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 2015  marzo 16 Lunedì calendario

«La Fiom e i lavoratori cambieranno il paese più di Renzi». Landini e la sua la “coalizione sociale” che non è un partito ma «una proposta di riforma radicale del sindacato che rischia di scomparire sotto i colpi delle leggi dell’esecutivo. Immagino una Cgil in cui il segretario generale sia eletto direttamente dai delegati degli uffici e delle fabbriche penso a un sindacato che confronti le sue piattaforme»

Il dado è tratto: «La Fiom e i lavoratori cambieranno il paese più di Renzi». Maurizio Landini lancia il guanto di sfida al governo di centrosinistra «che ha scelto di cancellare lo Statuto dei lavoratori e di schierarsi dalla parte delle imprese». Per questo la coalizione sociale lanciata dal segretario della Fiom «non è un’operazione partitica» ma «una proposta di riforma radicale del sindacato che rischia di scomparire sotto i colpi delle leggi del governo Renzi». Landini nega di voler fare un partito: «Chi lo dice lo fa per denigrarci». Non sarebbe la prima volta: l’accusa alla Fiom di voler fare politica è stata un refrain della Fiat negli ultimi anni.
Ma anche se la “coalizione sociale” non è l’embrione di un partito, il nuovo modello sindacale proposto da Landini crea sussulti e irritazione. La più clamorosa è quella dei vertici della Cgil che, con una nota hanno smentito le affermazioni del leader della Fiom a «In mezz’ora»: «Né il segretario Susanna Camusso, nè la segreteria della Cgil erano stati informati dell’iniziativa organizzata dalla Fiom per l’avvio di una ‘coalizione sociale’, né tantomeno hanno espresso appoggio». La Camusso non interviene direttamente. Dopo i mesi del dialogo diretto tra Landini e Renzi, rapporto che tendeva a saltare i vertici di Corso d’Italia, il silenzio del segretario generale della confederazione è un messaggio indiretto a entrambi. Che l’operazione lanciata da Landini possa cambiare la natura del sindacato è dimostrato dalla curiosità con cui dai partiti si guardava ieri all’iniziativa della Fiom di chiedere incontri a tutti i gruppi parlamentari in vista della manifestazione del 28 marzo per i diritti del lavoro. Landini fa le consultazioni? «Ma quali consultazioni? La Fiom ha incontrato tutti prima delle manifestazioni importanti».
Eppure, il governo lascia filtrare una mossa che finirebbe per andare incontro alle proposte della Fiom, quella di regolamentare per legge la rappresentanza sindacale. Cavallo di battaglia di Landini perché certificare quanti iscritti ha davvero un sindacato significa dare il diritto di trattare con le controparti a chi è rappresentativo e non a chi firma accordi più o meno graditi alle aziende. «Ma bisogna vedere quale legge sulla rappresentanza vuole varare il governo», risponde guardingo il leader della Fiom. Un accordo tra Cgil, Cisl e Uil con Confindustria era stato firmato a gennaio 2014. E ieri la Cgil ha ripetuto che quell’intesa «potrebbe essere la base per la nuova legge». A suo tempo la Fiom aveva criticato quell’accordo. Contraria a regolamentare la rappresentanza per legge è la Uil, come ripete il segretario Barbagallo.
Al di là degli aspetti tecnici, una legge sulla rappresentanza finirebbe per favorire quel sindacato di movimento, basato sulla democrazia diretta, che la Fiom propone da tempo. E che avrebbe conseguenze anche nella maggiore delle tre organizzazioni sindacali: «Immagino una Cgil in cui il segretario generale sia eletto direttamente dai delegati degli uffici e delle fabbriche – dice Landini – penso a un sindacato che confronti le sue piattaforme con la coalizione sociale che proponiamo di formare. Perché la piattaforma degli edili non deve essere discussa insieme alle organizzazioni ambientaliste o a chi vigila sulla legalità negli appalti?». Perché il sindacato deve modificare a tal punto la sua natura? «Perché quella natura è già cambiata. Abolire il ruolo dei contratti nazionali, come si sta facendo consentendo alle aziende ogni sorta di deroga, significa far prevalere il modello di un sindacato d’azienda, frantumato in tante realtà diverse. La coalizione sociale dovrebbe sopperire a quella frammentazione, rimettere insieme associazioni, lavoratori e disoccupati», risponde Landini. Che annuncia per aprile «due giorni di discussione con le associazioni della coalizione». Una Leopolda della Fiom? «Non diciamo stupidaggini». Per ora l’unico appuntamento è quello del 21 marzo con le minoranze del Pd, a cui andranno anche esponenti di Sel. Ma in quell’occasione per il sindacato ci sarà la Cgil, non la Fiom.