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 2015  marzo 13 Venerdì calendario

Il conclave della Berliner Philharmoniker per eleggere il successore di Rattle. Nove i candidati, due i favoriti: Gustavo Dudamel e soprattutto Christian Thielemann (che tra l’altro è l’unico berlinese della lista). La fumata bianca è attesa per l’11 maggio

È come nel conclave pontificio. L’elezione del nuovo «re» dei Berliner Philharmoniker, l’11 maggio, si svolgerà nel massimo riserbo. Non trapelerà alcuna candidatura ufficiale, semplicemente perché non esiste alcuna candidatura ufficiale. I Berliner, che condividono con i Wiener Philharmoniker il primato della qualità nel mondo sinfonico, dicono: «È un momento molto delicato per noi, il prossimo direttore cambierà la storia della nostra orchestra».
Il successore di Simon Rattle (che dopo 16 anni, nel settembre 2017, andrà alla London Symphony Orchestra) uscirà da una rosa di nove nomi. Tutti, al momento, hanno incarichi stabili altrove. I lettoni Andris Nelsons e Mariss Jansons, l’argentino Daniel Barenboim, il franco-canadese Yannick Nézet-Séguin, il russo Kirill Petrenko, gli italiani Riccardo Muti e Riccardo Chailly (ma sembra improbabile che rinunci alla Scala quando deve ancora cominciare). I favoriti sembrano essere Gustavo Dudamel e soprattutto Christian Thielemann, e non solo perché è l’unico tedesco (di più: berlinese) della lista. Ma potrebbe non piacere a chi gli contesta un eccessivo «nazionalismo» culturale.
Mantenendo l’anonimato, alcuni componenti della leggendaria orchestra «di» Karajan dicono che il candidato ideale dovrebbe avere sotto i 60 anni, per sprigionare energia, ambizione e duttilità. È l’unica orchestra al mondo che nomina, senza influenze esterne, il proprio direttore musicale. «Questa democrazia assoluta va bene per i Berliner, che sono abituati a giudicare i grandi interpreti e hanno consapevolezza culturale, ma non è esportabile in altre orchestre può essere un rischio», dice Manfred Honeck, salito sul podio dei Berliner (e con loro ha inciso Dvorak insieme con la violinista Anne-Sophie Mutter). Come al Vaticano ci si divide, si creano fazioni, ma alla fine si pronuncerà: Habemus Papam.
In 133 anni, ne hanno avuti appena sette. Hans von Bülow, Arthur Nikisch, Wilhelm Furtwängler che la diresse dal 1922 fino alla sua morte, avvenuta nel ’54; la parentesi di Sergiu Celibidache; Herbert von Karajan, fino al 1989, quando il testimone passò per dodici anni a Claudio Abbado (e nello statuto si rinunciò al direttore a vita), poi i 16 con l’inglese Rattle.
«Si tratta di capire se nelle stagioni future vogliamo tornare nel solco della tradizione romantica tedesca, o proseguire nella modernità e nell’apertura sociale di Rattle». Nel primo caso il favorito è Thielemann, nel secondo Dudamel. Di Karajan ricordano il suono inconfondibile, magnifico, potente, ma un po’ sempre eguale a se stesso; Abbado diede flessibilità all’orchestra, Rattle li ha portati nel XXI secolo, poi ci sono stati i programmi nelle scuole, nelle prigioni, un maggiore contatto con la società.
L’elezione si svolgerà nella loro sede, la Philharmonie, l’edificio giallo progettato negli Anni 60 dall’architetto Hans Scharoun (l’Auditorium di Renzo Piano a Roma è ispirato a quel modello «a terrazze»), e che ai tempi del Muro segnava l’inizio della Berlino Ovest, a ridosso di Potsdamer Platz. Proprio per evitare fughe di notizie, prima dell’11 maggio, i 124 musici non possono esprimere pubblicamente le proprie idee. Provengono da ventisei Paesi.
Il piemontese Daniele Damiano, fagotto solista, nei Berliner dal 1987, è un veterano. Poi due violinisti, Alessandro Cappone e Romano Tommasini, il primo nato a Berlino e l’altro a Lussemburgo, da genitori italiani.
Alla prima votazione ogni musicista potrà esprimere 5 preferenze: il vincitore deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti, in caso contrario la commissione artistica che procederà allo spoglio delle schede andrà avanti con ulteriori votazioni nella stessa giornata, scremando via via i nomi. I Berliner sono un’orchestra da 150 concerti l’anno, con tre punti fermi fuori sede: Baden-Baden, Lucerna, Salisburgo. Più la tournée di tre settimane a novembre: la prossima sarà suddivisa tra Parigi, New York e Vienna. Chi sarà l’ottavo «re» dei Berliner?