la Repubblica, 23 marzo 2015
Una lieve ischemia per Erri De Luca. Lo scrittore si è sentito male durante un’arrampicata. Poco prima aveva denunciato sull’Huffington Post il silenzio del mondo intellettuale italiano nei suoi confronti
Tutto si è concentrato in poche ore. Proprio ieri Erri De Luca è intervenuto sull’ Huffington Post per denunciare il silenzio del mondo intellettuale italiano nei suoi confronti e dopo poco tempo è stato ricoverato in ospedale per un malore avuto durante una arrampicata a Gaeta. Ora si trova a Latina, ricoverato in neurologia, in seguito a un probabile attacco ischemico transitorio. Solo poco tempo prima, venuto a conoscenza dell’adesione del presidente François Hollande all’appello in sua difesa promosso dagli intellettuali francesi, non aveva risparmiato ai suoi colleghi parole dure: «Il ceto intellettuale italiano si astiene dai temi scottanti e fa peccato d’omissione: forse per paura, per conformismo, per invidia». Antonio Pennacchi, che sulla questione dell’alta velocità ha idee molto diverse dall’autore del pamphlet La parola contraria, appena ha saputo che De Luca era all’ospedale di Latina si è precipitato a vedere come stava. Arrivato in serata all’ospedale, intorno alle sette, lo ha trovato sveglio, ed è riuscito anche a parlare con lui per pochi minuti: «Mi ha detto che va meglio. È cosciente. Il chirurgo mi ha spiegato che hanno fatto la tac cerebrale ed è risultata negativa». Dall’ospedale fanno sapere che la situazione non è peggiorata e che per il momento lo scrittore resterà a Latina anche se i familiari starebbero pensando di trasferirlo a Roma.
La domenica mattina per De Luca è iniziata in modo agitato. Ha incassato la solidarietà del presidente francese, ma ha dovuto prendere atto che l’appoggio internazionale sembra non aver eco in Italia. Lo ha fatto a modo suo, da scalatore brusco, disavvezzo alle edulcorazioni. E mentre lui è sul banco degli imputati a Torino per aver detto che «la Tav va sabotata», ha ribaltato la questione e su quel banco ci ha messo il mondo culturale nazionale accusandolo di peccato di omissione: «Esiste ed è sempre esistito il peccato di omissione. Parlo della tradizione cristiana, quando nella preghiera della confessione si ammette di peccare in pensieri, parole, opere e omissioni. Ecco, l’omissione è un peccato che in alcuni casi, come l’omissione di soccorso, diventa persino reato».
La questione si trasforma così in un affaire culturale, che vede la Francia e l’Italia su due fronti opposti. Da una parte gli scrittori transalpini che, partendo dalle pagine di Libération, hanno promosso l’appello “Liberté pour Erri De Luca”. Dall’altra i nostri, trincerati nel silenzio. De Luca lo dice a chiare lettere: sono “pochissimi” quelli che lo hanno sostenuto, “numerabili”. Parla di opinione pubblica “ammutolita”, di conformismo, paura, invidia. Hollande si è espresso molto esplicitamente: «Non posso intervenire negli affari giudiziari, ma a nome della Francia posso sostenere la libertà d’espressione. Questo vale per gli scrittori francesi ma anche per gli stranieri. Gli autori non possono essere perseguiti per i loro testi». Tra i nomi internazionali firmatari dell’appello ci sono Salman Rushdie, Paul Auster, Antonio Muñoz Molina e naturalmente i due editori di De Luca in Italia e Francia, Carlo Feltrinelli e Antoine Gallimard. Siamo a trecento adesioni, si è costituito un comitato internazionale anche a Barcellona. Tutti per ricordare che il reato d’opinione non è perseguibile. Che gli autori non possono essere perseguiti per i loro testi. In Italia però tutto tace. Tanto che Le Monde ha scritto addirittura che De Luca «non è profeta in patria». L’appello vorrebbe indurre la società franco-italiana Ltf (Lyon-Turin Ferroviaire), che ha denunciato lo scrittore, a ritirare la propria azione giudiziaria. La République ha tra i suoi valori fondanti la libertà d’espressione, lo ha dimostrato dopo Charlie Hebdo e non è la prima volta che adotta intellettuali perseguitati in altri paesi. La prossima udienza del processo è fissata il 20 maggio. Antonio Pennacchi fa mea culpa: «Uno scrittore è libero di scrivere quello che vuole. Un’omissione rispetto alla solidarietà nei confronti di De Luca, è vero, c’è stata. Ma sulla Tav sono a favore. Sono un industrialista, sto dalla parte del progresso e dello sviluppo». Un po’ di tempo fa era stato creato l’hashtag #iostoconErri, poi è caduto il silenzio. Aspettiamo di vedere se nei prossimi giorni anche i nostri scrittori sceglieranno di parlare.