la Repubblica, 24 marzo 2015
Le pazze primarie del Pd: ad Agrigento vince un uomo di Forza Italia. Il presidente dell’Akragas Alessi, sostenuto dai berlusconiani, sarà il candidato sindaco del centrosinistra. A Enna scoppia il caso Crisafulli. Renzi: «Non può scendere in campo con le insegne del nostro partito»
Due spine siciliane per il Partito democratico di Matteo Renzi che teme adesso un proliferare di casi «De Luca» al Sud. Si chiamano Enna ed Agrigento. Nella prima è pronto a candidarsi a sindaco l’ex senatore epurato sulla via della Leopolda Vladimiro “Mirello” Crisafulli, nella seconda ha vinto le strampalate primarie il candidato lanciato dal numero due dei forzisti di Sicilia, il deputato Riccardo Gallo Afflitto.
Da via del Nazareno stanno cercando di correre ai ripari, a partire dal caso Crisafulli: «Non deve candidarsi e in ogni caso non avrà mai il simbolo del partito». Questo in sintesi il messaggio di Renzi recapitato dal vicesegretario Lorenzo Guerini al responsabile siciliano dei dem, Fausto Raciti. Crisafulli è il segretario provinciale del Pd e ha vinto il congresso contro i renziani. Fermato da Pier Luigi Bersani alle scorse politiche proprio dopo gli attacchi ricevuti alla Leopolda, con il regista Pierfrancesco Diliberto in arte “Pif” che dal palco chiese di cacciarlo «a calci nel sedere» perché allora sotto processo per una strada abusiva e un dialogo intercettato con il boss Bevilacqua, oggi Crisafulli si definisce «lindo»: «Su quella vicenda è intervenuta la prescrizione, ma la procura stava chiedendo l’archiviazione», gongola aggiungendo: «È la base che mi chiede di scendere in campo». A Enna il Pd è lui e l’attacco di Renzi lo sta motivando: «Finirà che mi candido». Tradotto: Crisafulli ci sarà. Ad Agrigento invece è bufera dopo le primarie stravinte dal candidato sostenuto dalla lista civica all’ombra di Forza Italia. Il presidente della squadra locale di calcio, Silvio Alessi, con oltre duemila voti ha doppiato l’unico in corsa che arrivava dalle file democratiche. Dopo qualche gaffe, come la «mafia non è un problema» subito corretta con «sono pronto a combattere la criminalità», Alessi chiusi i gazebo ha detto serafico: «Destra, sinistra? Sono amico di tutti». Nella base Pd si rischia adesso un ammutinamento, mentre il governatore Crocetta difende le primarie: «Vanno rispettate». Alla finestra rimane il renziano Marco Zambuto, l’ex sindaco dimessosi per la legge Severino e poi assolto. E mentre il ministro Angelino Alfano nella sua città è pronto a convergere sull’Udc Calogero Firetto, bordate arrivano da Sel e Lega Nord (ci sono anche loro nella città dei Templi). «Qui la politica è morta», dice il vendoliano Erasmo Palazzotto. «È stato un inciucio», chiosa il leghista e candidato sindaco Marco Marcolin.