Il Fatto Quotidiano, 17 marzo 2015
«La Severino va rifatta e il caso De Luca non c’entra niente». Parla Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione
Fare il “tagliando” alla legge Severino. Rivederla, “in particolare sull’abuso di ufficio”. Queste le dichiarazioni di Raffaele Cantone, il presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione: è un modo per far saltare la norma che stabilisce l’incandidabilità di Vincenzo De Luca, il vincitore delle primarie del Pd in Campania? “No. Non si possono collegare le mie dichiarazioni a vicende specifiche. Il caso De Luca non c’entra niente, richiamarlo è pretestuoso e perfino gratuitamente offensivo. La prima volta che ho parlato della possibilità di modifiche alla Severino era prima di Natale, quando non si sapeva nemmeno se le primarie del Pd in Campania sarebbero state fatte o no. D’altra parte, io ho firmato una lettera, come presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, in cui chiedo al presidente del Consiglio di costituirsi davanti alla Corte costituzionale per sostenere la legge Severino rispetto all’ordinanza del Tar della Campania”.
È l’ordinanza che rimette De Magistris sulla poltrona di sindaco di Napoli.
Sì, l’Anac ha redatto un parere articolatissimo che è visibile nel nostro sito. Non ho cambiato assolutamente idea. Ci sono però problemi interpretativi che devono essere risolti. Per esempio: si deve sospendere un sindaco condannato per abuso d’ufficio, ma non per tentata concussione, perché hanno dimenticato di inserire questo reato. È successo per un sindaco della provincia di Caserta che ha patteggiato una pena per tentata concussione e poi è tornato a fare il sindaco. Ci sono parti dell’impianto sanzionatorio che non sono comprensibili. Ci sono norme che prevedono l’incompatibilità dei presidenti delle aziende pubbliche e non dei consiglieri d’amministrazione. Tutti problemi che derivano dal fatto che la legge Severino fu scritta in fretta, prima che cadesse il governo Monti. Per questo l’Anac ha istituito una commissione interna per studiare una serie di modifiche.
È il “tagliando” che lei richiede.
Sì. E nell’ambito di questo ‘tagliando’, il legislatore può intervenire se vuole graduare diversamente i meccanismi della sospensione. Io non mi pronuncio sulle soluzioni possibili, ma sono nettamente contrario a tutti quei progetti di legge che sono depositati in Parlamento e che vogliono intervenire sulla legge Severino solo in relazione all’abuso d’ufficio. Lo dico con chiarezza: sarebbe una soluzione non accettabile.
E allora in che cosa consisterebbe il “tagliando”?
Nel mettere a punto una legge che io ritengo assolutamente indispensabile, ma che ha una serie di problemi. Una legge che io vorrei rafforzare, non indebolire. Per esempio: inserendo la sospensione anche per la tentata concussione; sanzionando non soltanto i vertici degli enti, ma anche i membri dei consigli d’amministrazione; chiarendo le sanzioni, che ora sono di difficile applicazione perché scritte in modo incomprensibile; rafforzando le incompatibilità per conflitto d’interesse.
E l’abuso d’ufficio?
In questo contesto, e ribadisco solo in questo contesto di rafforzamento della Severino, dico che è compito del legislatore stabilire se mantenere per tutti i reati – e anche per l’abuso d’ufficio – la sospensione dalla carica. Parlo della sospensione, subito dopo la sentenza di primo grado, non della decadenza, che scatta quando la pena è diventata definitiva.
Anche lo “spacchettamento” della concussione, realizzato dalla legge Severino (induzione/costrizione), ha creato problemi, facendo diventare perseguibile anche il concusso (e poi ha prodotto effetti come l’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby).
Qui c’è un altro equivoco. Si dà per scontato che la legge Severino sia una cosa sola, invece con questo nome ci riferiamo a quattro provvedimenti distinti: la legge 190 del 2012; il decreto legislativo 235 del 2012; il decreto 33 del 2013; il decreto 39 del 2013. La legge 190, quella generale sulla corruzione che ha anche istituito l’Anac, è quella che ha “spacchettato” la concussione e introdotto le misure preventive in materia di corruzione. Il decreto 235 è quello che prevede l’incandidabilità dei parlamentari condannati e che è stato applicato al presidente Berlusconi. Il decreto 33 riguarda la trasparenza della pubblica amministrazione. Poi c’è il decreto 39, che riguarda gli amministratori locali, non i parlamentari, e le società partecipate: è questo di cui stiamo parlando e che riguarda anche De Luca.
Quando in Italia si mette mano a un provvedimento per migliorarlo, di solito lo si peggiora.
Non teme che possa succedere anche con il “tagliando” sulla Severino?
Il rischio c’è. Ma la legge, assolutamente utile, ha parti non scritte bene dal punto di vista tecnico. Nostro compito è segnalare i punti deboli, poi sia il Parlamento a intervenire.