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 2015  marzo 16 Lunedì calendario

Pupazzi, Nobel, canzoni: l’economia spiegata in stile Monty Python. Terry Jones: «Boom Bust Boom è un film sulla crisi per chi ignora la finanza»

Pupazzi, live action, canzoni e interviste ai più brillanti economisti del mondo. È la crisi finanziaria globale spiegata da Terry Jones, il Monty Python regista di tutti i film del leggendario gruppo comico inglese. Il suo documentario Boom Bust Boom (budget: 560 mila euro) sarà proiettato per la prima volta il 31 marzo all’Università di Manchester – prima di essere distribuito, come vorrebbero i produttori, nei cinema e sulle pay tv.
Come Capitalism: A Love Story (2009)di Michael Moore e Inside Job di Charles Ferguson (Oscar al miglior documentario nel 2011) Boom Bust Boom spiega le origini della bolla finanziaria globale del 2008 e di quelle del passato (dalla prima grande crisi economica, la «febbre dei tulipani» dell’Olanda del XVII secolo, al crac del 1929). Ma fa un passo in più. Sostenendo la tesi che, per evitare in futuro altri crac, servono modelli finanziari più «a misura d’uomo».
Davanti al Toro di Wall Street, nel quartiere della Borsa di New York, l’ex Python, 73 anni, sintetizza: «Questo è un film sul tallone d’Achille del capitalismo, su come la natura umana guida l’economia crisi dopo crisi». Il progetto è nato da un confronto che Jones ha avuto con Theo Kocken, professore di Economia alla VU University di Amsterdam, anche co-autore della sceneggiatura. «Dopo la depressione del ‘29 – spiega l’economista – i risparmiatori sapevano esattamente cos’era accaduto. Ma noi lo abbiamo dimenticato, creando così nuove crisi in cui sia gli istituti di credito sia la politica e le Banche centrali hanno avuto un ruolo attivo».
Con i contributi dell’attore John Cusack, dei giornalisti Paul Mason e John Cassidy, dell’economista Andy Haldane (direttore esecutivo della Stabilità Finanziaria presso la Banca d’Inghilterra) e dei premi Nobel Daniel Kahneman, Robert J. Shiller e Paul Krugman, Boom Bust Boom alterna interviste a momenti comici con animazioni in stop motion e buffi pupazzi. Cercando di rispondere alla domanda: è possibile cambiare il fragile sistema economico mondiale?
Jones tocca un nervo scoperto della questione: «È scioccante – dice – che agli studenti universitari non vengano insegnate le origini storiche dei crac». Una spiegazione prova a darla Kocken: «Si continua a pensare che le crisi finanziarie appartengano al passato, che oggi tutto sia sotto controllo. Spiegando come esse nascono potremo rendere più stabile l’economia del futuro». Alla fine, conclude, «sono i piccoli risparmiatori e la gente della strada che, direttamente o indirettamente, pagano e soffrono la “finanza creativa”. È fondamentale quindi che essi capiscano cosa è andato storto e cosa si può fare per cercare di evitare che accada di nuovo».