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 2015  marzo 19 Giovedì calendario

L’ultimo atto di Winston Churchill, il declino di un leader

Il 24 gennaio 1965 scomparve Churchill (sono passati 50 anni, ma non mi sembra che i nostri media se ne siano ricordati) che – come sappiamo – concorse a vincere la guerra in modo determinante. Quando gli Inglesi, al termine del conflitto mondiale, elessero un progressista (lui era un conservatore), egli rispose alla moglie, che gli faceva osservare di avere comunque perso: «No, mia cara, ha vinto la democrazia». Le chiedo il motivo di quella scelta dei cittadini inglesi. Forse perché avevano contato troppe vittime?
Piero Campomenosi
pierocampomenosi@libero.it

Caro Campomenosi,
Alla fine della Seconda guerra mondiale Winston Churchill era amato e ammirato. Ma non tutti i suoi connazionali avevano dimenticato che in alcune delle sue incarnazioni ministeriali, prima e dopo la Grande guerra, aveva reagito alla proteste sociali con durezza. Qualcuno ricordava ancora che nel 1910, quando era ministro degli Interni, non aveva esitato a inviare una unità militare nel Galles, dove i minatori avevano proclamato uno sciopero a oltranza, e che altrettanto dura fu la sua reazione a un altro sciopero nel 1926, quando era cancelliere dello Scacchiere (ministro del Tesoro). L’uomo che aveva governato la Gran Bretagna nel momento del maggiore pericolo non era necessariamente il più adatto a governare il Paese in tempo di pace.
Come quella combattuta vent’anni prima, la Seconda guerra mondiale aveva creato nuove aspettative sociali. I giovani che avevano rischiato la loro vita non volevano tornare a vivere e a lavorare in un Paese dove i ceti sociali più ricchi e influenti avevano una posizione privilegiata nella gerarchia sociale. Volevano più eguaglianza, più diritti, una vita migliore per se stessi e per i loro figli. Il problema era già stato affrontato da un comitato che si era riunito nel 1941 sotto la presidenza di un economista «liberal», Lord Beveridge, direttore della London School of Economics fino al 1937. Il piano approvato dal comitato e adottato dal partito laburista, prevedeva l’assistenza del cittadino, sul piano sanitario e previdenziale, «dalla culla alla tomba». Uno dei primi provvedimenti varati dal Governo di Clement Attlee, dopo la vittoria elettorale, fu l’istituzione di un sistema sanitario nazionale. Vi furono anche molte nazionalizzazioni volute dall’ala più massimalista del socialismo britannico. Ma il fattore che maggiormente caratterizzò in quel momento il programma del governo laburista fu il Piano Beveridge.
La carriera politica di Churchill, nel frattempo, non era finita. Fu leader dell’opposizione fino al 1951 e tornò alla guida del governo sino al 1955, quando gli inglesi sapevano che il leader conservatore avrebbe accettato, senza radicali mutamenti, lo Stato previdenziale creato dal suo predecessore.