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 2015  marzo 19 Giovedì calendario

Nelle intercettazione dell’inchiesta sulle grandi opere compare anche l’ex tesoriere Ds Ugo Sposetti, che segnalava persone a un indagato

Nella richiesta di applicazione di misura cautelare firmata dai magistrati di Firenze nell’inchiesta “Sistema” compaiono telefonate e incontri di uomini del Pd. Spunta anche il nome del tesoriere di Ds e Ulivo, il sessantottenne Ugo Sposetti, come ai tempi dell’inchiesta sulla scalata Bnl da parte della banca “rossa” Unipol. Scrivono i pm: «Dalle attività di intercettazione in corso emerge, inoltre, che Giulio Burchi (uno degli indagati, ndr) è soggetto molto vicino al senatore Sposetti Ugo, per il quale si attiva in più occasioni al fine di reperire incarichi in favore di persone indicategli dallo stesso Sposetti, tanto che in una conversazione tra Burchi e Sposetti, il primo afferma “non faccio altro che fare l’ufficio di collocamento”».
In attesa che il lavoro su segnalazione di un parlamentare del Pd entri in un articolo del Jobs act, conviene annotare che l’altra grande passione dei compagni, come evidenziano le carte, è quella di intrufolarsi negli affari legati alle Grandi opere.
Il caso più emblematico riguarda la costruzione dell’Autostrada regionale cispadana (Arc), 67 chilometri tra Reggiolo Rolo e Ferrara. I principali soci dell’Arc spa sono l’Autostrada del Brennero, l’impresa Pizzarotti e la Coopsette di Reggio Emila, già pesantemente coinvolta nella prima tranche di questa inchiesta, quella che portò all’arresto dell’ex presidente dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti. Le danze ruotano intorno all’imprenditore Stefano Perotti, arrestato lunedì, a cui i politici promettono la direzione dei lavori delle opere da realizzare. Una proposta che per i magistrati configura il reato di corruzione. In cambio Perotti avrebbe «garantito un favorevole iter delle procedure amministrative» grazie al solido «rapporto corruttivo» con l’ex capo della struttura di missione del ministero delle Infrastrutture, quell’Ercole Incalza rinchiuso ora a Regina Coeli. Si legge nella richiesta: «È ben singolare il modo con cui Perotti Stefano manifesta l’interesse ad ottenere la direzione dei lavori per la realizzazione dell’opera: egli infatti si rivolge a Peri Alfredo, assessore della Regione Emilia Romagna alle Infrastrutture materiali ed immateriali e ai Trasporti, nonché al consigliere regionale dell’Emilia Romagna Fiammenghi Valdimiro». E gli inquirenti aggiungono: «I contatti di Perotti con i predetti esponenti politici Peri e Fiammenghi (entrambi indagati, ndr) sono costanti e fanno comprendere come lo stesso Perotti, pur non avendo alcun incarico formale, si stia attivando proprio in relazione a tale “grande opera”, addirittura fornendo informazioni agli stessi, come risulta dalle conversazioni intercettate». Fiammenghi non è un personaggio di contorno: è uno del «Tortello magico» di Pier Luigi Bersani, uno dei tre uomini a lui più vicini. Grazie alle due nuove conoscenze Perotti può chiamare direttamente il presidente dell’Arc Graziano Pattuzzi (pure lui indagato), altro democratico di lungo corso, ex sindaco di Sassuolo ed ex presidente della provincia di Modena: «Chiamo da parte dell’assessore Peri... (…) che mi ha dato il suo numero (…) per un eventuale appuntamento... per parlare della Cispadana (…) guardi noi facciamo direzione lavori, principalmente project management e controllo della sicurezza e parlando con l’assessore mi aveva detto di contattarla per vedere se potevamo darvi contributi già in questa fase». Ossia prima dello sblocco dell’opera.
Perotti, grazie a Coopsette (socio di Arc) aveva già ottenuto la direzione dei lavori per un tratto della Tav. Ma la sua struttura nelle intercettazioni è bollata come uno «stipendificio», «dove si piglian soldi senza fare un cazzo». Chi lavora con lui, al telefono, definisce il rapporto con Coopsette «un peccato originale» e prevede «che i nodi verranno al pettine».
Nonostante questi piccoli inconvenienti l’ingegnere lavora volentieri con la sinistra e, a nome di Peri, contatta anche il procuratore della società Autostrada del Brennero spa. Ma nulla si fa per niente e Peri inizia a scrivere sms a Incalza: «Vista bozza dello Sblocca Italia. Non vedo Cispadana, Ferrara/Mare e Passante Bo...». Il grand commis lo invita al ministero. Perotti tranquillizza Fiammeghi («tutto positivo»), quindi lo informa che alle Infrastrutture potrebbe incrociare Alfredo Peri. L’ex assessore invia a Incalza un altro messaggino sul finanziamento della Cispadana. Un sms che sembra l’elenco dei compiti da fare a casa: «Nella bozza che mi hai dato, la Cispadana va spostata nell’elenco dal 15 in poi. I 400 M possono essere programmati dal 2016 in poi con de fiscalizzazione. Su Ravenna ti cercherà D. M. x venirti a parlare x il Cipe di settembre». Anche Perotti, al cellulare, perora la causa con Incalza: «Ciao... (…) ascolta Sblocca Italia (…) dentro allora c’è Passante e Cispadana?». L’ex superburocrate risponde che la Cispadana sarà inserita nella Legge di Stabilità. La notizia ingolosisce Peri, che chiama Incalza: «La Cispadana la metti nella Legge di Stabilità? (…) Perchè io stasera alle 6 vedo Lupi (ministro delle Infrastrutture ndr) a Bologna viene lui». L’interlocutore conferma.
Nella loro richiesta di arresto per Incalza i magistrati di Firenze dipanano anche i suoi rapporti con un altro “compagno” di lungo corso, il diessino Antonio Bargone, ex sottosegretario di Stato al Ministero delle Infrastrutture con i governi Prodi e D’Alema, già proconsole pugliese del lìder Maximo, da maggio 2014 presidente della consortile “Ilia Or-Me”, incaricata dell’arteria viaria Orte-Mestre, opera da 10 miliardi. Per i pm «i rapporti tra l’Incalza ed il Bargone sono assolutamente confidenziali, come risulta dal tenore delle conversazioni intercettate. Addirittura, l’Incalza si lamenta con il Bargone – e sembra chiederne l’intervento – allorché, nel giugno 2014, l’onorevole Francesco Boccia fa un’interrogazione parlamentare che lo riguarda». Incalza si rivolge a Bargone anche dopo un’intervista sgradita dello stesso Boccia: «Avvisiamo D’Alema». L’ex capo della struttura di missione chiama l’ex parlamentare dalemiano anche dopo la bocciatura di un emendamento «vitale per lo sviluppo dell’appalto per la realizzazione dell’autostrada Orte-Mestre». Bargone si accende: «Io mo vado alla Camera e vediamo che succede». Successivamente chiede a Incalza se le opere che lo interessano siano nello Sblocca Italia e Incalza gli spiega che «non c’è la Tirrenica e penso salterà pure la Pistoia Lucca». Bargone non si dispera: «Ah! Senti, ma la norma della Orte Mestre c’è ancora?». Quella per sua fortuna è rimasta: «Sì, sì» conclude Incalza.