Corriere della Sera, 23 marzo 2015
Ren Jianxin, dalle teiere alla Pirelli. Così il re della chimica cinese ha conquistato l’Italia
L’operazione Pirelli, vista dai pianificatori dell’economia cinese, riassume la strategia della «nuova normalità» e il rapporto tra Partito-Stato e libero mercato. Il presidente di ChemChina, Ren Jianxin, 57 anni, sta guidando il gruppo (che è il primo nella chimica cinese e il 19° al mondo, con 140 mila dipendenti) in una campagna aggressiva di espansione all’estero per ottenere tecnologia, capacità di management e accesso ai mercati.
C’è qualcosa che ricorda l’imprenditorialità italiana del dopoguerra in gente come Ren: la capacità di adattamento e l’intuizione. La guerra, per la generazione di Ren, è stata la Rivoluzione culturale che spedì milioni di giovani nelle campagne per rieducarsi. L’uomo al vertice dell’operazione Pirelli, dopo aver zappato per un po’, laureato in economia, ha cominciato lavorando per l’Istituto di ingegneria chimica del ministero dell’Industria e nel 1984 gli capitò per caso di sapere che ogni anno otto milioni di tonnellate di carbone venivano sprecate per le incrostazioni delle caldaie. Al giovane funzionario venne in mente di aver letto qualcosa di utile in materia: uno studio su un acido con particolari doti detergenti. Quella pratica giaceva inutilizzata con migliaia di altre negli scaffali dell’istituto. Ren pensò che era il caso di rischiare: «Ottenni dal ministero un prestito di 10 mila yuan (circa 15 mila euro di oggi) e con sette compagni fondai la BlueStar, azienda per la pulizia chimica». All’inizio, il detergente usato dalla BlueStar serviva a pulire le teiere dei cinesi nella povera provincia del Gansu: 20 centesimi di yuan a intervento. Ma visto che funzionava, l’azienda passò a ripulire caldaie e poi gli impianti industriali, compreso il poligono di lancio del progetto spaziale cinese.
Il secondo passo è stata l’acquisizione di decine di industrie statali decotte, svendute dai vari governi provinciali cinesi all’inizio degli anni 90. Ren ne ha rastrellate 107. Ma non si è compiaciuto di essere divenuto un capitano d’industria nella nuova superpotenza Cina.
«Sì, la Cina è la seconda economia mondiale, ma crolla sotto l’80° posto se si considera il Pil pro capite; e lo stesso accade nell’industria chimica», dice. Questa frase è ripetuta sovente dal premier Li Keqiang ora che Pechino cresce «solo» del 7 per cento l’anno: per questa realtà è stato lanciato lo slogan «nuova normalità», che prevede il rafforzamento dei consumi interni e l’espansione all’estero con industrie di qualità.
Ren Jianxin è stato anche dirigente della Lega della Gioventù comunista, lo stesso centro di potere dal quale viene Li Keqiang. E non è casuale che il manager metta in pratica sul campo globale la strategia del governo centrale. Consolidamento dell’industria per combattere le inefficienze e l’eccesso di produzione che affliggono il mercato interno. Ed espansione all’estero. ChemChina è stata costituita nel 2004 come impresa di proprietà statale, con il rientro della BlueStar nel Ministero dell’Industria chimica. Il vecchio prestito di 10 mila yuan al compagno Ren dunque ha fruttato bene ai pianificatori statali.
ChemChina nel mondo ha già acquisito aziende importanti in Francia, Israele, Australia e Norvegia. Nel 2007 ha ottenuto anche investimenti per 600 milioni di dollari dal fondo di private equity americano Blackstone. Sono acquisizioni selettive, mirate a creare sinergie vantaggiose per entrambe le parti, assicura Ren: «Noi vogliamo ottenere tecnologia industriale e capacità di management internazionale».
Funzionerà con Pirelli? «Guidare bene un’azienda significa essere bravi manager di persone, noi sappiamo che è bene non rimpiazzare i dirigenti locali, se scelgono di restare», ha promesso in passato il presidente di ChemChina.