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 2015  marzo 16 Lunedì calendario

Frank Sinatra, da qui all’eternità. Tante mostre negli Stati Uniti e un musical a Londra per celebrare il centenario della nascita di The Voice. Un’icona internazionale della musica, ma anche del cinema, premiato nel ’51 con l’Oscar per il film di Zinneman

Si è aperta alla Public Library di New York una mostra su Frank Sinatra, la voce più amata d’America. La rassegna – foto inedite, dischi, interviste, brani di film e documentari – è il primo di una serie di eventi organizzati nel centenario della nascita della star italo-americana. Seguiranno un’altra mostra alla Morrison Gallery (sempre a New York), con un selfie ante-litteram che Frank si scattò nel ’38, e convegni, dibattiti, concerti, film perché “The Voice” è un’icona nazionale e internazionale. E non soltanto dello spettacolo, ma della cultura nel senso più ampio. Non c’è lembo d’America che non gli dedicherà un tributo. Ma anche il Vecchio Mondo non si lascerà scappare la ricorrenza. A Londra verrà messo in scena un musical in suo onore.
Sinatra è stato il più longevo degli artisti americani. Per più di 60 anni in cima alle classifiche, ha vinto 11 Grammy e un Oscar. Ha ricevuto una medaglia per la libertà dalla Casa Bianca e un’altra dal Congresso. È l’unica celebrità che sulla “passeggiata della fama” di Hollywood ha tre stelle: una per la musica, una per il cinema e un’altra per la tv.
LA POLITICA
Quand’era liberal, fu amico di John Kennedy, quando diventò conservatore, di Nixon e di Reagan. Secondo molti, ebbe anche un altro protettore: la mafia. Ma Sinatra lo smentì sempre anche se non potè negare che un suo nonno fosse un boss. Si chiamava Willie Moretti e pare che riuscì a salvarlo da un contratto capestro, in base al quale avrebbe dovuto dare al suo primo pigmalione, Tommy Dorsey, un terzo dei suoi guadagni per tutta la vita. Il caro nonnetto avrebbe infilato nella bocca di Dorsey la canna di una carabina facendo un’offerta che l’altro non poté rifiutare. Altri esponenti di Cosa Nostra sarebbero apparsi nella vita di Sinatra e tutti al momento opportuno. Ultimi in ordine di tempo, Lucky Luciano e Sam Giancana, che con il divo Frank avrebbero messo a punto il progetto Las Vegas, ovvero la nascita della nuova città del vizio.
LE ORIGINI
Era nato povero a Oboken, un villaggio del New Jersey. Il padre era pompiere, la madre una cantante sconosciuta. Nel ’40, si trasferì a New York ed ebbe i suoi primi successi, sconvolgendo le regole del divismo di quei tempi. Fu il primo mito dei teenagers che correvano a vedere i suoi concerti e lo portavano in trionfo. Quel giovanotto allampanato conquistò rapidamente anche il pubblico cinematografico. Nessun altro è stato il protagonista di 50 film, tra cui Da qui all’eternità di Zinneman che nel ’51 gli valse l’Oscar.
Sicuro e gentile sul palco e sul set, Sinatra era in realtà un tipo cupo e introverso che soffriva di crisi depressive, che combatteva bevendo molto (si dice una bottiglia di bourbon al giorno). Inoltre era un fumatore, ma il vizio che privilegiava non era Bacco né il tabacco, bensì il più classico, Venere. E fu una Venere del suo tempo, Ava Gardner, a incatenarlo alla sua vita per anni. La sposò, divorziò, ma continuò ad amarla e a frequentarla, a scapito della sua stessa depressione, tanto che tentò il suicidio.
Ma, chi lo ha conosciuto racconta che era baciato dalla fortuna. E che lo meritava. Rispettava e aiutava gli amici come Bing Crosby e Dean Martin e onorava i martiri come Martin Luther King, alla cui memoria dedicò vari show, attirandosi la simpatia degli afro-americani, che continuarono a stimarlo anche quando lui dichiarò guerra alle nuove tendenze musicali definendole un “rancido afrodisiaco amato dai cretini”. Forse temeva che potessero oscurare il suo stile, sempre classico ed elegante. Frank Sinatra è morto a 82 anni. La sua voce anche oggi è un mito. La sua ultima canzone? Il bello deve ancora venire.