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 2015  marzo 16 Lunedì calendario

Le riparazioni di guerra alla Grecia da parte della Germania, il discorso di Tsipras e le responsabilità tedesche. Una vicenda complicata spiegata da Sergio Romano

Sebbene la questione delle riparazioni di guerra alla Grecia da parte della Germania sia vista come un tentativo di ricatto e sconfini nella polemica sterile, la minaccia di sequestro di beni tedeschi a riparazione di un massacro della Wehrmacht a Distomo nel 1944 e delle distruzioni provocate da quattro anni di occupazione, sta provocando irritazione e qualche preoccupazione nei palazzi della politica berlinese.
Alessandro Prandi
alessandro.prandi51@gmail.com
Caro Prandi,
Il discorso che il presidente del Consiglio greco ha pronunciato in Parlamento il 10 marzo merita qualche osservazione. Tsipras sa che il problema dei debiti tedeschi fu risolto dal Trattato di Londra del 1953 con una formula che riduceva di circa il 50% l’ammontare della somma dovuta. Una concessione troppo generosa? Le ragioni di quella «generosità» erano almeno due. In primo luogo una Germania ricostruita ed economicamente dinamica rispondeva allora, dopo l’inizio della Guerra fredda, alle esigenze delle democrazie occidentali e, in particolare, della Grecia, più esposta di altre alla minaccia sovietica. In secondo luogo tutti sapevano, finalmente, che gli esorbitanti indennizzi pretesi dalla Germania, dopo la fine della Grande guerra, avevano favorito il revanscismo tedesco e l’avvento di Hitler al potere.
Allo stesso modo Tsipras non ignora (lo ha riconosciuto nel suo discorso) che qualche anno dopo, nel 1960, la Germania aveva indennizzato le vittime del nazismo con la somma di 115 milioni di marchi e che il governo greco di allora aveva dichiarato di non avere altre pretese. Ma sostiene ora che quegli indennizzi concernevano le vittime dell’occupazione, non i danni sofferti dalle infrastrutture e, più generalmente, dal territorio nazionale. Non è sorprendente, in queste circostanze, che la Germania rifiuti di riaprire un partita ormai chiusa.
Vi è almeno un’altra ragione per cui il discorso del premier greco non è piaciuto a Berlino e non dovrebbe piacere neppure ad altri membri dell’Unione Europea. Tsipras ha presentato le sue richieste come un omaggio alle vittime del Terzo Reich e la necessaria continuazione di una lotta, mai definitivamente conclusa, contro il fascismo e il nazismo. Ha cercato di addolcire l’argomento ricordando i danni e le umiliazioni subiti dalla Germania. Ma una richiesta di denaro indirizzata oggi ai tedeschi dimostra che il passaggio del tempo e la generosità di cui hanno dato prova in molte circostanze non li rendono meno responsabili, agli occhi del governo greco, di quanto è accaduto nella prima metà del Novecento. Tsipras dimentica in questo modo quanti benefici la Grecia abbia tratto dalla politica di riconciliazione praticata in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Non vi sarebbero stati settant’anni di pace e grandi progetti comuni come quello dell’integrazione europea, se non avessimo avuto il coraggio di chiudere le vecchie partite ereditate dal conflitto.
Un’ultima considerazione, caro Prandi. Temo che il discorso di Tsipras, con le sue richieste indirizzate alla Germania, cerchi di nascondere le responsabilità greche degli ultimi decenni. Possiamo e dobbiamo aiutare la Grecia a uscire dalla crisi, ma soltanto se è consapevole dei suoi errori e non cerca di mascherarli parlando d’altro.