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 2015  marzo 24 Martedì calendario

Per l’Expo la lirica scende in piazza ma alla Scala c’è chi non gradisce. In occasine dall’apertura di Milano 2015 Diana Damrau si esibirà davanti al Duomo: «Beh, è certo un’esperienza diversa dalla sala da concerto, magari meno raffinata ma con un’energia particolare. Visto che sarà un omaggio all’opera italiana, sono lusingata di essere stata invitata»

I più se la ricordano all’ultimo Sant’Ambroeus della gestione Lissner, quando alla Scala fu lei la Violetta per la quale Alfredo affettava le zucchine e tirava la sfoglia, con enorme indignazione delle povere zie. Bizzarro: oggi la voce migliore per il repertorio italiano ottocentesco è quella di un soprano bavarese sposata a un basso francese e residente nella Svizzera tedesca: insomma Diana Damrau, che ha l’aggravante di essere simpaticissima e quindi di modi assai poco primadonneschi. 
Adesso la Damrau trasloca a Milano per un triplice impegno: il 30 aprile, il concerto davanti al Duomo per l’apertura dell’Expo; il 4 maggio, alla Scala, un recital solistico e infine dal 28 maggio, sempre lì, la ripresa di Lucia di Lammemoor, titolo primadonnesco quant’altri mai. Iniziamo dall’inizio, cioè dal concertone in piazza. «Beh, è certo un’esperienza diversa dalla sala da concerto, magari meno raffinata ma con un’energia particolare. Visto che sarà un omaggio all’opera italiana, sono lusingata di essere stata invitata». Però al solito ci sarà di mezzo Bocelli... «Non ho mai cantato con lui. Sono curiosa, per me è un’occasione speciale. Certo non capiterà di ritrovarlo in palcoscenico». Ma dell’Expo sa qualcosa? «Nulla. Ma mi fa piacere per l’Italia che si faccia qui. E poi restando a Milano un mese spero di riuscire a vederla, oltre a cantare per celebrarla».
Poi, il concerto. «Sarà una Liderabend tradizionale e rigorosa, ma non solo tedesca. Canterò anche Rachmaninov, i Sonetti del Petrarca di Liszt, alcune chanson francesi». Infine, Lucia. «Adoro quest’opera e questa produzione (quella di Mary Zimmermann nata al Met, già vista alla Scala dove per la verità è parsa banalchic, ndr). Lucia è la dimostrazione che il belcanto non è solo voce e virtuosisimi e sopracuti, ma grande teatro. Un personaggio magnifico, intrigante e verissimo. Per capirlo meglio ho perfino consultato un grande professore che lavora in un istituto di malattie mentali e che per fortuna è anche melomane. Abbiamo ascoltato insieme tutta l’opera, non solo la scena della pazzia». E il suo verdetto? «Lucia è bipolare». Plausibile, in effetti... «Spero solo che alla Scala, come mi hanno detto, la pazzia sia accompagnata dalla glassarmonica, come inizialmente aveva pensato Donizetti, e non dal flauto. È quello il suono della follia». Come peraltro succede nella sua penultima incisione, appunto una Lucia live da Monaco. L’ultima (sempre griffata Erato/Warner), invece, arriva da Torino: il recital Fiamma del belcanto con l’Orchestra del Regio e Gianandrea Noseda («Magnifici entrambi, questa musica la conoscono anche capovolta»), dove il belcanto si dilata da Bellini e Donizetti fino a Puccini e Leoncavallo, passando per Verdi, compresa ovviamente Traviata. «Ci tenevo particolarmente».
E quindi bisogna riparlare di quella della Scala, con tutta l’iraddidio di polemiche, contestazioni e incidenti che si portò dietro (ma Damrau da sola fu applauditissima): «Diciamo che fu una produzione interessante e non facile», ride oggi lei. «Ma per me anche un sogno, o un’utopia: una tedesca che viene chiamata a Milano per cantare Violetta all’inaugurazione dell’anno verdiano. Poi si sa che alla Scala ti confronti non solo con un pubblico che non perdona, ma anche con la Storia. La senti, ti circonda, incombe». Quindi ha ragione Pereira quando dice che le star hanno paura a venire a Milano? «Sì, credo di sì. Io però ci vengo lo stresso».
Resta appena il tempo di fare un po’ di classifiche. Le tre colleghe che ammira di più? «Anja Harteros, Anna Netrebko e Krassimira Stoyanova». I tre tenori con cui duetta meglio? «Vittorio Grigolo (suo partner attualmente a New York per Manone poi anche in Scala per Lucia), Jonas Kaufmann e Piotr Beczala». Le opere che debutterà prossimamente? «Molto repertorio francese: Les pêcheurs des perlesRoméo et JulietteFaust. E la Contessa delle Nozze di Figaro, dove finora sono sempre stata Susanna: a Baden Baden in concerto, poi nel ’16 in scena alla Scala». E quelle che non debutterà mai? «Quelle che non potrei mai cantare, ma che mi piacerebbero tanto: Carmen, Tosca e Turandot».
Infine, la vita fuori del teatro. Con un marito cantante, due figli di quattro e due anni e un lavoro che obbliga a viaggiare sempre, come ci si arrangia? «Ci si arrangia, appunto, organizzandosi. Ma non rinuncerò mai alla famiglia per la carriera». Italiana anche in questo.