La Stampa, 16 marzo 2015
Una strage di cristiani. In Pakistan, due kamikaze taleban si fanno esplodere in una chiesa cattolica e in una protestante e uccidono 15 fedeli e fanno 78 feriti. Il Papa implora: «Finisca questa persecuzione che il mondo cerca di nascondere»
Due attentatori suicidi taleban hanno causato la morte di almeno 15 fedeli e il ferimento di altri 78 che pregavano in due chiese di Lahore. Con la strage di cristiani in Pakistan, si è nuovamente materializzato l’incubo-bomba che unisce nella tragedia le diverse confessioni cristiane. I kamikaze appartengono al gruppo terroristico Ttp (movimento legato ad Al Qaeda) che ha rivendicato l’attacco a sostegno dell’introduzione nel Paese della Sharia, la legge islamica. Gli attacchi hanno devastato una chiesa cattolica e una protestante, entrambe nel quartiere di Youhanabad, dove vive la maggiore comunità cristiana di un Paese a stragrande maggioranza musulmana.
Reazione dei perseguitati
Gli attentatori si sono fatti esplodere all’ingresso delle due chiese del quartiere di Youhanabad:
la cattolica St John’s Church e la cristiana Christ Church. Dopo la strage la folla inferocita ha bruciato vivi due sospetti terroristi e in un gesto insolito per la pacifica comunità cristiana locale, alcune migliaia di persone esasperate hanno danneggiato vetrine di negozi e stazioni degli autobus. Intanto i vescovi del Pakistan accusano. «A morire sono stati i giovani volontari cattolici che hanno cercato di fermare i terroristi, mentre i poliziotti che avrebbero dovuto essere davanti alla chiese secondo le disposizione del ministero degli Interni sono sani e salvi perché erano impegnati a vedere in tv la partita di cricket, lo sport nazionale». L’episcopato denuncia gravi negligenze: «In molti casi gli agenti diventano complici degli omicidi o braccio armato dei radicali».
La profezia di Bergoglio
Da due anni Papa Francesco parla di «ecumenismo del sangue» riferendosi alla capacità dei cristiani di dare testimonianza fino a donare la vita. La sua profezia si è avverata. «In alcuni Paesi ammazzano i cristiani perché portano una croce o hanno una Bibbia, e prima di ammazzarli non gli domandano se sono anglicani, luterani, cattolici o ortodossi – aveva detto il Pontefice nel dicembre 2013 -. Il sangue è mischiato. Per coloro che uccidono, siamo cristiani. Uniti nel sangue, anche se tra noi non riusciamo ancora a fare i passi necessari verso l’unità».
Quando ieri Bergoglio si è affacciato alla finestra su piazza San Pietro, solo da poco era giunta la notizia dell’attentato in Pakistan. «Con molto dolore – ha scandito il Papa all’Angelus – ho appreso degli attentati terroristici contro due chiese cristiane a Lahore in Pakistan, che hanno provocato morti e feriti, sono chiese cristiane, i cristiani sono perseguitati, i nostri fratelli versano il sangue solo perché sono cristiani». Francesco prega per le vittime e implora «concordia per quel Paese». Invoca Dio: «Finisca questa persecuzione contro i cristiani che il mondo cerca di nasconderla».