Fior da fiore, 27 marzo 2015
Il copilota dell’Airbus Germanwings ha provocato l’incidente • In Yemen attacchi sauditi contro i ribelli • Due carabinieri infedeli rapinano un supermarket • Alla Novartis l’articolo 18 è un benefit • Digiunare per vivere più a lungo • L’app contro le parolacce nei libri
Aereo Lo schianto del volo Germanwings Barcellona-Düsseldorf non è stato un incidente. Il copilota Andreas Lubitz, 27 anni, tedesco, estraneo ad ambienti legati al terrorismo, con circa 600 ore di volo alle spalle (più o meno l’equivalente di un anno di lavoro), segnato da una depressione che nel 2009 gli aveva fatto interrompere l’addestramento e che è ricomparsa l’anno scorso, ha rifiutato di aprire la porta della cabina di pilotaggio al comandante di bordo che era uscito un attimo e ha azionato il comando per la perdita di altitudine. Nella registrazione della scatola nera si sente il suo respiro calmo, mentre il comandante è fuori dalla cabina e bussa per rientrare. Alla fine della registrazione si sentono le grida di alcuni passeggeri, consapevoli dello schianto imminente. Ascoltando i contenuti delle registrazioni, il procuratore dice: «Durante i primi 20 minuti i due piloti si parlano normalmente, anzi in un modo che potremmo definire allegro, cortese. Niente di anormale». In questa fase anche i contatti con il controllo aereo erano normali. A partire dalle 10.20 le risposte di Lubitz al comandante diventano più laconiche. Alle 10.27, sopra il villaggio di Bandol, nel Var, l’aereo raggiunge velocità e altitudine di crociera, ovvero circa 900 km/h a 11 mila 500 metri. È la fase più tranquilla di ogni volo, quella centrale che segue il decollo e precede l’atterraggio. Il comandante Patrick Sondenheimer, 6.000 ore di volo e 10 anni di lavoro per Lufthansa alle spalle, padre di due figli, ne approfitta per alzarsi e andare alla toilette, dopo l’ultimo contatto con il controllo di terra. Appena il collega esce, si sente Lubitz usare i pulsanti del flight monitoring system per azionare la discesa dell’aereo. L’azione su questo selezionatore di altitudine non può essere che volontaria. Patrick Sondenheimer torna dalla toilette e prova a rientrare nella cabina digitando il codice. Dopo l’11 settembre, le cabine degli aerei sono blindate e protette dagli interventi esterni con un selettore a tre livelli: «unlock» (sbloccato), «norm» (normale) e «lock» (chiuso). Andreas Lubitz ha messo la serratura della porta in modalità «lock»: solo lui potrebbe aprire al comandante, ma non lo fa. Si sentono diverse chiamate del comandante che chiede accesso alla cabina di pilotaggio attraverso una sorta di videocitofono. Sondenheimer bussa più volte, ma ancora nessuna risposta. Il procuratore dice che il copilota Lubitz non pronuncia neppure una parola. Resterà muto fino alla fine. Però si sente il suo respiro. Significa che è vivo, e che forse non è stato colto da malore. «Ha respirato regolarmente fino all’impatto, senza ansimare né dare segni di un problema cardiaco. Si sentono poi i contatti dei controllori aerei di Marsiglia, che chiedono di azionare il codice di allarme del transponder, ossia il 7700, e ancora nessuna risposta. A questo punto la scatola nera registra gli allarmi sonori perché l’aereo si sta avvicinando troppo al suolo, basterebbe dare il comando «pull up» per fargli riprendere quota, ma Lubitz non muove un dito. Il comandante Patrick Sondenheimer capisce che il tempo sta finendo, si mette a picchiare sulla porta blindata, cerca di sfondarla. I passeggeri si rendono conto che l’aereo è troppo basso e che la situazione è fuori controllo, la registrazione documenta purtroppo anche le loro grida.
Lubitz Andreas Lubitz abitava a Montabaur. Lì, ancora teenager, aveva preso la licenza per pilotare gli alianti, su un Ask-21 ancora oggi parcheggiato in un hangar del club Lsc Westerwald. Lì l’aveva rinnovata lo scorso autunno. Pare avesse una fidanzata, a Düsseldorf, da dove partiva per i suoi voli e dove aveva un appartamento, in periferia: ieri qualcuno ha detto che si erano lasciati da poco, ma la notizia non è confermata. Una sua ex compagna di scuola ha detto che Lubitz aveva sofferto di un esaurimento nervoso, era caduto in depressione e aveva dovuto interrompere per un po’ l’addestramento da pilota. La casa, come quella in cui abitava a Montabaur con i genitori (la madre suona l’organo nella chiesa evangelica), è stata perquisita dalla polizia. Dall’abitazione della famiglia hanno portato via due sacchi blu di oggetti, una scatola di cartone e un computer. E con lui un ragazzo dal volto coperto, forse il fratello, minore per interrogarlo.
Yemen Ieri è iniziato un attacco di 100 jet sauditi contro le basi dei ribelli houthi in Yemen che minacciano l’«escalation militare» con il sostegno dell’Iran. I comandi sauditi affermano di avere «il controllo dei cieli» e prevedono di «continuare gli attacchi fino ad indebolire le difese dei ribelli e dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh loro alleato» al punto da consentire un intervento di terra. L’operazione «Decisive Storm» (Tempesta decisiva) vede i sauditi guidare una forza aerea congiunta a cui partecipano Emirati, Bahrein, Kuwait, Qatar, Giordania, Marocco e Sudan. Fra gli Stati del Golfo solo l’Oman non aderisce. L’alleato più importante di Riad è l’Egitto. Ad accomunare questa coalizione di Paesi sunniti è la volontà di reinsediare il deposto presidente Abed Rabbo Mansour Hadi, deposto in febbraio dai ribelli houthi di etnia zaidy (assimilata agli sciiti) e sostenuti da Teheran.
Carabinieri A Ottaviano, Napoli, Claudio Vitale, 41 anni, di Cercola (Napoli), e Jacomo Nicchetto, 33 anni, di Chioggia, carabinieri fuori servizio, nella tarda mattinata di mercoledì sono entrati in un supermercato con le pistole in mano e si sono fatti consegnare i 1.300 euro custoditi nelle casse. Pasquale Prisco, 28 anni,e suo padre, che gestivano il supermarket, si sono messi sulle tracce dei rapinatori, li hanno inseguiti e speronati e mandati a sbattere con la macchina e poi affrontati faccia a faccia. I carabinieri infedeli gli hanno scaricato addosso i caricatori delle loro pistole uccidendo Pasquale Prisco. Il procuratore di Nola, Paolo Mancuso, ha deciso di far eseguire l’esame dello stub su tutti quelli coinvolti nello scontro. Non solo i due rapinatori, quindi, ma anche chi stava dall’altra parte: sette persone, oltre a Pasquale Prisco. E cioè suo fratello, alcuni amici e due dipendenti del supermercato, due giovani rumeni che sono stati i primi a reagire alla rapina. Uno dei due risulterà sicuramente positivo perché ha ammesso di aver sparato, ma sostiene di averlo fatto accidentalmente quando ha cercato di disarmare un rapinatore. Il sospetto degli inquirenti è che potesse essere armato anche qualcuno degli inseguitori.
Articolo 18 Alla Novartis, colosso chimico-farmaceutico, hanno appena assunto 13 lavoratori nella sua sede di Varese, mettendo nero su bianco nel verbale di accordo «la scelta di non applicare nei loro confronti le disposizioni del contratto a tutele crescenti». Quindi riconoscendo l’articolo 18, ovvero la reintegrazione in caso di licenziamento illegittimo.
Dieta Alcuni ricercatori stanno mettendo a punto un regime alimentare che potrebbe allungare la durata della vita. Le regole: ridurre le proteine, che dovrebbero fornire il 10-12% delle calorie giornaliere; per due giorni non consecutivi in una settimana mangiare solo verdure condite con olio, per un totale di 500 calorie; sostituire la maggior parte delle proteine animali con quelle vegetali, ma senza azzerare del tutto le prime; concentrare il cibo nelle prime otto ore della giornata (Dusi, Rep).
App Clean Reader, l’app che toglie dagli ebook tutte le parolacce (Baudino, Sta).
(a cura di Daria Egidi)