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 2015  marzo 17 Martedì calendario

«La ripresa c’è ma l’Europa non può cullarsi sugli allori». Lo dice Draghi che cita come esempi Spagna, Portogallo e anche l’Italia perché «le riforme fanno da acceleratore al recupero»

Sarà anche vero, come ha detto snervato un giornalista tedesco durante l’ultima conferenza stampa di Jens Weidmann, che Mario Draghi «non manca occasione di sottolineare i benefici delle sue mosse». Anche ieri sera il presidente della Bce ha detto che la ripresa in atto è frutto anche delle decisioni degli ultimi mesi. Avversate principalmente dalla Bundesbank. «La maggior parte degli indicatori suggeriscono che la ripresa si sta consolidando. La fiducia delle imprese e dei consumatori sta crescendo – ha sottolineato Draghi – e le stime di crescita sono state riviste al rialzo». Anche i prestiti delle banche, capitolo nero della Grande crisi, «stanno migliorando». Merito anche delle riforme fatte da alcuni Paesi – Draghi ha citato Spagna, Portogallo e la «importante riforma del lavoro» approvata in Italia – che fanno da acceleratore al recupero. Il presidente Bce ha comunque spronato l’Europa a «non cullarsi sugli allori». E, tanto per rispondere ai timori di molti tedeschi sul fatto che politiche monetarie espansive agiscano da freno ai cambiamenti, Draghi ha scandito che «creano un incentivo a fare le riforme».
Weidmann ha ammesso che la Buba alzerà le stime di crescita, per la Germania: dall’1,1% all’1,5%. Tuttavia, continua a negare l’evidenza, mentre è chiaro che le condizioni eccezionali di credito e la caduta dell’euro rispetto al dollaro sono stati anche una manna per l’economia tedesca. Negli ultimi mesi del 2014 è riuscita a risollevarsi da una temporanea stagnazione dovuta alla crisi in Ucraina e alle tensioni con la Russia – il crollo dell’export verso Mosca è stato del 18%. Nell’ultimo trimestre del 2014 il minieuro ha regalato alla Germania un recupero dello 0,7% congiunturale e del 2,8% sullo stesso trimestre dell’anno precedente. Eppure, per Weidmann la Bce «non è l’unico motivo» del calo dell’euro. Nè, ha detto, «bisogna guardare con troppa attenzione alla reazione dei mercati», che anche ieri hanno festeggiato. Il Dax di Francoforte ha superato la soglia storica dei 12mila punti. Mentre Piazza Affari ha guadagnato lo 0,96% a 22.930 punti, toccando i massimi da 4 anni. Anche il rischio di una deflazione è diminuito, grazie ai “bazooka” della Bce. Weidmann nega, sostiene che il rischio di una caduta dei prezzi «era bassa» prima del quantitative easing e che il piano di acquisti dei titoli da 1.140 miliardi si poteva evitare. Peccato che prima degli annunci di un Qe, a fine 2014, la Bce fosse stata costretta a rivedere a ribasso le stime sull’inflazione, tanto che molti analisti intravedevano un problema sulle aspettative. Invece, nell’ultima conferenza stampa Draghi ha per la prima volta rivisto al rialzo le stime sui prezzi. E intanto i prezzi in cantina stanno favorendo un recupero dei consumi anche in Germania, che secondo la Buba è «il traino della ripresa». I risparmi dei tedeschi sono scesi molto: la quota di risparmio sul reddito disponibile è calata dal 12,4% all’8,1% tra il primo e l’ultimo trimestre del 2014. Infine, c’è il capitolo del tassi di interesse ai minimi. Se è vero che la Germania non ne beneficia come i Paesi con enormi debiti pubblici, è vero che la bolla nell’immobiliare, grazie ai mutui convenientissimi, è ormai conclamato.