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 2015  marzo 20 Venerdì calendario

Stamattina Maurizio Lupi si dimette da ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Prima riferirà alla Camera sull’inchiesta relativa alle Grandi Opere (in cui non è indagato), poi salirà al Quirinale

Stamattina Maurizio Lupi si dimette da ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Prima riferirà alla Camera sull’inchiesta relativa alle Grandi Opere (in cui non è indagato), poi salirà al Quirinale. Lupi, milanese e milanista, 56 anni, sposato con tre figli, ha raccontato questo momento della sua vita ieri a Bruno Vespa. La tempesta che lo ha travolto è nota: dalle intercettazioni telefoniche, raccolte nell’indagine sulle ipotetiche tangenti pagate dai costruttori a grandi burocrati e uomini politici, è uscito fuori che Lupi sembra aver raccomandato il figlio per un’assunzione e anche se questa richiesta non ha alcun rilievo penale, c’è anche la storia del Rolex regalato, sempre a questo figlio Luca (valore 10 mila euro), da Stefano Perotti, secondo i magistrati, che l’hanno messo in carcere, il capo dei corruttori. Infine Franco Cavallo – altro superburocrate: presidente, fino a ieri, di Centostazioni – avrebbe pagato al sarto certi vestiti ordinati da Lupi e da suo figlio e, un’altra volta, il biglietto aereo a Manuela, la moglie di Lupi, che voleva partecipare a una convention di Ncd a Bari. Possono sembrare minuzie, tanto più se paragonate al valore degli appalti che i supposti corruttori si garantivano o credevano di garantirsi in questo modo (si parla di costi gonfiati fino al 40%, 51 gli indagati, 4 arrestati). Pure l’insieme delle cose italiane è tale che Lupi, dopo un lungo incontro con Renzi e Alfano (il capo del suo partito, Ncd), ha dovuto abbandonare la resistenza iniziale e annunciare che se ne sarebbe andato. Ma sentiamo cosa ha dichiarato.

Sentiamo.
«Domani (oggi, ndr), al termine dell’informativa in Parlamento, rassegnerò le mie dimissioni. Quando ti vedi tirato in ballo, non so per che cosa, la decisione migliore è questa. Credo che forse un mio gesto — che non vuole dire ritirarmi alla politica, perché non c’è bisogno di una poltrona per fare politica — e questa mia decisione rafforzeranno l’azione del governo. No, non ho mai avuto favori o ricevuto qualcosa per il servizio della mia funzione. Io ho chiesto a Incalza (il più potente dei superburocrati coinvolti, storico dirigente dei Lavori Pubblici, ndr) dei suggerimenti per Luca, non delle consulenze. Poi Incalza ha chiamato Perotti ma questo non può essere addebitato a me. Quanto all’orologio Rolex: mio figlio ha ricevuto un regalo per la sua laurea da un amico. Io non mi sono sentito di dire al ragazzo “restituisci l’orologio”. Non lo so, forse ho sbagliato. Quando ti vedi tirato in ballo, pur avendo valutato i magistrati che non ho alcuna responsabilità, vedi tirato in ballo tuo figlio, gli amici... Ma perché tirare in ballo la mia famiglia? Franco Cavallo è un mio carissimo amico e rimane un mio carissimo amico. Se ha sbagliato, pagherà», ha spiegato Lupi.

Chi metteranno alle Infrastrutture?
Lupi ha detto: «Credo che sia interesse di Renzi, come presidente del Consiglio e segretario del Pd, non indebolire la coalizione, dando così meno peso alle ragioni per cui è nato questo governo, che non è un monocolore Pd». Ieri si parlava di Cantone, Moretti o un interim, magari fino alle elezioni. È opinione generale che Ncd, nell’esecutivo, sia sovrarappresentata. Ma i suoi voti servono.

• È stato Renzi a costringere Lupi alle dimissioni?

Il premier segretario non ha mai coperto il suo ministro. E Lupi ha raccontato la cosa così: «Renzi mi ha detto: “Io non ti ho mai chiesto né ti chiederò mai le dimissioni perché non posso chiederle. Io dico che è una tua decisione». Lupi ha aggiunto: «Lo ripeto: né il segretario del Pd, né il presidente del Consiglio (che sono la stessa persona, ndr) mi hanno chiesto le dimissioni». Renzi però gli aveva annunciato che, al momento del voto sulla mozione di sfiducia, avrebbe lasciato ai suoi libertà di coscienza. In pratica era sicuro che lo avrebbero abbattuto.

• Perché?

La mozione sarebbe stata presentata al Senato da Sel e dal Movimento 5 Stelle. La sinistra del Pd l’avrebbe certamente votata. Al Senato la maggioranza è risicata, quindi il destino di Lupi era segnato. Ma, evitando la conta sul suo nome, il nostro quasi ex ministro ha evitato che il caso si allargasse fino a coinvolgere il governo. Senza una presa di distanza netta, Renzi sarebbe potuto cadere. E alle elezioni l’avrebbe pagata in termini di voti.

• Renzi, a suo tempo, aveva preteso che la Cancellieri si dimettesse per via delle telefonate a Ligresti. Era il governo Letta e la Cancellieri dovette andarsene.

Sì, l’episodio è stato subito ricordato a Renzi polemicamente, con l’intento di mostrargli che adoperava due pesi e due misure. Anche per questo, benché cosciente della grande forza che sta dietro a Lupi (Comunione e Liberazione), ha dovuto rassegnarsi e mollarlo. Ieri sera da Bruxelles il premier ha commentato così: «La scelta di Maurizio è una scelta saggia per sé, per Ncd, per il governo». L’ex ministro dovrebbe diventare capogruppo alla Camera di Ncd.