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 2015  marzo 15 Domenica calendario

Flavio Tosi, sindaco di Verona e fino a pochi giorni fa cavallo di razza della Lega, si candida a governatore del Veneto contro il governatore uscente, e cavallo di razza leghista, Luca Zaia

Flavio Tosi, sindaco di Verona e fino a pochi giorni fa cavallo di razza della Lega, si candida a governatore del Veneto contro il governatore uscente, e cavallo di razza leghista, Luca Zaia. E contro Matteo Salvini, segretario padrone del Carroccio, che pochi giorni fa lo ha buttato fuori dal partito per contrasti a quanto pare insanabili. Eravamo tutti sicurissimi che Tosi si sarebbe candidato, e ieri il nostro uomo lo ha annunciato una volta per tutte: « La decisione che abbiamo preso, ora che politicamente siamo uomini liberi perché qualcuno ha forzato la mano e ha fatto una scelta diversa, con stima e affetto e grazie all’apporto degli amici, è che siamo qui per candidarci a governatore della Regione Veneto». Poi gli sono venute le lacrime agli occhi: «Dopo 25 anni sono pagine difficili da chiudere... Però è anche vero che le cose nella Lega sono cambiate, non c’e più la Lega di Miglio o quella del vero Bossi». Chiusura col saluto agli «amici leghisti: quando uno crede a quegli ideali, dopo venticinque anni passati in Lega, continua a credere in quegli ideali. Io sono rimasto in Lega sempre: oggi Verona è la più grande città governata dal centro-destra».

Quali ideali?
Mah, suppongo, il federalismo, soprattutto. Perché di secessione, ormai, non parla più nessuno e Tosi non ci ha mai creduto. Il segretario Salvini ha battuto il Sud, dove lo accreditano di qualche punto percentuale, e anche l’uomo libero Flavio Tosi ha battuto il Sud, a nome della sua fondazione, andando in Sicilia e Calabria e beccandosi l’accusa di trescare con la ’ndrangheta. La Gabanelli ci fece una serata.  

E sull’euro?
Sull’euro no: Salvini grida contro l’euro, Tosi invece dice che queste intemerate antieuropee sono baggianate, e in Europa, con la moneta unica, ci vuole restare.  

Com’è che i due si sono separati? Tosi farà un partito a sé? E ha qualche probabilità di esistere fuori dal Carroccio?
È una lunga storia. Tosi, all’interno della Lega, ha avuto da sempre una posizione sua, un’immagine sua, consensi suoi. Bossi lo detestava e tentò di ridurlo al silenzio nel 2011, proibendogli di parlare e cercando di impedirgli le liste civiche. Dovette rassegnarsi, perché l’uomo era troppo forte. Lo dicono i numeri: eletto sindaco a Verona per due volte e sempre al primo turno, 80 mila preferenze alle ultime europee, una rete vasta di rapporti specialmente col mondo bancario. Ha messo in piedi questa fondazione, “Ricostruiamo il Paese” (si chiama così anche la convention veronese da cui ieri ha dato l’annuncio), e batte la penisola propagandandola e cercando consensi e alleanze con i sindaci e i vari potentati locali. I nemici leghisti lo accusano di essere un democristiano mascherato, e lui gli dà ragione: «La Dc, a parte le degenerazioni finali, fece grandi l’Italia e il Veneto». Si distingue dal resto della Lega per le posizioni moderate: non è mai stato secessionista, ha invitato Napolitano a Verona, lo stesso nome della sua fondazione, con quel richiamo al “Paese”, non è affatto leghista. Adesso la separazione è avvenuta ancora una volta sulla questione delle liste civiche e della fondazione: Tosi avrebbe rinunciato a correre per la presidenza della regione, ma in cambio voleva appoggiare Zaia dall’esterno, con delle formazioni sue, sparse sul territorio. Grazie a questo avrebbe avuto più potere nel condizionare il governatore e piazzare suoi uomini nei posti chiave. Salvini e Zaia hanno detto di no e lo hanno espulso.  

Mossa azzardata?
Abbastanza azzardata, perché Tosi è un formidabile collettore di voti. I sondaggi dànno ancora Zaia in testa e la Moretti, candidata del Pd, al secondo posto e parecchio distanziata. Zaia sta in una forbice compresa tra il 5 e il 10%. Nonostante questo, e nonostante Salvini abbia detto che Zaia vincerebbe anche contro Gesù Bambino, un minimo di rischio c’è. In ogni caso, la spaccatura nella Lega fa nascere a destra qualcosa di interessante.  

Che cosa?
Ci sono rapporti stretti tra il movimento fondato da Corrado Passera (“Italia unica”) e Tosi. I due si sono scambiati forti attestati di stima anche pubblicamente. Passera ha i soldi, ma al momento vale poco più dello zero per cento. Invece possono portare qualcosa a Tosi, Casini e Alfano, che sul punto si sono già sbilanciati: in Veneto appoggerano il sindaco di Verona. In lontananza si intravede però un movimento ancora più consistente: Berlusconi potrebbe decidere di mollare Salvini e mettersi con il transfuga leghista. Salvini non fa che insultare l’uomo di Arcore e pretende di essere obbedito. Tosi invece è, come tutti i democristiani, un ammaliatore. Brunetta gli ha già detto: «Meglio con te che con Zaia». Potrebbe essere Tosi l’aggregatore del centro-destra?