la Repubblica, 18 marzo 2015
Evasione: in Svizzera ci sarebbero 100 miliardi greci che Atene potrebbe recuperare. La confederazione è pronta ad un accordo ma Tsipras prende tempo: «Per spiegare l’inazione del premier non bisogna dimenticare che è alleato con la destra di Kammenos, ovvero con chi rappresenta gli interessi dell’elite greca, che possiede grossi capitali nelle banche elvetiche»
La Svizzera auspica la conclusione, al più presto, di un accordo fiscale con la Grecia ma, a quanto pare, Atene starebbe nicchiando. «L’ultimo contatto con i greci risale al febbraio del 2014, sembravano interessati poi non li abbiamo più sentiti», ha dichiarato, un po’ seccato, Mario Tuor, uno dei più stretti collaboratori della ministra elvetica delle Finanze, Eveline Widmer-Schlumpf, al quotidiano economico di Zurigo, Handelszeitung. «Eppure – ha rincarato Tuor – pareva che la questione fiscale fosse una delle priorità del premier Tsipras e del suo governo». In sostanza Berna, dopo un anno di silenzio, da parte di Atene, torna alla carica, perché vorrebbe negoziare, anche con la Grecia, una voluntary disclosure, analoga a quella firmata con il governo Renzi. Gli svizzeri, inoltre, sono convinti che questo sia il momento migliore per rilanciare il negoziato, consapevoli dei drammatici problemi di cassa della Grecia. Invece, da Atene, per il momento sono giunti che dei proclami generici e null’altro. «La Svizzera ha il dovere morale di aiutarci nella lotta agli evasori», ha tuonato, ad esempio, in un’intervista al settimanale di Zurigo, SonntagsZeitung, il capogruppo di Syriza, al Parlamento ellenico, Nikos Filis.
Fatto sta che Tsipras, dopo aver sbandierato una lotta senza quartiere a chi non paga le tasse, dà l’impressione di non avere l’intenzione di andare a prendere i soldi degli evasori dove sono nascosti. E nelle banche elvetiche, a dipendenza delle fonti, sarebbero occultati, dai 30 ai 100 miliardi di euro in nero. «Per spiegare l’inazione di Tsipras non bisogna dimenticare che il premier è alleato con la destra di Kammenos, ovvero con chi rappresenta gli interessi dell’elite greca, che possiede grossi capitali nelle banche svizzere», annota Giovanni Barone Adesi, docente di Finanza all’Università della Svizzera Italiana di Lugano. Quindi Tsipras, a suo parere, vorrebbe rispondere alle esortazioni elvetiche ma non può farlo? «Sicuramente è difficile, sia per lui che per il suo ministro delle Finanze, Varoufakis, concepire qualcosa di analogo alla voluntary disclosure italiana, che in qualche modo depenalizza l’evasione fiscale».
Di conseguenza, almeno per il momento, è da escludere un eventuale accordo con la Svizzera, analogo a quello raggiunto dall’Italia? «Direi proprio di si. Certo, per le casse pubbliche greche sarebbe conveniente, però a Tsipras comporterebbe il rischio di alienarsi parte del suo elettorato, trovandosi nel medesimo imbarazzo in cui è finito dopo il recente timido tentativo di riallacciare la trattativa con la Troika». Insomma, stretto tra il martello di Kammenos e l’incudine di Syriza. Ad Atene, intanto, continuano e giacere inutilizzati i 2000 nomi di evasori greci che l’ex-informatico della banca HSBC di Ginevra, Hervé Falciani, trafugò, insieme a quelle di altre decine di migliaia di clienti. «Finora ci è arrivata una sola richiesta di rogatoria», fanno sapere, eloquentemente da Berna.