la Repubblica, 26 marzo 2015
Ad Agrigento il Pd vuole annullare le primarie dopo la vittoria del candidato di Forza Italia Silvio Alessi. L’ira della base dei renziani. Il segretario Raciti: «Qualcosa non ha funzionato»
La base dei renziani sul piede di guerra. L’ex sindaco, riferimento del premier in città, chiede «di riflettere». Il segretario regionale dei dem convoca un vertice, pronto a bloccare tutto. Tre colpi, in rapida successione, alle strampalate primarie del Pd ad Agrigento, che ora rischiano di naufragare travolte dalle polemiche sul vincitore Silvio Alessi, presidente della squadra locale di calcio sostenuto dal numero due dei forzisti di Sicilia, Riccardo Gallo Afflitto.
Alessi, dopo aver vinto ai gazebo, ha detto «di non rappresentare solo il centrosinistra» e ha aggiunto di «avere votato Berlusconi qualche volta». Ma in queste ore sta cercando di gettare acqua sul fuoco: «Sono stato vittima di attacchi privi di fondamento – dice – dalle assurde dichiarazioni attribuitemi sull’assenza della mafia ad Agrigento alle notizie prive di fondamento addirittura di bandiere di Forza Italia e Pd che sventolavano sui gazebo. Tutte follie, come la presenza di Forza Italia in una coalizione che, invece, rispecchia la lodevole apertura ai moderati del premier Matteo Renzi». Ma forse è già troppo tardi. Perché il malcontento, fra i dem, cresce.
Un documento della base renziana del Pd provinciale, sul quale soffia anche il sottosegretario Davide Faraone, chiede di annullare la consultazione: «Bisogna commissariare la segreteria provinciale e individuare un nuovo candidato – è scritto nel documento – perché le primarie del centrosinistra le ha vinte Forza Italia». A dar man forte alla base il deputato regionale renziano Fabrizio Ferrandelli: «Siamo il partito di Mattarella e Pio la Torre, non di Dell’Utri e Berlusconi», dice. Dello stesso avviso il deputato nazionale Giuseppe Lauricella, che da settimane chiede di annullare la consultazione. Il governatore Rosario Crocetta, che le primarie agrigentine le aveva benedette in prima persona, adesso si tira un po’ indietro: «La verità è che io tra Licata e Agrigento non ci ho capito nulla – dice – sono stato a Licata, e lì la scelta era tra due di centrodestra. Poi sono andato ad Agrigento e c’era Alessi, che almeno sembra una persona onesta. Ma è il Pd che sta imbarcando mezza Forza Italia».
Il Nazareno, già alle prese con il caso dell’ex senatore Vladimiro Crisafulli a Enna che domani potrebbe annunciare la sua candidatura contro il volere di Renzi, prende tempo. Nonostante al vicesegretario Lorenzo Guerini siano arrivate telefonate infuocate da mezzo partito siciliano. E il più noto esponente dei renziani ad Agrigento, l’ex sindaco Marco Zambuto ammette che «occorre fare una riflessione»: «Non si possono sottovalutare le reazioni della base», dice.
Il fronte democratico scricchiola e il segretario regionale Fausto Raciti è pronto a bloccare tutto. Sabato ha convocato i vertici del Pd agrigentino: «Mi devono spiegare cosa sta succedendo, una soluzione va trovata», dice. Una soluzione alternativa ad Alessi: in queste ore è forte il pressing nei confronti del presidente del tribunale di Agrigento appena andato in pensione, Luigi D’Angelo, per convincerlo a candidarsi. «Sarebbe un buon nome», sussurra il deputato Angelo Capodicasa. Il pasticcio continua.
Intanto anche a Genova si apre un caso in vista delle prossime regionali. Il Pd avverte i suoi iscritti: «Se non voterete il candidato Raffaella Paita verrete messi fuori dal partito». Il motivo del diktat? Pochi giorni fa il deputato civatiano Luca Pastorino, “benedetto” da Sergio Cofferati, ha ufficializzato la sua candidatura. E tra i dem si teme un’ondata di voto disgiunto Pd-Pastorino.