Fior da fiore, 18 marzo 2015
Renzi vuole le dimissioni di Lupi • È pareggio tra Netanyahu e Herzog • L’Europa sfida gli Usa: sì alla banca cinese • Un sottufficiale dell’esercito e un’ex bocconiana uccisi a colpi di pistola a Pordenone • Parigi vuole bandire da pubblicità e sfilate le modelle troppo magre • Gli inglesi non sanno più fare il tè
Lupi Matteo Renzi sta tentanto di persuadere Maurizio Lupi a dimettersi, ma il ministro delle Infrastrutture — non indagato ma coinvolto nell’inchiesta sulle Grandi opere (vedi Fior da fiore di ieri) per i favori al figlio — per ora resiste: «Nell’ordinanza della Procura di Firenze non c’è nulla che possa giustificare le mie dimissioni». Dalle carte però emergono situazioni imbarazzanti. Sono decine le telefonate del ministro Lupi allegate agli atti dell’inchiesta di Firenze che ha portato in carcere l’alto funzionario Ercole Incalza e l’imprenditore Stefano Perotti. E dimostrano come sia stato proprio il titolare delle Infrastrutture a chiedere di trovare un lavoro al figlio Luca, da poco laureato in Ingegneria. Non solo. Almeno in un’occasione lo stesso Lupi si sarebbe speso direttamente per garantire a Perotti un incarico per un appalto pubblico. Il presidente dei dem, Matteo Orfini, segnala gli «elementi inquietanti» a carico del ministro del Ncd. Nella minoranza Pippo Civati invita Renzi a chiedere a Lupi quelle dimissioni che reclamò per la Cancellieri (era il governo Letta). Le opposizioni sono già in campo: M5S e Sel presentano una mozione di sfiducia nei confronti di Lupi. Anche Salvini lo invita ad andarsene.
Israele Benjamin Netanyahu evita in extremis la sconfitta nelle urne ma il duello con il centrosinistra finisce in pareggio e il rivale Isaac Herzog afferma che «non è finita perché bisogna contare tutti i voi». Israele esce spaccato dalle elezioni e il capo dello Stato, Reuven Rivlin, chiede un governo di unità nazionale. Gli exit poll per il rinnovo della Knesset (il Parlamento israeliano) assegnano a Netanyahu 27 parlamentari, quanti ne ha il centrosinistra di Isaac Herzog e Tzipi Livni. Ma in più Netanyahu ha un vantaggio tattico: ha più alleati, e con più seggi. Naftali Bennet di Casa Ebraica con 8, Avigdor Lieberman di Israel Beitenu con 5 seggi e gli 11 seggi dei partiti religioni Shas e Unione della Torà si aggiungono infatti al corteggiamento di Kulanu, il nuovo partito guidato dal suo ex ministro Moshe Kachlon, che è la vera sorpresa del voto raggiungendo quota 10 seggi. Ciò significa disporre di un’alleanza potenziale maggiore del Campo Sionista di Herzog che, pur partendo dagli stessi 27 seggi, ha come unici alleati l’estrema sinistra del Meretz con 5 seggi e Yesh Atid di Yair Lapid con 12 seggi con Kachlon in bilico. È il confronto fra le coalizioni possibili a far dire a Netanyahu che «è stata una grande vittoria». Dalla sua, Herzog ha un exploit politico innegabile: due mesi fa nessuno lo prendeva sul serio come rivale di Netanyahu mentre ieri sera ha chiuso il match pareggiando nel numero degli eletti.
Banca cinese Dopo la Gran Bretagna, anche Italia, Francia e Germania saranno tra i Paesi fondatori dell’Asian Infrastructure Investment Bank, il grande progetto cinese — osteggiato dagli Usa — per finanziare infrastrutture che attraversino l’Asia fino all’Europa. Il piano è stato presentato nel 2013 da Pechino, che da allora ha cominciato a lavorare alla ricostruzione della storica Via della Seta, promettendo investimenti per miliardi in ferrovie e gasdotti in Asia centrale e cercando di realizzare anche una strada marittima lungo le rotte del Sudest asiatico. Finora alla nuova banca, che avrà sede a Shanghai e una dotazione iniziale di 50 miliardi di dollari, avevano aderito 26 Paesi, compresa l’India. Pechino si è proposta come azionista di maggioranza. Gli Stati Uniti avevano reagito cercando di dissuadere gli alleati occidentali dall’imbarcarsi in un’iniziativa percepita come rivale della Banca mondiale, basata a Washington. Secondo gli americani, un’istituzione finanziaria diretta dalla Cina non dà garanzie di governance trasparente e preoccupa sul fronte del rispetto delle regole economiche di libero mercato e ambientali. Il fronte però è stato rotto dalla Gran Bretagna, che la settimana scorsa ha annunciato la partecipazione. Ora arrivano altri tre grandi Paesi del G7 e anche Corea del Sud e Australia mandano segnali di disponibilità. Il governo italiano ieri ha indirettamente replicato alle perplessità di Washington sottolineando che l’adesione degli europei alla AIIB servirà anche a costituire un’istituzione secondo i «migliori principi e le migliori pratiche in materia di governo societario e di politiche di salvaguardia, di sostenibilità del debito e di appalti». A Pechino, soddisfatti, ribadiscono che il mondo ha bisogno di infrastrutture per tornare a crescere stabilmente dopo quasi otto anni di crisi. Servono strade, ferrovie, porti, comunicazioni hi tech. Si calcola che questo mercato possa valere almeno ottomila miliardi di dollari.
Delitto Ragone Trifone, 29 anni e la sua convivente Teresa Costanza, 30 anni. Lui sottufficiale di carriera al battaglione carristi Ariete di Cordenons, appassionato di pesistica e culturismo, atleta di buon livello e già concorrente a concorsi di culturismo e bellezza maschili, da tutti descritto come sereno e gioviale. Stessa descrizione per lei, bocconiana che aveva trovato lavoro in un’agenzia di assicurazioni. I due, che convivevano da un anno, trovati cadaveri ieri sera, nella Suzuki Alto bianca di lei, fuori della palestra Skorpion di Pordenone, uccisi da un colpo alla testa con un pistola calibro 7.65. Trifone aveva appeno finito un allenamento in palestra. Dopo le 19.50 di ieri, una ragazza, al termine della lezione di ginnastica, è andata a riprendere la sua auto, ha avvertito lo scricchiolio di alcuni vetri sotto le scarpe, ha alzato gli occhi e ha visto i corpi immobili e insanguinati. All’inizio si è pensato a un omicidio suicidio, ma l’arma non è stata trovata né all’interno né nelle immediate vicinanze della Suzuki, anche dopo la rimozione dei cadaveri. Verso le 19.30 di martedì 17 marzo a Pordenone.
Modelle 1 Parigi vuole bandire da pubblicità e sfilate le modelle troppo magre. Un deputato socialista, Olivier Véran, ha inserito due emendamenti in un più ampio disegno di legge in materia sanitaria. Il testo di Véran, che il governo sosterrà, prevede controlli medici regolari del peso alle mannequin. Per il deputato socialista, prima di poter firmare un contratto in Francia, le modelle dovranno presentare un certificato medico che dimostri che il loro Bmi, l’indice di massa corporea, è superiore a 18: nel caso di un’indossatrice alta 1.75, che pesi non meno di 55 chilogrammi. Per i titolari di agenzie che trasgrediscono ci potrà essere una multa fino a 75mila euro e fino a 6 mesi di carcere. (Ginori, Rep).
Modelle 2 Il primo paese a varare una legge simile è stato Israele, due anni fa: le modelle di pubblicità e sfilate non devono avere un indice di massa corporea inferiore a 18,5. (ibidem)
Tè 1 Dopo laboriose ricerche, gli studiosi dell’University College di Londra sono giunti alla conclusione che gli inglesi non sanno più fare il tè (nel regno Unito se ne bevono 165 milioni di tazze al giorno). La prima cosa che hanno notato all’Ucl è che, a causa della fretta e dell’ignoranza, oggi si lascia il tè in infusione mediamente per 2 minuti, mentre ce ne vogliono quasi 6 perché l’acqua calda agisca come una corrente, aprendo le foglie ed estraendone i 30.000 differenti componenti chimici che vi sono contenuti. Bisognerebbe poi sempre usare una teiera e non preparare la bevanda nella tazza, tè di buona qualità e non miscele economiche, foglie secche libere e non bustine preconfezionate. La temperatura più adatta è di 65 gradi centigradi, ma riscaldarlo se si fredda è cosa da trogloditi. Il professor Mark Miodownick: «Se penso a quanta gente lavora per creare questa complessa e meravigliosa bevanda, non posso credere che molte persone buttino tutto in una tazza e bevano. Se vogliono solo qualcosa di caldo, perché usare il tè?» (Sabadin, Sta)
Tè 2 La British Standards Institution, un organismo che fornisce gli standard britannici di tutto. Quelli del tè sono catalogati alla voce BS6008 e comprendono anche le forme delle teiere (paragrafo 5.1 e 5.2) e la scelta tra il servirlo con il latte (paragrafo 7.2.1) o senza (7.2.2). (ibidem)
(a cura di Roberta Mercuri)