La Stampa, 20 marzo 2015
Il ministro che vendeva bibite a San Siro e sognava di fare il sindaco. Ma poi ha incrociato Cl, Berlusconi e Alfano... Ritratto di Maurizio Lupi, ministro ormai per poche ore
Ho venduto bibite a San Siro, dato ripetizioni, insegnato religione in una scuola media al quartiere Tessera, ho fatto pure l’autista, anche se non mi piaceva molto guidare…». Le umili origini dell’uomo che voleva diventare sindaco di Milano e ora si deve dimettere da ministro, non si discutono. Come nemmeno la simpatia e la carica umana che lo hanno portato ad essere popolare nelle piazze e nei mercati di una città dove tutt’ora, se vuoi diventare qualcuno, è meglio cominciare dal basso. Legato per sempre alla periferia della sua gioventù, Olmi di Baggio, estremo nordovest, Maurizio Lupi, 55 anni, è un piacione con la faccia da eterno ragazzo, un po’ come Gianni Morandi quando andava a prendere il latte: sorriso sveglio e battuta pronta.
Il bel fieu
«Sempre stato un bel fieu, come diciamo noi a Milano, molto apprezzato dal pubblico femminile», racconta l’ex sindaco Gabriele Albertini che lo ebbe come assessore all’Urbanistica: «Un collaboratore efficiente e leale». Davanti alla regina Elisabetta, mentre gli altri s’inchinavano, l’assessore all’arredo urbano Lupi le rivolse la fatidica domanda: «Do you like piazza Scala?». Lei sorrise ammirata. Quando però la Procura gli mandò un avviso di garanzia per una cascina ceduta a prezzo di favore a una Ong legata a Cl, Lupi corse nell’ufficio di Albertini e scoppiò a piangere: «Gli diedi il mio fazzoletto e gli rinnovai la mia fiducia». Effettivamente Lupi venne assolto con tutti gli onori. Festeggiò andando a correre con gli amici, tra cui Linus, colonna di Radio Deejay.
Il runner che amava i Rolex
Runner impegnato e pluridecorato alla maratona di New York, per Lupi gli anni passano ma la voglia di emergere resta. Forse è stato un po’ questo il problema del “Mauri” che dagli Olmi, dove ha ancora casa, mutuo e famiglia, è arrivato correndo fino in Parlamento, e poi al governo, abbagliato dal fascino scafato di Ercolino Incalza e dal metallo scintillante dei Rolex. Quasi un vizietto, visto che il nome di “Maurizio L.” comparve vicino a quello di “Roberto Form.” in un elenco di regalie e Rolex distribuito agli amici dal defunto re delle discariche lombarde Giuseppe Grossi, arrestato per aver gonfiato le bonifiche a Santa Giulia.
L’incontro con Cl
Papà operaio socialista, mamma casalinga, Lupi scopre la sua strada frequentando la parrocchia degli Olmi, dove conoscerà un paio di ragazzi svegli e sfegatati milanisti come lui, diventati negli anni ’90 esponenti di spicco di Cl: Antonio Intiglietta, potente assessore comunale e uomo della Compagnia delle Opere, e Antonio Simone, diventato assessore regionale negli anni d’oro di Formigoni, arrestato in seguito per lo scandalo della Fondazione Maugeri insieme a Pierangelo Daccò. Al gruppetto degli “Olmi” si aggiunge Francesco Cavallo, detto Frank, presidente del Cda di Centostazioni, arrestato nell’inchiesta su Incalza che avrebbe pagato un biglietto aereo alla moglie di Lupi.
Tutti ciellini, tutti laureati in Scienze Politiche alla Cattolica. Maurizio si fa le ossa prima al marketing del settimanale ciellino “Il Sabato”, poi capo ufficio stampa di Fiera Milano e approda in politica dopo Tangentopoli. Eletto nell’ultima lista Dc, passa al Cdu e poi a Forza Italia. Nel ’97 entra nel gruppo degli «assessori intelligenti» di Albertini, con Sergio Scalpelli, ex Pci, poi indipendente, che lo ricorda con affetto: «Se Berlusconi avesse avuto il coraggio di candidare Lupi al posto della Moratti, avrebbe battuto Pisapia». Invece il Mauri si deve accontentare del Parlamento. Berlusconiano appassionato, a volte quasi più del capo, il suo momento arriva nella breve stagione di Enrico Letta quando servono facce nuove: la sua è perfetta. Diventa ministro delle Infrastrutture e da lì, insieme ad Alfano, compie la metamorfosi. Abbandona il Cavaliere lanciando il Nuovo centrodestra. E tradisce pure Letta, correndo da Renzi. Gli altri cadono, lui resta imbullonato alle Infrastrutture.