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 2015  marzo 26 Giovedì calendario

Vino, dieci miti da sfatare per bere scorretti e felici. Ecco come dribblare le troppe liturgie legate alle degustazioni. Ok a bollicine del Sud, rossi freddi e col pesce e tutti al supermarket

Anche il mondo del vino ha il suo politicamente corretto: regole e dogmi che se non li rispetti poi i grandi sacerdoti storcono la bocca come quando pensi di degustare un Barolo e invece è aceto. Ma dal Vinitaly che si è chiuso ieri a Verona arrivano segnali che ci fanno sperare che alcuni di queste tavole della legge possano finalmente essere spaccate. Perché l’unica legge che vige davvero è questa: bevete e godete.
1) Il vino rosso? Mai fresco. Ebbene sì. Un tempo degustare un rosso leggero a una temperatura inferore a 18 gradi era considerata infrazione da cartellino, appunto, rosso. E invece ora è una trasgressione tollerata, specie in estate. Nel Chianti da tempo si suggerisce di abbassare di un paio di gradi la temperatura di servizio: non frigo ma cantina. E nel Salento un’azienda come Tormaresca propone un Negroamaro doc, il Fichimori, da bere a 8-10°. Si può arrivare addirittura ai 6 gradi del 14 Ottobre di Olmo Antico, Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese.
2) Le bollicine buone arrivano dal Nord. Certo, i territori più vocati per gli Spumanti restano la Franciacorta, il Trentino, l’Oltrepò Pavese, il Piemonte. Ma ormai si bevono ottime bollicine prodotte in Puglia (ad esempio da D’Araprì), in Sicilia, in Abruzzo e perfino in Sardegna. Provare per credere.
3) Mai i rossi con il pesce. Il tabu resta valido per crostacei, molluschi, fritture e insalate. Ma provate un rosso con un pesce alla griglia o al vapore o con una zuppa. Naturalmente vanno scelti rossi poco alcolici e tannici, come il siciliano Frappato o gli esili altoatesini.
4) Ma quale vino, i giovani preferiscono la birra. Sbagliato. Un’inchiesta promossa dall’Istituto Marchigiano di tutela vini e condotta dall’Università Politecnica delle Marche su 1500 giovani rivela che l’87 per cento degli «under 35» beve vino e preferisce Brunello di Montalcino, Amarone della Valpolicella, Prosecco e Verdicchio.
5) L’abbinamento con il cibo è fondamentale. Ok, è importante, ma basta con i dogmi dei puristi. Se uno ha una bottiglia di Barolo con cui flirta da anni aspettando di avere una cena a base di brasato, ecco, la stappi e se la goda. Anche con un hamburger.
6) Bisogna essere superesperti per bere bene. Altra fandonia da iniziati. Naturalmente le conoscenze sono importanti, ma alla fine conta il gusto. Il vino più buono, grappoli o stelline, è quello che piace.
7) Il vino non si compra al supermercato. In realtà come emerso da una ricerca Iri presentata a Verona, nel primo bimestre 2015 nella Gdo sono stati venduti 78 milioni di litri di vino con un aumento dell’1,3 per cento in volume sul 2014. Sono ben 21mila le etichette presenti sugli scaffali: un iperfrazionamento che se crea qualche problema logistico però evidenzia la ricchezza del vigneto Italia anche nei supermercati. Dove quindi si trova di tutto.
8) Il vino del contadino è sempre migliore. Scempiaggine totale. La retorica della genuinità, delle tecniche antiche, dei consigli del nonno si infrange con prodotti generalmente imbevibili. Meglio però evitare l’eccesso opposto: un vino doc non è necessariamente top, essendo le certificazioni a volte burocratiche escrescenze dal significato geopolitico.
9) Niente vino con il Sushi. Non è vero che il nettare di bacco non si sposi alla cucina asiatica. Provatela con la Ribolla Gialla, il Soave, il Riesling o il Fiano.
10) Il rosato è un blend di rosso e bianco. Ecco, questa non si può proprio sentire: il rosé è un vino da uve rosse con macerazione breve. Se avete ancora questa convinzione, scegliete la Coca-Cola.