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 2015  marzo 16 Lunedì calendario

Bruti Liberati difenda Ilda Boccassini: «Sul caso Ruby indagine doverosa e dai costi limitati. Attacchi vergognosi da chi soffre di amnesia»

Scende in campo il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati per difendere a 360 gradi il suo ufficio ma soprattutto il suo aggiunto Ilda Boccassini «attaccata reiteratamente in modo vergognoso» dopo la sentenza con la quale martedì scorso la Cassazione ha confermato l’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby.
«Difendo la professionalità a tutto tondo della collega Ilda Boccassini» dichiara Bruti Liberati dopo gli attacchi arrivati da esponenti e da giornali di centrodestra. Con i colleghi Piero Forno e Antonio Sangermano, Ilda Boccassini aveva svolto le indagini che avevano portato alla condanna in primo grado di Berlusconi a 7 anni di reclusione per concussione e prostituzione minorile in un processo che ha perfino dovuto assistere a marzo 2013 all’invasione del Palazzo di Giustizia di Milano da parte di un centinaio di parlamentari del Pdl con alla testa l’allora segretario del partito Angelino Alfano, oggi ministro dell’Interno.
Bruti non ci sta. Dice di non aver mai parlato della vicenda «per evitare strumentalizzazioni» e che lo fa ora, ma «senza entrare nel merito, perché solo ora la sentenza è definitiva». Spiega che «l’indagine era doverosa. Le stesse motivazioni dell’appello confermano il quadro probatorio e se non c’è stata la condanna lo si deve solo a una diversa valutazione rispetto al primo grado delle accuse di prostituzione minorile e concussione».
Come a dire che tutti i giudici hanno sempre dato per pacifico che ad Arcore si svolgessero serate condite dalla prostituzione di giovani donne, tra cui Ruby, ma in appello, e probabilmente anche in Cassazione, non hanno ritenuto provato che Berlusconi sapesse che Karima El Mahroug fosse minorenne. I giudici non hanno ritenuto provato neppure che l’allora premier avesse commesso un reato nella telefonata fatta in questura la notte del 27 maggio 2010 quando chiamò dicendo che Ruby gli era stata segnalata come la nipote di Mubarak (circostanza falsa) e chiedendo che l’allora 17enne fosse affidata a Nicole Minetti, come infatti avvenne. I pm «non vincono né perdono i processi. Fanno le indagini e le portano all’analisi dei giudici», aggiunge intervenendo all’«Intervista di Maria Latella» su Skytg24.
E, quasi sminuendo la portata di un’inchiesta che da anni catalizza ossessivamente l’attenzione sul suo ufficio, sostiene che «è stata una delle cose marginali di cui si è occupata la procura e che, contrariamente a ciò che si dice, ha visto in campo forze estremamente limitate a una piccola squadra di polizia giudiziaria e un numero di intercettazioni telefoniche quanto quello di una qualunque indagine per spaccio di stupefacenti in periferia», tanto da costare appena «66 mila euro, tutto compreso. Cifra assolutamente modesta».
Bruti accusa di «amnesia» chi critica Ilda Boccassini dimenticando che «si tratta dello stesso magistrato che ha guidato le inchieste che hanno stroncato le cosche della ‘ndrangheta al Nord. A lei e ai suoi collaboratori della Dda si devono in questi anni le indagini più importanti sulla ‘ndrangheta a livello nazionale con un’efficienza e un riscontro da parte degli uffici giudicanti assolutamente straordinari». Come l’inchiesta «Infinito» fatta in collaborazione con la Dda di Reggio Calabria che in quattro anni «è arrivata alla conferma delle condanne in Cassazione». Ed è sempre lei che «con il suo metodo di lavoro» ha diretto le indagini su alcuni episodi di corruzione e turbativa d’asta in appalti legati all’Expo «bloccando l’attività di un’associazione a delinquere che in pochi mesi si è conclusa con patteggiamenti in primo grado».