambio più tempo per la moglie e i due figli.
L’orrore appare una storia infinita, la Germania e il mondo sono ogni ora più sotto trauma. Fino al punto che la Repubblica federale, paese leader d’Europa, sta pensando di cancellare quella che sarebbe o sarebbe stata una celebrazione simbolica della sua decennale storia di democrazia di successo: la Lufthansa sta prendendo in seria considerazione l’idea di rinunciare alla solenne celebrazione, il 15 aprile prossimo, della rifondazione postbellica della compagnia, quando i Dakota, i Convair e i Super Constellation forniti dagli americani cominciarono con i voli di lusso per Londra Parigi Roma Stoccolma New York e il Sudamerica a ricostruire l’immagine di aviazione civile di qualità Made in Germany. È un’autoumiliazione senza precedenti per la Germania.
«Fin da prima dell’inizio della sua carriera di pilota di linea», hanno detto fonti della magistratura di Düsseldorf secondo Spiegel online, «Andreas Lubitz era stato diagnosticato come paziente a rischio di suicidio», e di conseguenza era stato sottoposto di sua volontà a terapie psichiatriche intensive.
Germanwings si difende, con le spalle al muro: «Non sapevamo nulla di questo suo grave stato di salute, secondo le leggi avrebbe dovuto informarci lui», dicono i portavoce. Ma la situazione appare insostenibile: in Germania sempre più fonti chiedono di rivedere le rigide leggi che obbligano i medici al silenzio sulle malattie dei pazienti anche quando questi svolgono lavori di responsabilità per la vita di altre persone. E la Icao, l’organizzazione internazionale dell’aviazione civile, chiede di introdurre regolari, frequenti visite psichiatriche per tutti i piloti del mondo.
Troppo tardi per ridare un padre e un marito ai figli (una bimba di sei anni e un bimbo di tre) e alla giovane moglie di Patrick Sondheimer, il comandante-eroe che cercò invano di fermare il copilota suicida e salvare i passeggeri. Come Elke Bonn, direttrice di un asilo-nido a Duesseldorf, ha rivelato, il comandante Sondheimer volava sui Jumbo Jet e sugli enormi Airbus 380 del prestigioso servizio lungo raggio. Ma aveva chiesto e ottenuto un declassamento a comandante di bireattori “piccoli” a breve-medio raggio, perché voleva più tempo per suoi cari. Amava la vita, ha scelto la morte senza saperlo.