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 2015  marzo 26 Giovedì calendario

Nella tragedia dell’A320 avanza l’ipotesi del suicidio: «Uno dei due piloti chiuso fuori dalla cabina». Un investigatore: «Ha tentato di sfondare la porta». Prima verità shock dall’ascolto della scatola nera

Il destino del volo 4U9525 si è deciso in soli 67 secondi. «Siete in quota», dicono martedì mattina i controllori di volo di Aix-en-Provence ai piloti dell’A320 di Germanwings. Il comandante conferma l’altitudine, 11.400 metri. «Proseguiamo la rotta», aggiunge. È l’ultima comunicazione a terra. Sono le 10.30. Passa poco più di un minuto e, alle 10.31, i radar registrano un’improvvisa perdita di altitudine dell’aereo.
Secondo il New York Times, in uno dei passaggi audio già in possesso degli investigatori, si sentirebbe uno dei due piloti che tenta di rientrare nella cabina di pilotaggio. La porta è chiusa, bussa una, due, tre volte. Nessuna risposta. «A un certo punto si sente che cerca quasi di buttare giù la porta», ha raccontato una fonte dell’inchiesta in corso al giornale americano.
Per ben tre volte i controllori di volo cercano di mettersi in contatto con la cabina di pilotaggio dell’A320. Vogliono capire cosa sta succedendo. Alle 10.35 i tentativi di contattare l’aereo attraverso la international distress frequency, la frequenza designata per le emergenze, rimangono senza risposta. Alle 10.36 i controllori dichiarano l’emergenza, secondo la normativa internazionale. Negli otto minuti di silenzio radio che seguono la conversazione con Aix-en-Provence l’aereo passa da 11.400 a 1.890 metri. Un discesa «regolare e non brutale» osserva Remi Jouty, dirigente del Bureau d’enquête et d’analyse (Bea), che conduce l’inchiesta affiancato da investigatori spagnoli, tedeschi e del costruttore Airbus.
Cos’è dunque successo in quei maledetti 67 secondi? Quale evento straordinario si è prodotto tra la trasmissione di un “messaggio di routine” a terra e quel cambio improvviso delle coordinate del volo? L’equipaggio non ha dato alcun mayday.
Il Bea non ha voluto commentare la nuova rivelazione. «È troppo presto per trarre conclusioni sulla dinamica dell’incidente», aveva tagliato corto il dirigente del Bea in conferenza stampa senza però smentire la possibilità di un gesto criminale o di un tentato suicidio.
Di certo i piloti erano coscienti durante la fatale discesa. Il Bea ha annunciato ieri che la prima scatola nera ritrovata, quella del Cokpit Voice Recorder (Cvr), contiene frasi, suoni. La scatola arancione è stata danneggiata nell’impatto, come si vede nelle foto diffuse ieri dal Bea, ma le registrazioni audio sono rimaste integre. «Il file audio è utilizzabile e le voci si sentono», osserva Jouty.
L’identità dei piloti non è ancora stata rivelata. La compagnia tedesca ha detto solo che il comandante aveva alle spalle 6mila ore di volo e dieci anni di esperienza. L’ostinata mancanza di informazioni alimenta qualche dubbio.
Nella nebulosa che circonda questa tragedia “inspiegabile”, secondo l’aggettivo usato ieri dall’amministratore delegato della Lufthansa, Carsten Spohr, ci sono però alcuni elementi ormai chiari. Non c’è stata un’esplosione in volo. «L’aereo ha volato fino alla fine», conferma il Bea. Un altro dato ormai certo: l’A320 non è precipitato. Anzi, per un altro misterioso motivo, alle 10.40 quando raggiunge quota 2000 metri si stabilizza e continua a volare verso le Alpi. Si dirige a bassa quota nelle valli dell’Alta Provenza, passando sopra a Prads-Haute-Bléone, dove viene avvistato l’ultima volta da alcuni abitanti, in direzione del Colle Mariaud.
Gli investigatori non hanno ancora decifrato tutte le tracce. Ci vorrà un lavoro minuzioso per decifrare ogni parola, suoni ma anche silenzi sospetti. «Tra pochi giorni ci sarà una prima trascrizione, che potrebbe contenere errori», dice il dirigente del Bea. «Per una trascrizione fedele, bisognerà attendere settimane». L’esame del Cvr permetterà non solo di capire cos’hanno detto il comandante e il copilota tra le 10.30 e le 10.31 ma anche se nel cockpit c’erano altre persone, come sembrano escludere le prime indicazioni, o se si sentono allarmi tecnici e quali. Il dirigente del Bea non ha voluto dire in quale lingua, se francese, inglese o tedesco, sono stata pronunciate le ultime frasi registrate. Né se ci sono elementi per capire cosa abbia provocato quella discesa. «Non possiamo ancora possibile stabilire se è stata provocata dai piloti», nota Jouty.
Oltre alla raccolta dei dati di volo e delle varie testimonianze, gli investigatori devono lavorare su una scena del crimine di due ettari ai piedi del Monte Estrop dove si è polverizzato l’A320. I sette investigatori del Bea, affiancati dai loro omologhi stranieri, sono arrivati ieri sul posto. La zona è stata ricostruita al computer, in modo da comporre e scomporre possibili indizi. Ieri i cinque elicotteri della gendarmeria non hanno smesso di fare la navetta tra la base delle operazioni a Seyne-les-Alpes, e il luogo del disastro. La priorità è trovare al più presto la seconda scatola nera, la Flight Data Recorder (Fdr), che contiene i dati tecnici del volo. Ieri è stato recuperato l’involucro ma non ancora il contenuto. È un tassello indispensabile per ricostruire la verità sul volo 4U9525.