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 2015  marzo 18 Mercoledì calendario

«Care Olgettine, non posso più pagarvi. È troppo rischioso. Mi spiace tanto. Spero, a processo finito, di potervi rivedere e riabbracciare. Vi voglio bene». Così Silvio Berlusconi ha liquidato le sue ospiti di Arcore. Ad accompagnare le lettere – ora agli atti – c’era anche un bonus da 25mila euro

«Cara, sarai venuta a conoscenza che da alcune settimane sono state depositate le motivazioni relative agli incredibili processi sulle cene a casa mia…». Non è esattamente una struggente lettera d’addio, ma la missiva che Silvio Berlusconi ha scritto il 29 dicembre 2013 alle ragazze che partecipavano alle «cene eleganti» e poi vennero chiamate a testimoniare ai suoi processi per «liquidarle» definitivamente con un bonus da 25 mila euro ciascuna, è percorsa da una vena di triste disappunto. E ora campeggia tra gli atti dell’inchiesta depositati per il tribunale del riesame.
«Inutile dirti – prosegue – che non c’è nessun riguardo per te e per gli altri ospiti delle nostre cene e che continua su di noi l’ignobile denigrazione che tutti assurdamente abbiamo dovuto subire…». Insomma, una grande famiglia in lutto quella del «bunga bunga», vieppiù ora che è stata colpita dall’inchiesta del cosiddetto «Ruby ter» dove viene ipotizzata la corruzione in atti giudiziari per il pagamento delle false testimonianze. Come ha finora accertato l’indagine, in quasi 4 anni, dalle casse di Arcore sarebbero usciti per le giovani, oltre due milioni di euro. E a tutte Berlusconi spiega perché non è più il caso che i pagamenti (circa 2500 euro al mese per ciascuna) continuino. Così come «imposto» dai suoi avvocati. 
«Ma c’è qualcosa in più: c’è che l’aiuto che io, seguendo l’impulso della mia coscienza, ho continuato a dare a te e alle altre ospiti per lenire gli effetti della devastazione che questi processi hanno causato alla vostra immagine, alla vostra dignità, alla vostra vita, rischia di essere incredibilmente strumentalizzato, ipotizzando addirittura dei possibili reati a mio carico ma anche vostro. A questo punto i miei legali, pur comprendendo la generosità e l’altruismo della mia iniziativa, mi invitano con assoluta determinazione a non continuare con il sostegno economico mensile, perché si potrebbe attribuire al mio aiuto e alla mia accettazione una finalità diversa da quella reale. Per queste ragioni sono costretto a sospendere da gennaio ogni mio contributo». E dopo questo colpo, durissimo per alcune ragazze, tanto che molte torneranno alla carica con il povero ragionier Spinelli per battere cassa, il Cavaliere la butta in politica: «Sono sicuro che tu sei consapevole di quale attacco mi è stato inflitto da una magistratura militante che fa uso politico della giustizia per eliminare l’unico ostacolo che si è opposto e che si oppone alla definitiva presa del potere da parte della sinistra. Questa è l’Italia di oggi. Un’Italia senza giustizia, dove per avere giustizia devi rivolgerti alla Corte Europea di Strasburgo, come sto facendo, per correggere l’assurda e indegna sentenza del primo agosto (Mediaset, Cassazione). Mi spiace, mi spiace tanto. Spero a processo finito, di poterti rivedere e riabbracciare. Ti voglio bene, Silvio». Segue firma svolazzante e, per qualche ragazza, anche una piccola frase ricordo scritta a mano. A futura memoria. Soprattutto delle indagini.