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 2015  marzo 27 Venerdì calendario

Si allarga il conflitto in Yemen: Sauditi verso l’azione di terra. È sempre più una guerra tra Stati sunniti e Stati sciiti quella che si sta combattendo ormai apertamente in Medio Oriente

È sempre più una guerra tra Stati sunniti e Stati sciiti quella che si sta combattendo ormai apertamente in Medio Oriente. Al centro il braccio di ferro tra Arabia Saudita e Teheran per l’egemonia regionale. Lo confermano gli sviluppi delle ultime ore in Yemen e Iraq. Da mercoledì sera l’aviazione di Riad bombarda le posizioni delle milizie sciite legate alle tribù Houthi, che negli ultimi tempi si sono allargate a macchia d’olio conquistando la capitale Sana’a, quindi espandendosi a sud, sino a prendere Taiz e persino Aden. Colpite colonne Houthi nella capitale, ma anche aeroporti e basi militari. Incerto il numero dei morti: sarebbero alcune decine, tra cui diversi civili. Appare evidente che l’esercito regolare yemenita, a prevalenza sunnita, è in difficoltà. Il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi si è visto costretto a cercare rifugio in luoghi segreti. Ieri è poi arrivato a Riad sulla via del Cairo, dove domenica parteciperà ad un summit della Lega Araba per chiedere aiuto. La tv saudita Al Arabiya specifica che Riad è stata in grado di organizzare una coalizione al suo fianco: Kuwait, Bahrain, Marocco, Giordania, Sudan ed Emirati stanno inviando aerei per partecipare ai raid. Sarebbe inoltre in preparazione un contingente terrestre destinato a combattere le milizie sciite. Egitto, Giordania, Sudan e Pakistan sarebbero pronti a rendere disponibili alcuni reparti. Unico Paese della regione che ha rifiutato di partecipare sarebbe l’Oman. C’è persino già pronto il nome dell’operazione: «Tempesta Risolutiva», cui gli americani offrirebbero supporto logistico e di intelligence.
L’Iran, che Riad e le componenti sunnite dello Yemen accusano di finanziare gli Houthi sin dall’inizio delle loro rivolte nel 2004, protesta e minaccia. Lo stesso presidente Hassan Rouhani in una conversazione telefonica da Teheran con il premier britannico David Cameron ha ribadito: «I Paesi della regione dovrebbero evitare qualsiasi azione che possa peggiorare la crisi». Il suo ministro degli Esteri, Mohammad Jawad Zarif impegnato a Losanna nei negoziati sull’atomica, non ha esitato ad accusare «Riad e i suoi alleati di fomentare terrorismo ed estremismo».
Le stesse forze a confronto in Yemen sono d’altronde impegnate sullo scenario iracheno. Qui gli Stati Uniti hanno deciso di rispondere affermativamente alle richieste del premier sciita Haidar al Abadi di inviare i loro caccia a sostegno delle truppe (composte per lo più da milizie sciite aiutate dai contingenti di pasdaran iraniani) dispiegate contro Isis accerchiato da oltre tre settimane nella città di Tikrit. Washington si viene così a trovare nella peculiare posizione di sostenere gli sciiti in Iraq e i sunniti in Yemen. Situazione questa che spinge i governi della parte sunnita a rendere più chiari che mai i loro timori contro il nuovo ruolo militare giocato da Teheran. Da tempo Riad si oppone ai progetti di intesa sul nucleare iraniano. In serata è tornato in campo anche il presidente turco Tayyip Erdogan, che alla conferenza stampa dopo un colloquio telefonico con Barack Obama ha ribadito che l’Iran deve cessare di interferire militarmente in Yemen, Iraq e Siria.