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 2015  marzo 18 Mercoledì calendario

Chi è Stefano Perotti, l’ingegnere considerato dagli inquirenti fiorentini l’architrave di un sistema di potere sulle grandi opere gestito d’intesa con Ettore Incalza. «Non aveva fatto un cazzo nella vita, poi c’è stato il giro della politica» dice di lui la moglie

Ha gli appalti nel sangue Stefano Perotti, il 57enne ingegnere considerato dagli inquirenti fiorentini l’architrave di un granitico, miliardario e tangentizio sistema di potere sulle grandi opere gestito d’intesa con il superpotente ministro ombra dei Trasporti e dei Lavori pubblici, Ercole Incalza. Il padre di Stefano, Massimo, aveva grosso modo la stessa età, 56 anni, quando fu arrestato pure lui per storie di tangenti. Era il 1985 e Perotti senior finì in carcere per quello che fu chiamato lo “scandalo Icomec”, dal nome di un’impresa di costruzioni stradali guidata da Roberto Bisconcini che raccontò ai giudici di essere stato costretto a pagare per avere commesse.
Necci, i socialisti e le lunghe dinastie
Come il figlio, anche papà Perotti era uomo di enorme potere: capo compartimento in Sicilia e subito dopo giovane direttore generale dell’Anas e poi commissario per la Cassa del Mezzogiorno. Il suo sponsor era il socialista Salvatore Lauri-cella, ministro dei Lavori pubblici, protettore anche di Incalza, pure lui a quei tempi socialista, esponente della corrente ferroviaria pugliese di Claudio Signorile. Perotti senior e Incalza si conoscevano bene fin da quando Incalza era il coccolo del presidente Fs Lorenzo Necci da cui aveva ricevuto il compito di avviare la partita dell’Alta velocità. Nel sistema dei trasporti i due agivano in parallelo: a Perotti le strade, a Incalza i treni. Passata la buriana, il Perotti padre pensò che era meglio trasferirsi in Sudamerica dove 86enne vive e solo di rado viene in Italia a trovare Stefano e gli altri figli. Prima di andarsene lasciò una fortuna alla prole sia di beni sia di conoscenze e relazioni, a cominciare da quella dell’amico Incalza. Le chiavi del padre, il figlio le ha usate al meglio con il gruppo Spm Consulting, fondato nel 1984, appena presa la laurea in Ingegneria, proprio un anno prima dell’arresto del babbo. Il ruolo del fortunato lascito paterno è riconosciuto con crudezza dalla moglie di Stefano, Christine Mor, intercettata al telefono con il figlio Philo: “A 25 anni papà... non aveva fatto un cazzo nella vita... papà ha avuto coincidenze fortunate di entrare nel mondo della politica grazie a suo padre, a un certo giro di politica... lavori pubblici, eccetera”. E poi: “Non è detto che in futuro sia sempre uguale a come è stato fino adesso”.
Il buen retiro di Boboli e la maratona
Nato a Roma, Stefano si era spostato a Firenze in una dimora sul punto più panoramico del colle di Boboli che affaccia su un giardino monumentale dove di recente è stato allestito il set per lo spot Calzedonia con Julia Roberts. Perotti riceveva in villa, spesso, i politici. Il 29 novembre scorso ospitò il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che si definisce “amico di famiglia” e che con il figlio Luca, il giorno seguente, corse la maratona di Firenze. Inserendosi nella scia di papà Massimo, in un trentennio Perotti figlio è diventato il punto di riferimento delle grandi opere italiane, acquisendo incarichi e direzioni milionarie, una ventina circa, un’enormità, e facendo a gara con un altro asso pigliatutto, il palermitano Nino Bevilacqua. Il primo, Perotti, si è diviso tra i binari e l’asfalto; Bevilacqua è invece più portato per le strade. Entrambi sono tecnici di casa all’Anas di Pietro Ciucci. I legami tra Perotti e l’azienda delle strade sono rodati, non solo per via paterna. Per esempio tra i dirigenti Spm c’è Vittoriano Picca, ex capo del compartimento Anas di Bari e Potenza, in gioventù socialista pure lui della corrente di Signorile e fedelissimo di un altro personaggio per anni cruciale nell’azienda delle strade, il direttore centrale Michele Minenna, altro pugliese. Un figlio di Vittoriano, Francesco, è dirigente Anas in Liguria, la figlia Elisabetta è al compartimento di Bari. Tra i neo assunti nel gruppo Spm c’è pure Luca Lupi, il figlio del ministro impegnato nella difesa a spada tratta di Ciucci dalle accuse che gli piovono addosso dal Senato dove lo hanno convocato per la terza volta in un mese e dove stanno avviando una commissione d’inchiesta sull’azienda stradale.
Dalla Salerno-Reggio (con morto) alla Metro C
Con l’Anas Perotti ha avuto almeno tre sontuosi incarichi di direzione sulla Salerno-Reggio Calabria, compreso il macro-lotto del viadotto Italia, quello da cui alcuni giorni fa è venuta giù un’impalcatura e c’è stato il morto. E poi la tangenziale di Como. Perotti dirigeva pure i lavori di un’altra grande opera assai discussa: la tratta T3 della metro C di Roma dove aveva soffiato il posto al precedente direttore Enrico Molinari. La T3 va da San Giovanni a Piazza Venezia e ora vorrebbero prolungarla addirittura fino a Vigna Clara. Sono già aperti quattro cantieri: via Sannio, Amba Aradam, Celio e intorno al Colosseo sulla collina Velia e sotto il tempio di Massenzio. Spesa prevista: 6 miliardi di euro.