la Repubblica, 17 marzo 2015
Elettrodomestici, sono belli e tecnologici ma durano la metà. I nuovi gioielli hi-tech sono sempre più fragili e ripararli costa più che comprarli nuovi
Più raffinati ed evoluti, ma anche più vulnerabili. E invecchiano prima del tempo: gli elettrodomestici di nuova generazione hanno un ciclo di vita sempre più breve. Una ricerca tedesca parla addirittura di un dimezzamento. Rispetto agli ’70, in cui un frigo o una lavatrice durava quindicivent’anni, oggi al massimo si arriva a dieci. Le riparazioni sono costose e i tempi di attesa per la riconsegna dell’apparecchio spesso lunghissimi; i pezzi di ricambio dopo un paio d’anni diventano introvabili; i materiali utilizzati non sono più quelli di una volta ma all’acciaio inox si preferisce la plastica che però si usura rapidamente e spesso c’è il desiderio del consumatore di cambiare il vecchio elettrodomestico con l’ultimo modello appena lanciato sul mercato.
Una recente indagine di Altro-Consumo spiega che l’età media di un telefonino e di un tablet è di due anni, mentre sale a tre quella degli elettrodomestici. «I prodotti – sottolinea l’associazione in difesa dei consumatori – sono costruiti con materiali sempre più fragili. Senza considerare che l’aggiornamento dei software viene imposto con una velocità tale che il prodotto diventa improvvisamente vecchio. Spesso poi non si trovano più neanche i pezzi di ricambio». Oltre il 20% delle segnalazioni arrivate ad Altroconsumo parlano di tempi di attesa lunghissimi – da due a sei mesi – per la riparazione. «Negli ultimi trent’anni – commenta Lorenzo Bellachioma, vicepresidente nazionale Cna Installazione Impianti – il costo dell’elettrodomestico finito è diminuito, mentre quello delle riparazioni è aumentato di ben 30 volte. C’è più convenienza a sostituirlo piuttosto che aggiustarlo. Un esempio? Per la rottura della scheda comandi di una lavatrice si spendono intorno ai 300 euro, e allora molti colgono l’occasione per comprarne una nuova allo stesso prezzo. La vita media di un elettrodomestico si accorcia anche del 50%. I materiali sono ridotti al minimo: il motore di una lavatrice prima pesava 15 chili, oggi tra i due e i tre».
La ragione della durata dimezzata viene spiegata in uno studio commissionato dal gruppo parlamentare dei Verdi tedeschi a un esperto, Stephan Schridde, e a un professore della facoltà di Economia di Aalen, Christian Kleiss. Apple, ad esempio, impedisce di aprire l’iPhone utilizzando viti – modificate in ogni nuova versione – per le quali è richiesto un cacciavite particolare. Gli spazzolini elettrici hanno la pila sigillata all’interno. La vasca in cui è immerso il tamburo della lavatrice è in plastica, anziché in acciaio inox così le staffe con cui è fissata al telaio si danneggiano facilmente. Alcune cartucce per stampanti hanno un microchip che segnala la fine dell’inchiostro molto prima del necessario. Il frullatore a immersione potrebbe durare a lungo se non avesse gli ingranaggi in plastica che subiscono un veloce deterioramento.
Ma un ruolo fondamentale lo svolgerebbe anche “l’obsolescenza psicologica” condotta attraverso le campagne di marketing. A sostenere questa tesi è l’ultimo rapporto pubblicato da Ends Europe, commissionato dall’Agenzia tedesca per l’ambiente ai ricercatori di Öko-Institut. Gli studiosi hanno osservato che la percentuale delle unità vendute per cambiare un apparecchio difettoso è cresciuta dal 3,5% del 2004 all’8,5% del 2012. Entro i primi 5 anni di utilizzo la quota di elettrodomestici di grandi dimensioni sostituita è aumentata dal 7 al 13% del 2012. Dall’analisi emerge un altro elemento: un ruolo importante è svolto dal desiderio dei consumatori di stare al passo con le mode. Così il business marcia, a scapito delle tasche e dell’ambiente. Tanto che l’Unione Europea sta pensando a una tutela supplementare per le garanzie dei prodotti.