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 2015  marzo 19 Giovedì calendario

Via libera del Senato al divorzio breve: da sei mesi a un anno per dirsi addio. Ora c’è solo da attendere il sì della Camera in terza lettura

Lunghi i tre anni di separazione, spesso tra dissapori, recriminazioni, conflitti, ricatti reciproci, che una coppia ormai scoppiata era tenuta finora a far trascorrere prima di ottenere il divorzio. E spesso con conseguenze negative a carico dei figli. Ma le cose dovrebbero cambiare presto, ieri il Senato ha infatti approvato, in seconda lettura, la legge che riduce il periodo di separazione prima del divorzio a sei mesi in caso di richiesta consensuale o a dodici se la coppia dovrà ricorrere al giudice. Per il via libera definitivo al”divorzio breve“c’è ancora da attendere il sì della Camera in terza lettura, che i proponenti della legge, passata quasi all’unanimità a palazzo Madama (228 sì, 11 no, 11 astenuti), hanno coralmente sollecitato. Assieme all’accorciamento della separazione, il ddl approvato ieri anticipa lo scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi al momento in cui il giudice li autorizza a vivere separati.
Il relatore della legge, Rosanna Filippin (Pd) si è invece vista costretta, per il netto disaccordo dei colleghi del Ncd e qualche dubbio anche tra i cattolici dem, a stralciare un emendamento che introduceva nella legislazione anche il divorzio diretto, meglio conosciuto come divorzio lampo. Con esso, una coppia consenziente, senza figli minori o non autosufficienti, avrebbe potuto presentarsi consensualmente dal giudice e ottenere subito il divorzio evitando il periodo di separazione. La Filippin, espressa «l’amarezza per non essere arrivati al divorzio lampo», che intende in ogni caso ripresentare con un ddl autonomo, ha comunque manifestato «soddisfazione per una riforma che tantissimi italiani chiedevano e attendevano da anni. Finalmente si è giunti a modificare una normativa che risale al 1970. Da allora – ha osservato la senatrice – i tempi sono cambiati ed era necessario da parte della politica un aggiornamento per essere al passo con gli altri Paesi europei».Identici sentimenti sono stati espressi da numerosi esponenti del Pd, soprattutto donne. La vicepresidente del Senato Valeria Fedeli parla di «nuova stagione per i diritti civili», augurandosi una «indispensabile riflessione sull’utilità del divorzio diretto», mentre la sua collega Francesca Puglisi ha sottolineato «l’inizio di una primavera dei diritti».
VOTI IN DISSENSO
Soddisfazione anche nel Ncd-Ap, ma soprattutto perché, come sottolinea il capogruppo Renato Schifani, con l’accantonamento del divorzio lampo, «si è evitato il divorzio modello Las Vegas che avrebbe condotto a un eccesso di deresponsabilizzazione dei coniugi». Voto in dissenso dal gruppo di Ap del senatore Giuseppe Marinello che non si è unito ai colleghi ritenendo che «nel nostro Paese si stia scientemente operando per il dissolvimento della famiglia». Sentimento condiviso da Maurizio Gasparri, il quale affermando che «la banalizzazione del vincolo matrimoniale non aiuta la società», ha anch’egli votato difformemente dal gruppo di FI. Gruppo nel quale però figurano alcuni dei più accesi sostenitori del divorzio lampo, come la senatrice Elena Centemero che rimprovera il Pd «per non avere avuto il coraggio di andare fino in fondo con il divorzio immediato».