Corriere della Sera, 17 marzo 2015
Nucleare, Stati Uniti e Iran sono più vicini che mai all’«accordo giusto». Ma – resta inteso – Teheran non potrà avere neanche una solo bomba atomica
Da una parte e dall’altra, la narrazione converge: Stati Uniti e Iran sono più vicini che mai a un accordo sulla limitazione del programma nucleare di Teheran, in cambio di un allentamento delle sanzioni occidentali contro il regime sciita. Ma restano ancora da colmare differenze significative.
Eppure, quella ripresa ieri mattina a Losanna, in Svizzera, ha assunto sin dalle prime battute i connotati della partita decisiva nell’esercizio diplomatico che potrebbe cambiare radicalmente gli scenari del Grande Medio Oriente.
Quattro ore di colloquio tra il segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri persiano, Muhammad Javad Zarif, hanno fatto da preambolo a due settimane di forcing negoziale, che dovrebbe portare a un accordo politico entro la fine di marzo, da completare poi nei suoi dettagli più tecnici prima del 30 giugno. Subito dopo, la delegazione iraniana è partita alla volta di Bruxelles, per un’altra serie di incontri con i ministri europei e con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini. I colloqui tra Teheran e i Paesi 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia più la Germania) proseguiranno nuovamente in Svizzera a partire da metà settimana.
«I prossimi giorni saranno decisivi», ha spiegato la portavoce del Dipartimento di Stato, Jen Psaki, precisando tuttavia che difficilmente si arriverà a un’intesa prima della deadline del 31 marzo. Più fiduciosi gli iraniani: «Sono molto ottimista», ha detto Ali Akbar Salehi, capo del programma nucleare, presente a Losanna.
Dettata anche da ostacoli concreti – dal numero di centrifughe che l’Iran sarà autorizzato a operare, alla velocità con cui verranno smantellate le sanzioni – la cautela americana ha soprattutto motivazioni tattiche. È infatti volta a segnalare ai critici interni della Casa Bianca che gli Stati Uniti, parole di Kerry, «non vogliono un accordo qualsiasi, ma l’accordo giusto». Ma è anche tesa a rassicurare alleati come Israele e Arabia Saudita, che in ogni caso l’Iran rimarrà ben distante dalla possibilità di dotarsi anche di una sola bomba atomica.