Corriere della Sera, 16 marzo 2015
Le strane corrispondenze calcistiche. Nel clima generale di giovanilismo spinto e rottamazione selvaggia, tornano Lippi e Zeman. Il primo potrebbe diventare il direttore d’orchestra del Milan, il secondo si è visto richiamare dal Cagliari dopo il fallimentare lancio di Zola
Nel clima generale di giovanilismo spinto e rottamazione selvaggia, tornano Lippi e Zeman. Il primo sta per, quanto meno il Milan lo vorrebbe come direttore d’orchestra, il secondo si è visto richiamare dal Cagliari dopo il fallimentare lancio di Zola, che nell’isola disillusa ormai preferiscono spalmato sul pane. Non sarebbe elegante e non è nemmeno esatto parlare di riscossa della gerontocrazia, perché Lippi e Zeman – classe ’48 e ’47 – sono ancora nel pieno degli anni, soprattutto risultano molto più illuminati di tanti quarantenni spompati e obsoleti. No, il lato veramente significativo del duplice ritorno non sta nell’età: è bello leggerlo come il grande ritorno della personalità. Lippi e Zeman sono i due prototipi opposti e alternativi dell’allenatore, questo è elementare, ma in definitiva lo sono dell’esistenza stessa. Lippi è il pragmatismo, Zeman è l’idealismo. Lippi insegue il risultato, Zeman insegue l’utopia. Lippi ha vinto tutto, Zeman non ha vinto niente. Lippi è fortunato, Zeman l’altra sera ha preso gol al 93’ (tutti sentiamo che in un modo o nell’altro Lippi non avrebbe preso gol al 93’, caso mai l’avrebbe fatto). Sono due traiettorie molto diverse per raggiungere l’affermazione personale. A prima vista, bisogna confessarlo, siamo portati a considerare migliore il lippismo. Veniamo pur sempre da trent’anni di «ismi» inequivocabili (yuppismo, decisionismo, cinismo, rampantismo, opportunismo), dopo questo lungo indottrinamento ci siamo convinti che nella vita conti solo vincere, a qualunque costo. Se però riusciamo ad alzare la testa, possiamo ben ammettere che in fondo anche gli Zeman non hanno perso. Ci sono intere città – Foggia, Pescara, Roma – marchiate per sempre da questo nome, con tanto di romantica nostalgia. Gli Zeman non alzano la coppa, ma alzano la pressione arteriosa. E allora riaccogliamoli con lo stesso rispetto, Lippi e Zeman. Ci aiuteranno a cullarci sulle nostre eterne domande irrisolte: cosa sarebbe la classifica senza i Lippi, cosa sarebbe la vita senza gli Zeman?