La Stampa, 24 marzo 2015
Il pirata della strada si è costituito ma è già libero. Il 46enne brianzolo che con il suo Suv ha tagliato la strada a una Range Rover che è finita su una Citroen, ammazzando un quindicenne che andava a giocare a pallone e mandando la madre in ospedale. E lui ha tirato dritto. Dice di non essersi accorto di nulla, è indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso
Il comandante della polizia municipale di Monza Alessandro Casale gliel’aveva giurata: «Tanto lo troviamo... Se non vuole essere arrestato è meglio che venga da noi...». Alle tre del pomeriggio, al volante del suo suv Audi Q5 grigio, lo stesso immortalato dalle telecamere, si costituisce il guidatore che ha provocato l’incidente dove ha perso la vita il quindicenne Elio Bonavita. È un manager di una multinazionale di 46 anni di Vedano al Lambro, un comune a pochi chilometri dall’incrocio tra viale Brianza e viale Ramazzotti a Monza dove un paio di mazzi di fiori e un bel po’ di vetri rotti sull’asfalto raccontano quello che è successo domenica mattina. Al comando della Polizia di via Marsala l’uomo si presenta con il suo avvocato. In oltre due ore racconta la sua versione a verbale. Giura di non essersi accorto di quel segnale di precedenza bruciato nell’infilare lo stradone, assicura che non stava andando troppo veloce, cerca con forza di convincere di non aver visto né sentito a causa della pioggia quello che stava succedendo dietro di lui. La versione di tanti coinvolti in incidenti gravi e che poi non si fermano.
Il capo dei vigili non gli crede: «Ha ammesso solo di essere stato alla guida del suo suv. Impossibile che non si sia accorto... Non c’è stata la necessità di sequestrargli l’auto che non è stata coinvolta direttamente nell’incidente. Valuteremo se sequestragli la patente di guida...». Sarà il magistrato monzese Manuela Massenz a decidere come sono andate le cose dopo aver dato un incarico a un perito di verificare la velocità e la dinamica dell’incidente. L’autista del suv Audi finisce nel registro degli indagati per concorso in omicidio colposo, lesioni colpose e omissione di soccorso. Non ci sono gli estremi – la legge è assai criticata, da più parte si chiede un inasprimento delle pene per i pirati della strada che si vorrebbe in carcere – per procedere con l’arresto. «Avevamo una parte della targa... Se fossimo andati a prenderlo noi sarebbe stato diverso...», spiegano al comando dei vigili. Ma l’autista del suv Audi non è l’unico a finire nel registro degli indagati. Tocca anche al guidatore del Range Rover, anche lui brianzolo di 37 anni, che ha avuto tagliata la strada dall’Audi e ha saltato la corsia centrando in pieno la piccola Citroën C1 nera su cui viaggiava Elio Bonavita insieme alla madre. Anche per lui valgono le ipotesi di reato di concorso in omicidio colposo e lesioni colpose ma ovviamente non l’omissione di soccorso.
Adesso saranno i periti a ricostruire la dinamica dell’incidente. E poi un processo da celebrare chissà quando. Al momento per l’omicidio del giovane quindicenne che stava andando a giocare a calcio, la sua grande passione. Ma c’è ancora grande preoccupazione per sua madre, Nunzia Minichini di 40 anni, alla guida dell’auto centrata in pieno dal Range Rover. Si trova ricoverata in «condizioni critiche ma stazionarie» nel reparto di Rianimazione all’ospedale Niguarda di Milano per un politrauma a braccia e gambe oltre a un trauma cranico e un trauma addominale. Davanti alla porta del reparto d’ospedale sua madre Tina, la nonna di Elio che dietro agli occhiali scuri non nasconde né le lacrime né la rabbia per quello che è successo: «Voglio giustizia per quello che ha fatto a mio nipote e a mia figlia. Se ha torto deve essere condannato duramente. È solo un assassino».