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 2015  marzo 17 Martedì calendario

Il governo ha presentato l’emendamento sul falso in bilancio, che completa il nuovo disegno di legge anticorruzione, proprio nel giorno in cui un ex alto papavero del ministero delle Infrastrutture, Ercole Incalza, è finito dentro nel quadro di un’inchiesta che ha individuato o crede di aver individuato, l’ennesimo, vasto sistema di tangenti

Il governo ha presentato l’emendamento sul falso in bilancio, che completa il nuovo disegno di legge anticorruzione, proprio nel giorno in cui un ex alto papavero del ministero delle Infrastrutture, Ercole Incalza, è finito dentro nel quadro di un’inchiesta che ha individuato o crede di aver individuato, l’ennesimo, vasto sistema di tangenti. Insieme ad Incalza, sono stati arrestati gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo e un collaboratore di Incalza che si chiama Sandro Pacella. Gli indagati sono però una cinquantina, ieri i carabinieri del Ros (Reparto Operativo Speciale) hanno compiuto un centinaio di perquisizioni. I comunicati dicono che il ministro Maurizio Lupi è nei guai perché il figlio Luca avrebbe lavorato per Perotti in una logica di “favori” o di faccende simili a “favori”.

• Chi indaga?
La Procura di Firenze, la stessa della grande inchiesta sul ministero dei Lavori Pubblici che mise nei guai a suo tempo Angelo Balducci (condannato poi a tre anni e otto mesi) e che fece scoppiare lo scandalo relativo ai Mondiali di nuoto (Balducci assolto con formula piena).

• Sarà la solita storia di cui abbiamo sentito parlare decine di volte, l’imprenditore piglia l’appalto e restituisce il favore girando un bel po’ di mazzette?
È quello che dicono gli inquirenti, i quali parlano di «articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori». Il prefetto di Firenze, Luigi Varratta, con un tono che somiglia a quello della sua domanda, ha commentato: «L’Italia non è un paese strano? Purtroppo noi abbiamo una predisposizione all’irrequietezza, non vorrei dire all’illegalità, che purtroppo c’è. È un paese il nostro in cui la corruzione è un tumore come la mafia. Sono dell’avviso che la corruzione va combattuta come la criminalità organizzata. Non vorrei dire che l’Italia è un paese corrotto, però lo dicono studi e osservatori internazionali che ci collocano all’ultimo posto fra i paesi europei come percezione della corruzione. Quello che è accaduto stamattina purtroppo è in linea con queste riflessioni». Incalza, 70 anni, chiamato “Ercolino”, 14 inchieste da cui è uscito sempre assolto, al ministero da una vita, avrebbe avuto il seguente regalo: la figlia e suo marito Alberto Donati hanno potuto comprare un appartamento a piazzale Flaminio in Roma sborsando appena 390 mila euro. Il milione scarso mancante lo avrebbe tirato fuori il celebre Zampolini, l’architetto che pagò parte della casa al Colosseo all’allora ministro Claudio Scajola a «sua insaputa». Nelle intercettazioni un alto dirigente F.s. dice: «Ercolino (Incalza appunto, ndr.) fa il bello e il cattivo tempo».

• E Lupi?
Ieri le agenzie hanno diffuso un vecchio giudizio entusiasta di Lupi sul dominus presunto di questo presunto sistema, legato specialmente alla realizzazione delle grandi opere (No Tav, ecc.). «Incalza — ha detto un giorno Lupi — era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro paese abbia sia da un punto di vista dell’esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta a tutti i livelli». In questo clima, un giudizio come questo suona una specie di confessione. I magistrati sostengono di sapere anche la natura dei regali fatti dagli imprenditori a Lupi e alla sua famiglia in cambio degli appalti ricevuti: Franco Cavallo avrebbe regalato un vestito «sartoriale» al ministro, il figlio avrebbe avuto un Rolex da diecimila euro. In un’intercettazione l’indagato Giulio Burchi dice al dirigente Anas Massimo Averardi che l’imprenditore Perotti ha assunto il figlio di Lupi e aggiunge «tu sai che Perotti e il ministro sono non intimi, ma di più». Lupi si difende con molta energia, attraverso un comunicato che comincia: «Non ho mai chiesto all’ingegner Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato». So che d’istinto non gli crede nessuno. Pure bisogna ascoltarlo: dice che il figlio, laureato con la lode al Politecnico, ha ricevuto un’offerta di lavoro dalla SOM di San Francisco, in attesa del visto è stato impiegato dallo studio Mor di Genova con un contratto a partita Iva per 1.300 euro al mese, dopo un anno è arrivato il visto e s’è trasferito negli Usa. Controprova addotta da Lupi: il curriculum del giovane.

• Lei che ne dice?
Sono tutti innocenti fino a prova contraria. L’inchiesta, a quello che ho capito, è come al solito basata quasi esclusivamente sulle intercettazioni. Questo non è bene.

• Resta da dire qualcosa sul falso in bilancio.
Il governo ha presentato l’emendamento che reintroduce il reato di falso in bilancio nel disegno di legge anti-corruzione. Pietro Grasso, che ha promosso questo disegno di legge un paio d’anni fa (e fino ad ora è rimasto fermo) ha salutato la notizia così: «C’è una buona notizia. Alleluia, alleluia!». Falsificando un bilancio, i vertici delle società quotate rischiano da 3 a 8 anni, quelli delle società non quotate da 1 a 5. Ma è presto per cantare vittoria. Il Parlamento deve ancora approvare e ieri l’esame del ddl al Senato è già slittato alle 13 di domani.