La Stampa, 19 marzo 2015
Parla la scienziata e senatrice Elena Cattaneo, da sempre contraria al metodo Stamina: «Un processo pubblico avrebbe fatto capire meglio la gravità dei loro reati. Mi batterò sempre contro i ciarlatani»
“Un processo pubblico avrebbe fatto capire meglio la gravità dei loro reati”
La senatrice Cattaneo: “Mi batterò sempre contro i ciarlatani”
Senatrice Cattaneo, il bilancio finale della sua lunghissima battaglia di verità è: un anno e dieci mesi di pena per l’inventore del cosiddetto metodo Stamina, neanche un giorno di carcere, nessun risarcimento per le vittime. Ma la truffa adesso è certificata come tale. È abbastanza?
«Non entro nel merito giuridico. Penso che il patteggiamento limiti una conoscenza puntuale e diffusa dell’enormità delle condotte che queste persone hanno realizzato. Il processo, con la sua pubblicità, sarebbe stato un momento di controllo democratico ulteriore per tutti i cittadini. Detto questo, mi pare che tra condanne e patteggiamenti la giustizia non salvi proprio nessuno. E questo è un punto fermo».
Appena uscito dall’aula, l’avvocato di Davide Vannoni ha dichiarato: «La giustizia ha fatto il suo corso, ma la scienza ancora no. Confidiamo in altri riscontri. Se dimostreranno che la terapia funzionava, chiederemo la revisione del processo». Che effetto le fa questa eterna messa in discussione tipica italiana?
«È una classica strategia retorica degli antiscientisti: “Se non l’hai provato ieri e non puoi provarlo oggi, dì che accadrà domani, un domani in cui nessuno potrà smentirti”. In altre parole, l’avvocato di Davide Vannoni dice che quando sarà dimostrato che la Terra è al centro dell’universo lui proporrà un nuovo processo a Galileo».
E infatti Vannoni, per voce dei suoi avvocati, dice addirittura che la scienza esce mortificata da questa sentenza. Cosa risponde?
«Non so a che titolo parlino di scienza. Le accuse sono state di associazione per delinquere aggravata e finalizzata alla truffa. La scienza nel processo non c’è mai entrata né del resto era presente nel “non” metodo».
Non si è stancata di combattere per ristabilire princìpi ovvi?
«No».
Cosa si sente di dire a quelle vittime che adesso si ritengono beffate?
«Mi dispiace. Mi addolora».
Lei ha sempre cercato di trovare anche delle responsabilità politiche: si possono definire chiare?
«La relazione dell’indagine conoscitiva su Stamina svolta dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato dice tutto quel che c’è da sapere. Ne consiglio vivamente la lettura».
Mettiamola così: come ha fatto Vannoni a somministrare in un ospedale pubblico una truffa approvata dal Parlamento?
«Stamina è entrata in un ospedale pubblico per “vie traverse”, e ci è entrata prima dell’intervento del Parlamento. Il Parlamento ha poi approvato una sperimentazione impossibile perché senza metodo. I motivi all’origine di quell’ingresso e di quella attività in un ospedale pubblico hanno portato ad un processo penale con rinvii a giudizi, patteggiamenti e condanne».
L’Italia ha gli anticorpi per evitare casi analoghi?
«Mentirei se dicessi che ne ho la certezza. Continuerò a fare la mia parte, insieme a molti altri, affinché il sistema immunitario istituzionale sia forte».
A chi si rivolgeranno, adesso, i pazienti in cerca di miracoli impossibili?
«Probabilmente continueranno a interrogare motori di ricerca. Il rischio di incappare in pericolose truffe è alto. Allo Stato e alle istituzioni medico-scientifiche l’onere di non abbandonarli e promuovere la ricerca vera. I media siano nei confronti dei ciarlatani quei cani da guardia che dovrebbero essere nei confronti del potere».
Si stupirebbe di veder ricomparire Vannoni, fra qualche anno, in una clinica privata di qualche parte remota del mondo?
«Spiacerebbe».
Alla fine, qual è la cosa che l’ha indignata di più?
«Che il sistema istituzionale abbia impiegato così tanto tempo a capire che si trattava del nulla. I cittadini e i malati sono rimasti fortemente disorientati».
Quali sono oggi le speranze per chi aspetta una cura vera dalle cellule staminali?
«Ci sono. Sono concrete e descritte nell’appendice dell’indagine conoscitiva. Il Paese della vergogna di Stamina è lo stesso Paese in cui i colleghi scienziati e medici Michele De Luca, Graziella Pellegrini e Paolo Rama, si sono visti approvare dall’agenzia regolatoria europea il primo farmaco al mondo a base di staminali. Questa è l’Italia che aiuta i malati. Quella che fornisce chili di prove».