la Repubblica, 24 marzo 2015
Sarkozy, l’esilio è finito: dopo le gaffe e i processi la risurrezione nelle urne. Lui giura di essere tornato solo per spirito di servizio, ma in molti lo accusano di volersi difendere solo dalla giustizia
«Dopo 35 anni di vita politica e alte responsabilità, torno a essere un francese come tanti altri». Il 6 maggio 2012 Nicolas Sarkozy aveva pronunciato un bel discorso di addio. Qualche giorno dopo era uscito dall’Eliseo, lasciando il posto a François Hollande, in un passaggio di consegne glaciale, tanto che Carla Bruni si è vendicata soprannominando il leader socialista “Pinguino”, con tanto di canzone in rima. La pausa è durata appena un anno e mezzo. Nel settembre scorso, Sarkozy ha annunciato sul suo profilo Facebook: «Mi candido alla presidenza dell’Ump». Ora lui giura di essere tornato solo per “spirito di dovere”. Altri pensano che avesse bisogno di uno scudo contro i magistrati che ha accusato di “persecuzione” e “accanimento”.
Comunque sia: eccolo di nuovo al centro del gioco politico grazie al risultato del primo turno delle amministrative. A sorpresa, l’Ump arriva in testa, davanti al Front National. Domenica sera, Sarkozy si è preso gran parte del merito, puntando già all’Eliseo. «L’alternanza è in marcia» ha detto. Poco importa che abbia cancellato il suo frettoloso addio del 2012. Non è il primo, né l’ultimo uomo politico che non mantiene una promessa. Sarkozy a novembre si è ripreso la guida dell’Ump, con il 64,5% dei voti, meno di quanto previsto. È stato il primo, inatteso scoglio per uno come lui, combinato disposto di talento e arroganza. Da allora non ne ha azzeccata una. Si è schierato contro i matrimoni gay, suscitando l’ira di una parte del suo elettorato. Tutte le sue apparizioni sono sembrate sbiadite, fuori tempo. Sarkozy è apparso fuori forma, invecchiato e non solo per i capelli bianchi e l’aria posata, che ostenta per far dimenticare la sua immagine nervosa, iperattiva. La sua vera indole talvolta emerge, come quando durante la marcia contro il terrore dell’11 gennaio ha sgomitato tra i leader del monbastanza do per essere in prima fila, provocando le ironie di molti. Qualche settimana fa, nonostante le critiche per il suo passato “bling bling” e il fatto che l’Ump è in mezzo a uno scandalo per i costi esorbitanti della sua campagna elettorale 2012, lui è volato a Dubai per una delle sue pagatissime conferenze.
“SuperSarkò” in fondo non è cambiato, com’è naturale che sia alla soglia dei sessant’anni, compiuti nel gennaio scorso. Quando era Presidente tutti gli rimproveravano di non essere abbastanza statista. Ora che dovrebbe essere capo dell’opposizione, per molti non è abla bellicoso. Ma dietro le quinte, l’ex Presidente ha blindato il partito, tagliando fuori i rivali interni, gli odiati Alain Juppé e François Fillon. «Non ha vinto da solo», ha malignato Juppé a proposito dell’exploit delle dipartimentali. «È soprattutto l’effetto della débâcle della sinistra», ha aggiunto Fillon.
Sarkò va avanti. Ieri pomeriggio ha riunito il comitato politico dell’Ump. Si è circondato di una nuova squadra di giovani, gli ex ministri quarantenni Nathalie Kosciusko-Morizet a Laurent Wauquiez sono diventati vice-presidenti del partito che tra due mesi farà il congresso e potrebbe cambiare nome: Les Républicains. Subito dopo il leader neogollista organizzerà dei referendum tra i militanti per proporre ogni mese una nuova idea programmatica per la campagna elettorale del 2017. Obiettivo: rientrare laddove è stato cacciato quasi tre anni fa.
Durante la sua “vacanza”, i sondaggi lo lasciavano sperare: il 60% dei militanti voleva un suo ritorno. Ma negli ultimi mesi ha già perso venti punti e all’orizzonte c’è il rischio di primarie aperte con esito incerto. Durante la campagna elettorale per le dipartimentali, primo test da quando è tornato, ha ripreso i temi cari del Fn ma poi ha fatto anche l’alleanza con i centristi. A complicare la situazione c’è la Storia. Mai un Presidente della Quinta Repubblica sconfitto è riuscito a ricandidarsi per una seconda elezione: nel 1969 Charles De Gaulle si ritirò, Georges Pompidou morì prima di poter eventualmente decidere, Valery Giscard d’Estaing, battuto da François Mitterrand, fu costretto a ritirarsi. Ma lui pensa a un altro precedente: quello di Napoleone che torna dall’Isola d’Elba. Sarkozy non si è mai ritirato davvero, è stato costretto all’esilio. E ora l’esilio è finito.