Corriere della Sera, 23 marzo 2015
Quel resort costruito alla Maddalena per il G8 per 470 milioni e che ora sta marcendo
Nell’androne dell’albergo superlussoextrapremium il lampadario da 110 mila euro di Zaha Hadid si accende solo per gli occasionali invitati a una visita spettrale. Deserta la reception. Deserto il bar. Deserta la cucina. Deserta la spa. Deserto il bagno turco. Deserta la palestra. Deserte le stanze. Deserti i lunghi corridoi.
Ma non è il set del remake del film di Stanley Kubrick, Shining. È il resort che nel luglio 2009 avrebbe dovuto ospitare i potenti della Terra per il G8 previsto alla Maddalena, in Sardegna, in uno scenario che non ha eguali sul pianeta. Inutilizzato da anni, come il gigantesco Main conference, i negozi, i ristoranti, le piscine, il cinema, le banchine che potrebbero ospitare seicento yacht. Di quella avventura abortita non resta ora che un clamoroso oltraggio alla Sardegna e a tutti i contribuenti italiani. Costato finora alle casse pubbliche 470 milioni di euro.
E il conto è destinato a salire. Qualche mese fa un collegio arbitrale ha stabilito che la Protezione civile deve risarcire la società Mita Resort, concessionaria delle strutture realizzate fra il 2008 e il 2010 per il G8 fantasma, dei danni subiti. Per l’esattezza, 39 milioni. Quali danni? I «mancati guadagni» causati dal fatto che la bonifica dello specchio di mare destinato agli yacht non è mai stata completata. Niente bonifica, niente barche. Niente barche, niente clienti. Niente clienti, nessun guadagno.
Per capire che cosa è successo, non resta che fare un passo indietro di almeno sette anni. A Palazzo Chigi c’è Romano Prodi, presidente della Regione Sardegna è Renato Soru. Il G8 sarà l’occasione per risarcire l’isola che ha perduto la base americana con una bella bonifica e il rilancio dell’economia: una volta finito tutto, le strutture realizzate per l’evento diventeranno la perla turistica più splendente del Mediterraneo. Le cose, come vedremo, prenderanno purtroppo una piega ben diversa. All’inizio del 2008 torna Silvio Berlusconi, che si ritrova fra i piedi una cosa già organizzata non da lui. Ma ormai è troppo tardi. Al G8 manca poco più di un anno e non c’è tempo. Bisogna sbrigarsi. E anche qui va in scena il solito copione.
Gli appalti finiscono nelle mani delle imprese legate alla famosa Cricca che ha il monopolio dei Grandi eventi, la cui gestione viene affidata da una legge assurda alla Protezione civile di Guido Bertolaso. I costi lievitano come la panna montata, ma la cosa non sembra turbare chi si vede presentare quel conto astronomico, salito in un baleno per le sole opere delle strutture dell’Arsenale da 200 a 327 milioni. Più 57 per cento.
Finché c’è un colpo di scena. La notte del 6 aprile 2009 il terremoto sconvolge l’Abruzzo, devastando L’Aquila. E Berlusconi decide di spostare lì il G8. Come avessero girato un interruttore, alla Maddalena la tensione cala di colpo. E ancora prima delle inchieste giudiziarie cominciano i problemi. La concessione per gestire l’Arsenale se l’è aggiudicata la Mita Resort di Andrea Donà delle Rose ed Emma Marcegaglia. L’unico partecipante a quello che Carlo Bonini ha definito su Repubblica un «bando sartoriale».
Tuttavia quello che sembrava un grande affare diventa inaspettatamente una bella gatta da pelare. La concessione viene rinegoziata. La durata sale a quaranta anni e l’una tantum da versare allo Stato scende a 31 milioni. Il canone annuo, invece, è di 65 mila euro: un settimo dei 475 mila euro di Imu che paga oggi la Regione Sardegna, proprietaria del complesso. Ma della bonifica marina nemmeno l’ombra. Berlusconi giura che la pazienza dei sardi (e del concessionario) sarà ripagata: all’Arsenale, promette, si faranno dieci grandi eventi l’anno. Nel 2011 si prova a sperimentare una stagione turistica, sottotono. Poi più niente. C’è da aspettarselo, anche perché nel frattempo è accaduto di tutto. Salta Bertolaso, poi salta anche il Cavaliere. La crisi sta divorando l’Italia e figurarsi se qualcuno, nel governo Monti che arriva a novembre 2011, ha la testa per pensare alla Maddalena. Tanto meno la Protezione civile di Franco Gabrielli, che non ha i soldi nemmeno per le frane. E per fortuna non ha più il compito insensato di pensare ai Grandi eventi. Di lì a poco uscirà pure definitivamente di scena, considerando che dal primo gennaio 2013 la proprietà di tutto passerà alla Regione Sardegna, che siccome non ha firmato la concessione in tutto questo tempo se n’è stata alla finestra.
Chi ha firmato, assumendosi l’impegno a bonificare, è invece la Protezione civile e Mita Resort la trascina davanti agli arbitri con una richiesta astronomica: 210 milioni. Il collegio arbitrale riconosce un danno di 39 milioni e la concessione viene dichiarata risolta. Mentre si profila il ricorso in appello all’ormai ex concessionario non resterebbe che restituire le chiavi e andarsene. Ovvio, ma a chi? La Regione Sardegna fa orecchie da mercante. La Protezione civile non c’entra più niente. Il governo di Roma ha altro a cui pensare. Nessuno si vuole prendere questa rogna, così il concessionario non più concessionario è incastrato lì, con i costi di sorveglianza e delle utenze che continuano a correre. E meno male che ci sono loro, i sorveglianti, quel giorno di marzo che la Maddalena viene investita da un furibondo maestrale. Perché scoppia un incendio che provocherebbe un disastro se qualcuno non chiamasse subito i pompieri.
La patata bollente finisce in mano al Comune della Maddalena, dove peraltro il sindaco Antonio Comiti, in scadenza, non può fare altro che sgolarsi con tutti i presunti responsabili spiegando loro come ogni giorno la situazione peggiori inesorabilmente.
È desolante vedere adesso il Main Conference, che aggetta spericolato nel mare, circondato da una grata di ferro: neanche fosse stato già dichiarato rudere ancor prima di aver visto anima viva. Vuoto e disadorno lo sterminato salone con l’immenso pavimento di marmo. Vuoto l’enorme androne con una ciclopica immagine del mondo immortalato dal satellite. Fermo l’ascensore più grande d’Europa. All’esterno, i fiori di vetro del rivestimento scenografico legati l’uno all’altro da tiranti d’acciaio devono fare i conti con il maestrale, che senza la manutenzione necessaria ne fa strage. Vetri ovunque, in terra e nell’acqua.
Dicono che sono sciocchezze: con un milione e mezzo si rimette tutto a posto. Sarà. Per la bonifica a mare, poi, si sarebbero trovati undici milioni: dice Comiti che bastano. Speriamo abbia ragione. Ma come, e soprattutto quando cominceranno a risolvere questa grana, è impossibile saperlo. Non si sa nemmeno chi dovrebbe occuparsene. Forse la Regione? Qualche ministero? Oppure il Comune? E il concessionario? Si dovrà fare una nuova gara? Adesso ci sarebbe una specie di protocollo d’intesa da discutere, ma alla riunione convocata un mese fa i rappresentanti della Regione Sardegna non si sono presentati.
E il nostro mezzo miliardo di euro sta lì a marcire.